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Proibita la Messa
per i caduti di Nassiriya

Il sindaco di Ostiglia (Mn) dice no ai leghisti
dopo le pressioni del vescovo Caporello

di Giulio Ferrari

 

Avete mai visto un vescovo che briga per impedire una messa in suffragio, per di più alla memoria di vittime innocenti (i 19 caduti di Nassiriya) il cui sacrificio è stato celebrato con la massima solennità dalle più alte autorità civili e religiose? Per scovare questa perla rara di "pastore" dovete andare alla diocesi di Mantova, la stessa dove si stendono lenzuola arcobaleno sull'altare del Duomo, dove si ospita menandone gran vanto quel don Paolo Tarturro campione di cattocomunismo e inquisito a Palermo per svariati casi di pedofilia dopo la denuncia di due bambini, dove viene snobbata la petizione di 1500 fedeli per ottenere la concessione di una messa tradizionale, dove un gran numero di credenti vive in un crescente disagio per le disinvolture progressiste che vengono propinate da pulpiti sempre meno "osservanti".

È qui, nella cittadina di Ostiglia, diocesi di mons. Egidio Caporello, che è scoppiato il caso della messa da requiem negata, anzi proibita. Un gruppo di cattolici guidato da Bruno Gherardi e Franco Fumagalli, esponenti della locale sezione leghista, aveva pensato a una messa nel rito dei nostri padri (quello inviso alle gerarchie progressiste ma recentemente "riabilitato" al massimo livello dal Vaticano) per ricordare il 12 dicembre i 19 morti di Nassiriya. Tutto era stato organizzato in modo da officiare una splendida funzione nel rito antico, con tanto di coro per i canti gregoriani e catafalco con drappo nero per la benedizione funebre. Era stato trovato anche il celebrante, che non appartiene neppure a congregazioni in polemica con Roma: uno dei tanti normalissimi preti di sensibilità tradizionale, per di più vicino all'area leghista. Luogo della celebrazione, la sala civica delle Colonne, nel Municipio di Ostiglia, per l'occasione perfettamente adibita a cappella, con tutto l'occorrente. I promotori della encomiabile iniziativa, con in tasca l'autorizzazione della competente autorità municipale, avevano già provveduta a diffondere un volantino di invito alla cittadinanza. All'improvviso, però, è arrivato un ordine dall'alto: il "don Rodrigo" della situazione, che secondo esponenti cattolici sarebbe lo stesso vescovo Egidio Caporello, ha fatto sapere che "questa messa non s'ha da fare". Il sindaco di Ostiglia, la laicissima e postcomunista Graziella Borsatti, è scattata sull'attenti: "Il vescovo non autorizza, quindi la funzione non si farà più, lascio la sala a disposizione di chi ne ha fatto richiesta, ma ho dato disposizione alla vigilanza di impedire la messa".

Insomma, a decidere di un evento che si doveva svolgere in Comune è la curia progressista. E non è tutto: sono state messe in allarme persino le forse dell'ordine, col maresciallo di Ostiglia, chiamato dal parroco, che si è recato dai leghisti per metterli in guardia: sarà la stessa forza pubblica a impedire la funzione che non piace al vescovo. Alla faccia della libertà di religione, che vale per i mussulmani ma non per i cattolici tradizionalisti, e della legge Mancino che punisce la discriminazione religiosa. Alla faccia persino del Papa e del card. Castrillon Hoyos (prefetto della Congregazione per il clero) che, recentemente tornato a celebrare la messa tradizionale una gremitissima basilica pontificia, aveva ricordato che il rito dei nostri padri "è assolutamente legittimo e ha piena cittadinanza nella Chiesa cattolica". Ma non, evidentemente, nella personalissima diocesi di mons. Caporello.

I cattolici di Mantova, però, non hanno accettato l'assurda imposizione: oggi in municipio si terrà una conferenza stampa organizzata dalla Lega e dai rappresentanti delle associazioni cattoliche che avevano promosso la funzione religiosa. Il messaggio è questo: la messa tradizionale per i caduti di Nassiriya viene rimandata di un mese, e se il vescovo manterrà il suo inconcepibile diktat il rito si svolgerà ugualmente in un luogo privato.

 

da “La Padania”, 11 dicembre 2003

 

 

 

 

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