UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

11 GENNAIO

I DONI DEI MAGI

 

I Magi non si contentarono di adorare il grande Re che Maria presentava ai loro omaggi. Sull'esempio della Regina di Saba che venne ad adorare il Re pacifico nella persona del sapiente e ricco figlio di David, i tre Re dell'Oriente aprirono i loro tesori e ne trassero ricchi doni. L'Emmanuele si degnò di gradire quei doni misteriosi; ma, come già Salomone suo avo, non lasciò ripartire i Principi senza colmarli anch'egli di doni che superavano infinitamente in ricchezza quelli che si era degnato di accettare. I Magi gli presentavano le offerte della terra, e Gesù li colmava dei doni celesti. Confermava in loro la fede, la speranza e la carità; arricchiva nelle loro persone tutta la sua Chiesa da essi rappresentata; e le parole del divino Cantico di Maria ricevevano il compimento su di essi e anche sulla Sinagoga che li aveva lasciati andare soli alla ricerca del Re d'Israele: "Ha colmato di beni quelli che avevano fame, ha rimandato a mani vuote quelli che erano ricchi".

Ma consideriamo i doni dei Magi e riconosciamo, insieme con la Chiesa e con i Padri, i Misteri che esprimevano. I doni erano tre, per onorare il sacro numero delle persone nell'Essenza divina; ma il numero ispirato trovava una nuova applicazione nel triplice carattere dell'Emmanuele. Il Figlio di Dio veniva a regnare sul mondo: era giusto offrirgli l'Oro che denota il supremo potere. Veniva ad esercitare il sommo Sacerdozio e a riconciliare, con la sua mediazione, il ciclo e la terra: era giusto presentargli l'Incenso che deve bruciare nelle mani del Sacerdote. La sua morte soltanto poteva farlo entrare in possesso del trono preparato alla sua umanità gloriosa; questa morte doveva inaugurare l'eterno Sacrificio del divino Agnello: ed ecco la Mirra che attesta la morte e la sepoltura d'una vittima immortale. Lo Spirito Santo che ispirò i Profeti aveva dunque guidato i Magi nella scelta dei misteriosi doni; ed è quanto ci dice eloquentemente san Leone, in uno dei suoi Sermoni sull'Epifania: "O mirabile fede che conduce alla scienza perfetta, e che non si è formata alla scuola d'una sapienza terrena, ma è stata illuminata dallo stesso Spirito Santo! Dove avevano infatti scoperto la natura ispirata di quei doni quegli uomini che uscivano dalla loro patria senza aver ancora visto Gesù, senza aver attinto nei suoi occhi la luce che illuminò con tanta sicurezza la scelta dei loro doni? Mentre la Stella colpiva i loro occhi corporali, il raggio della verità, ancora più penetrante, istruiva i loro cuori. Prima di intraprendere le fatiche d'un lungo viaggio, avevano già conosciuto Colui al quale erano dovuti, con l'oro, gli onori di Re; con l'incenso, il culto divino; con la mirra, la fede nella sua mortalità".

Se questi doni rappresentano meravigliosamente i caratteri dell'Uomo-Dio, non sono tuttavia meno ripieni d'insegnamenti per le virtù che significano, e che il divino Bambino riconosceva e confermava nell'anima dei Magi. L'Oro significa per noi, come per essi, la carità che unisce a Dio; l'Incenso, la preghiera che chiama e mantiene Dio nel cuore dell'uomo; la Mirra, la rinunzia, la sofferenza, la mortificazione, mediante le quali siamo sottratti alla schiavitù della natura corrotta. Trovate un cuore che ami Dio, che si elevi a lui con la preghiera, che comprenda e che gusti la virtù della croce: avrete in quel cuore l'offerta più degna di Dio, quella che egli sempre gradirà.

Anche noi dunque apriamo il nostro tesoro, o Gesù, e deponiamo ai tuoi piedi i nostri doni. Dopo aver confessata la tua triplice gloria di Dio, di Sacerdote e di Uomo, ti supplichiamo di gradire il nostro desiderio di rispondere con l'amore all'amore che tu ci hai testimoniato; osiamo perfino dirti che ti amiamo, o Dio, o Sacerdote, o Uomo! Accresci questo amore che la tua grazia ha fatto nascere. Accogli anche la nostra preghiera, tiepida e imperfetta ma tuttavia unita a quella della tua Chiesa. Insegnaci a renderla degna di te, e proporzionata agli effetti che tu vuoi che essa produca; formala in noi, e che si innalzi senza posa dal nostro cuore, come una nube di profumi. Ricevi infine l'omaggio dei nostri cuori contriti e pentiti, la volontà che abbiamo di imporre ai nostri sensi il freno che li regoli e l'espiazione che li purifichi.

Illuminati dai sublimi misteri che ci rivelano la profondità della nostra miseria e l'immensità del tuo amore, sentiamo che ci è necessario più che mai allontanarci dal mondo e dalle sue brame, e stringerci a te. La Stella non avrà dovuto risplendere invano su di noi, non ci avrà guidati invano fino a Betlemme, dove tu regni sui cuori. Quando tu doni te stesso, o Emmanuele, quali tesori potremmo avere da non essere pronti a deporre ai tuoi piedi?

 

* * *

 

Proteggi la nostra offerta, o Maria! Quella dei Magi, accompagnata dalla tua mediazione, fu gradita al tuo Figlio; così pure la nostra, presentata da te, troverà grazia, nonostante la sua imperfezione. Aiuta il nostro amore con il tuo, sostieni la nostra preghiera con l'intervento del tuo cuore materno e fortificaci nella lotta con il mondo e con la carne. Per assicurare la nostra perseveranza, fa' che non abbiamo mai a dimenticare i dolci misteri che oggi meditiamo e che li portiamo sempre - sul tuo esempio - impressi nel cuore. Chi oserebbe offendere Gesù in Betlemme? Chi potrebbe rifiutare qualche cosa al suo amore nel momento in cui sulle tue ginocchia materne, aspetta la nostra offerta? O Maria, fa' che non dimentichiamo mai che siamo i figli dei Magi, e che Betlemme è sempre aperta a noi tutti.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 231-233

 

 

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