Messe latine antiche nelle
Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
LO STESSO GIORNO
15 GENNAIOSAN MAURO, ABATE
San Mauro, uno dei più illustri maestri della vita cenobitica e il più celebre fra i discepoli del Patriarca dei monaci dell'Occidente, condivide con Paolo l'eremita gli onori di questo giorno. Come lui, fedele alle lezioni di Betlemme, è venuto a prender posto in questo sacro periodo della quarantena consacrata al divino Bambino. È qui per testimoniare a sua volta la potenza degli abbassamenti di Cristo. Chi infatti oserebbe dubitare della forza vittoriosa della povertà, dell'obbedienza della mangiatoia, vedendo i risultati di tali virtù nei chiostri della Francia?
La Francia dovette a san Mauro l'introduzione di quella mirabile regola che produsse i santi e gli uomini a cui la nazione francese è debitrice della miglior parte della sua grandezza. I figli di san Benedetto, con san Mauro, lottarono contro la barbarie franca, sotto il regno della prima discendenza dei re francesi; sotto la seconda, insegnarono le lettere sacre e profane a un popolo del quale avevano aiutato potentemente la civiltà; sotto la terza e fino al XVIII secolo quando l'Ordine Monastico, asservito dalla Commenda e decimato dalle violenze d'una politica perversa spirava fra le più penose angosce, furono la provvidenza dei popoli per l'uso caritatevole dei loro grandi possedimenti e l'onore della scienza per le loro vastissime opere sull'antichità ecclesiastica e sulla storia nazionale.
Il monastero di Glanfeuil comunicò la sua legislazione a tutti i principali centri francesi d'influsso monastico: Saint-Germain di Parigi, Saint-Denis in Francia, Marmoutiers, Saint-Victor di Marsiglia, Luxeuil, Jumièges, Fleury, Corbia, Samt-Vannes, Moyen-Moutier, Saint-Wandrille, Saint-Vaast, la Chaise-Dieu, Tiron, Chezal-Benoit, il Bec e mille altre Abbazie di Francia, si gloriarono di essere figlie di Monte Cassino tramite il discepolo prediletto del grande Patriarca. Cluny, che diede fra l'altro alla Sede Apostolica san Gregorio VII ed Urbano II, si riconobbe debitore a san Mauro della Regola che costituì la sua gloria e la sua potenza. Si enumerino gli Apostoli, i Martiri, i Pontefici, i Dottori, gli Asceti, i Vergini che si rifugiarono sotto i chiostri benedettini della Francia per dodici secoli: si computino i servigi resi dai monaci alla nazione nell'ordine della vita presente e in quello della vita futura durante questo lungo periodo: si potrà avere allora qualche idea dei risultati che ottenne la missione di san Mauro, risultati la cui gloria torna interamente al Salvatore degli uomini e ai misteri della sua umiltà che costituiscono l'inizio dell'istituzione monastica. Significa dunque glorificare l'Emmanuele riconoscere la fecondità dei suoi Santi e celebrare le meraviglie che egli ha compiute mediante il loro ministero.
VITA. - La Vita di san Benedetto scritta da san Gregorio Magno ci dice che san Mauro era figlio del senatore romano Eutichio. Le sue virtù monastiche erano tali che san Benedetto lo scelse, ancor giovane, per dirigere monaci e monasteri. Le lezioni del Breviario ci dicono che fu mandato dal patriarca dei monaci per istituire in Gallia la vita monastica. Sarebbe venuto a Glanfeuil (oggi S. Maur sur Loire), nella diocesi di Angers. Quivi sarebbe morto il 15 gennaio del 584. Queste Lezioni sono estratte dalla Vita Mauri attribuite per lungo tempo a Fausto, suo compagno, ma che in realtà fu scritta nel IX secolo da Oddone di Glanfeuil. Il 12 marzo dell'845 si scoprì il corpo di un santo, che una pergamena rivelò essere quello di san Mauro, venuto nelle Gallie sotto il re Teodeberto. La Vita Mauri costituisce, dal XVII secolo in poi oggetto di vive discussioni. Pare che si debba scegliere fra due tesi: o tutti i particolari riferiti da Oddone sono esatti, e se ci sembra diverso è perché non abbiamo notizie complete sul tempo: oppure tutto dev'essere rigettato in blocco, e Oddone è da considerare come un falsario. Gli scavi eseguiti nel 1898 a Glanfeuil hanno permesso di identificare l'esistenza sotterranea d'una villa gallo-romana e di tre oratori indicati da Oddone, un sarcofago merovingio e le fondamenta della cella di san Mauro. Sembra assodato che Glanfeuil possedette un monastero fin dall'epoca merovingia. Questo fatto ha suggerito una nuova ipotesi: il fondatore del monastero sarebbe stato un diacono di nome Mauro, contemporaneo di Teodeberto e morto in un 15 gennaio. Più tardi, i monaci di Glanfeuil identificarono il loro fondatore con il discepolo di san Benedetto.
Come fu fecondo il tuo Apostolato, o degno discepolo del grande Benedetto! Come è innumerevole la schiera dei santi che sono usciti da te e dal Padre tuo! La Regola che tu hai promulgata è stata veramente la salvezza dei popoli dell'Occidente; e i sudori che hai sparsi sull'eredità del Signore non sono stati infruttuosi. Ma quando, dal soggiorno della gloria, tu consideri la Francia un tempo popolata di quella moltitudine di monasteri da cui la lode divina saliva incessantemente verso il cielo, e non vi scorgi più se non le rovine degli ultimi fra quegli asili, non ti rivolgi forse al Signore per chiedergli che rifiorisca infine la solitudine? Dove sono i chiostri in cui crescevano gli Apostoli delle genti, i Pontefici splendenti di dottrina, gli intrepidi difensori della libertà della Chiesa, i dottori di ogni scienza, gli eroi della santità che ti chiamavano loro secondo padre? Chi ci darà ancora quelle profonde massime sulla povertà, sull'obbedienza, sul lavoro e sulla penitenza, che rapirono d'ammirazione e d'amore tante generazioni, e che spingevano verso la vita monastica tutti i ceti della società? Al posto di quell'entusiasmo divino, non abbiamo più che la timidezza del cuore, l'amore d'una vita terrena, la ricerca dei godimenti, l'orrore della croce, e tutt'al più le abitudini d'una pietà tiepida e sterile. Prega, o san Mauro, perché siano abbreviati questi giorni; ottieni che i costumi cristiani dei nostri tempi si rifacciano allo studio della santità e che rinasca un po' di forza nei nostri tiepidi cuori. I destini della Chiesa, che attendono solo uomini coraggiosi, saranno allora nuovamente grandi e belli come noi speriamo che siano nei nostri impotenti sogni. Si degni il Signore, per le tue preghiere, di darci nuovamente l'elemento monastico nella sua purezza e nel suo vigore, e saremo salvi; e la decadenza morale che ci rovina anche in mezzo ai progressi della fede, arresterà il suo corso. Facci conoscere, o Mauro, il divino Bambino, iniziaci alla sua dottrina e ai suoi esempi, e comprenderemo allora che noi siamo la stirpe dei santi, e che dobbiamo andare, come il Capo di tutti i santi, alla conquista del mondo con i mezzi che ha usati egli stesso.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 329-331