Una chiesa ai
protestanti. E scatta la protesta dei tradizionalisti
Il vescovo ha
deciso di assegnare San Pietro Martire
ai luterani. Insorge l'associazione
"Una Voce"
VERONA - Era il 3 ottobre del 1984 quando l'allora
vescovo di Verona, monsignor Attilio Nicora, autorizzava
la celebrazione della Santa Messa in latino secondo rito
antico, "secondo il Messale Romano (edizione tipica
del 1962)", come si legge nel decreto ufficiale
nella chiesa rettoria di Santa Toscana vicino Porta
Vescovo. Da allora coloro che seguono la liturgia latino-gregoriana
a Verona, riuniti nella sezione veronese dell'associazione
"Una Voce", ogni domenica alle 11 assistono
alla loro celebrazione. Ma vogliono di più.
Vogliono una parrocchia personale per la quale
da mesi hanno raccolto duemila firme in una petizione
consegnata al vescovo Flavio Carraro senza ottenere
risposte. Una chiesa tutta per loro come quella che sarà
consegnata a breve ai protestanti luterani. Non ci stanno
e alzano la voce: "Sembra che il vescovo conceda
agli eretici protestanti la chiesa di San Pietro Martire,
co-patrono di Verona - spiega Maurilio Cavedini,
presidente di 'Una Voce', è un fatto paradossale".
La chiesa in questione si trova in Piazza
Vescovado proprio davanti alla Curia scaligera ed è in
fase di ristrutturazione. San Pietro era un frate
domenicano nato a Verona e fu fatto martire perché il 6
aprile 1252 morì opponendosi all'eresia catara. Oltre il
danno anche la beffa. "Speriamo che si apra un varco
con questa protesta e che sia dato ascolto alle nostre
richieste di avere anche noi una parrocchia dove possa
operare un sacerdote che ci ascolti e sia a nostra
completa disposizione", dice Cavedini che sembra
sperare ancora sul fatto che San Pietro non sarà
consegnata ai protestanti.
Ma ci pensa la Curia a troncare le speranze con
le parole di don Bruno Fasani: "Quella chiesa verrà
data ai nostri fratelli luterani come segno tangibile del
progetto di comunione e dialogo ecumenico promosso in
questi ultimi anni, a testimonianza di un continuo
processo di avvicinamento".
Uno spirito di collaborazione tra religioni di
matrice cristiana che, però, sembra escludere i seguaci
della liturgia con rito antico: "Questo progetto di
unificazione - sottolinea don Fasani - non sembra
corrispondere a una sensibilità di valori comuni, anzi
il loro è sempre stato un atteggiamento di isolamento e
differenziazione, tutte le loro iniziative sono
esattamente lontane dalla prassi liturgica cattolica,
pertanto risulta alquanto strana questa rivendicazione
che arriva da coloro che non riconoscono la nostra
liturgia".
Tiziana
Cavallo
da
"Corriere di Verona", 12 gennaio 2005
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"Minore sollecitudine per la fede cattolica..."
