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LO STESSO GIORNO
10 MAGGIO
SANTI GORDIANO
ED EPIMACO, MARTIRI
Oggi due nuovi martiri salgono
dalla terra verso il cielo e vanno a perdersi negli splendori
del vincitore della morte. Il loro combattimento non si è svolto
né sullo stesso campo di battaglia né alla medesima epoca; ma
tutt'e due hanno lottato valorosamente per una uguale causa ed
entrambi hanno riportato identica vittoria. Essi dormono ora
sepolti sotto il loro trionfo, ma il Signore risuscitato ne
conserva un fedele ricordo. Ancora qualche tempo e si adempirà
per loro quella solenne parola da lui pronunciata: "Io sono la
Risurrezione e la vita; chi crede in me, ancorché muoia, vivrà"
(Gv. 11, 25).
VITA. - San Gordiano era giudice a Roma,
sotto Giuliano l'Apostata. Il coraggio dimostrato dai
cristiani in mezzo ai più grandi supplizi, lo condusse alla
fede. Avendo ricevuto il Battesimo, fu denunciato e
decapitato il 10 maggio 362. Sant'Epimaco patì per la fede
ad Alessandria, nel secolo precedente. Insieme a molti altri
cristiani, dopo una crudele flagellazione, sarebbe stato
gettato nella calce viva. Il suo corpo fu trasportato a Roma
e tumulato nel sepolcro ove, più tardi, doveva essere
deposto, vicino a lui, san Gordiano. Questa è la ragione per
cui la Chiesa li ha riuniti nel culto. Dobbiamo aggiungere
che i loro Atti contengono dettagli verosimilmente
leggendari.
Durante il vostro sonno, martiri santi,
"aspettando ancora per breve tempo fino a che sia completato il
numero dei vostri fratelli" (Apoc. 6, 11). Ogni secolo vi ha
dato gloriosi compagni, ma il mondo
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volge al suo declino, ed i suoi ultimi giorni
dovranno essere marcati da un'abbondante raccolta di palme e di
corone. Quando il regno dell'uomo del peccato (II Tess. 2, 3)
sarà inaugurato, e la tempesta flagellerà il vascello della
santa Chiesa, mostratevi allo sguardo dei fratelli come due
astri protettori, in cambio degli omaggi annuali che vi vengono
resi in questo giorno. Degnatevi anche di pregare per noi che
siamo stati chiamati a vivere in questi tempi in cui sembra già
di sentire in lontananza i primi rumori della tempesta che deve
sconvolgere il mondo ed essere il preludio della sua fine.
Fortificate i nostri cuori, o santi martiri, e qualunque sia il
destino preparatoci dal Signore, otteneteci di essere fedeli a
colui che vuole essere per noi, come lo fu per voi, "la
Risurrezione e la vita" (Gv. 11, 25).
da: dom Prosper Guéranger, L'anno
liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste,
trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 631-632