UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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Grandi teologi mantovani

Il grande teologo Piva Pompeo, prete di Mantova (cfr. pure Gazzetta di Mantova, 8 febbraio 2004), dichiara a un giornale laicista che riproporre oggi la messa tridentina sarebbe "contro la sensibilità teologica della Chiesa universale". Tale "sensibilità", certo, è rinvenibile soprattutto nella testa del predetto Piva, anzi monsignor Piva. Su archeologia e archeologismo, sull'errore teologico del grande teologo a proposito della comunità celebrante e altro ancora rinviamo all'intervento del prof. don Ivo Cisar (www.unavoce-ve.it/03-04-15.htm). Vi è una domanda che molti vorrebbero rivolgere a mons. Piva: egli pensa, allora, che il Papa abbia sbagliato e sbagli a permettere la messa antica, pensa che il card. Castrillón Hoyos non abbia reso un servizio alla Chiesa nel celebrare questa messa a S. Maria Maggiore il 24 maggio 2003? Una domanda analoga era stata posta mesi fa, proprio sulla Gazzetta di Mantova dell'8 luglio2003, a un altro grande, grandissimo prete mantovano, mons. Roberto Brunelli lo storico della diocesi, che in un'intervista si era espresso pesantemente contro la messa. Brunelli non ha mai risposto, nemmeno Piva probabilmente mai risponderà: a Mantova il silenzio è d'oro e forse sarebbe stato meglio rispettarlo totalmente fin dal principio. Che si può pensare di un prete che si dichiara contro la messa? più che altro è una palla al piede per il Vescovo...

 

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Rassegna stampa

Il parere del teologo monsignor Piva

"Il rito tridentino?  
Archeologia pura"

 

"La messa tridentina? È archeologia pura, mentre la liturgia deve essere vita". Questo il giudizio di monsignor Pompeo Piva, teologo, che interviene ad offrire una chiave interpretativa del passaggio dalla liturgia antica a quella moderna. "La radice fondamentale della riforma voluta dal Concilio Vaticano II - argomenta lo studioso - è l'idea, dispersasi nella tradizione, che il soggetto celebrante è la comunità. Da ciò la necessità di rendere la messa più accessibile, di adeguare il rito liturgico in modo da coinvolgere la comunità.

Certo - aggiunge monsignor Piva - il sacerdote ha sempre la funzione teologica del rappresentante di Cristo, ma deve celebrare l'eucaristia insieme alla comunità". E a proposito della messa in latino, che pure il Papa continua ad officiare in occasioni particolari, il teologo spiega: "Si tratta dell'edizione tipica latina, riformata dal Concilio Vaticano II. È come se fosse una sorta di canovaccio che viene quindi declinato diversamente a seconda delle lingue nazionali. Mentre riproporre oggi la messa tridentina "va contro la sensibilità teologica della Chiesa universale. Insomma, non credo che così si renda un servizio alla Chiesa". Ma come è stato riformato il messale romano di san Pio V, voluto dal Concilio di Trento? Così recita la costituzione Apostolica attraverso cui nel 1969 Paolo VI promulgò il messale riformato. "Il recente Concilio Ecumenico Vaticano II promulgando la costituzione Sacrosanctum Concilium, ha posto le basi della riforma generale del Messale Romano, stabilendo che: l'ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà, da essi significate, siano espresse più chiaramente; che: l'ordinamento rituale della Messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la pia e attiva partecipazione dei fedeli; e inoltre: perché la mensa della parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia; e infine che: venga redatto un nuovo rito della concelebrazione da inserirsi nel Pontificale e nel Messale Romano". Per celebrare secondo il rito antico occorre l'autorizzazione del vescovo diocesano.

Igor Cipollina

 

da "Gazzetta di Mantova", 5 febbraio 2004

 

 

 

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sulla messa del 7 febbraio 
2004 a Mantova

 

 

 

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