Messe latine antiche nelle
Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
15 NOVEMBRE
SANT'ALBERTO MAGNO, VESCOVO E DOTTORE
Grandezza di sant'Alberto.
Sopra una vetrata della Chiesa dei Domenicani a Colonia, fin dal 1300 si potevano leggere queste parole: "Questo santuario fu costruito dal vescovo Alberto, fiore dei filosofi e dei saggi, esempio di costumi, illustre demolitore delle eresie, flagello dei perversi. Signore accoglilo tra i tuoi Santi". Pio XI realizzò questo voto, canonizzando, in modo inusitato, Alberto Magno con una Lettera decretale (In Thesauris sapientias, del 16 dicembre 1931), che lo dichiarava nello stesso tempo Dottore della Chiesa Universale. Il culto del santo Dottore era cominciato però poco dopo la sua morte e la Santa Sede lo aveva approvato, perché "Il Signore aveva fornita la prova della sua gloria e santità con numerosi miracoli". Nella lettera citata il Papa rileva appunto tale gloria e tale santità.
Sua sapienza.
Colui, dice il Papa, che i secoli salutarono con il nome di Magno, ha meritato davvero tanto elogio. Fu grande nel regno dei cieli, secondo l'espressione del Vangelo, perché praticò e insegnò la legge divina, perché riunì in sé strettamente scienza e santità. "Aveva da natura, è stato detto, l'istinto delle cose grandi. Come Salomone implorò il dono della sapienza, che unisce in modo intimo l'uomo a Dio, dilata i cuori ed eleva in alto lo spirito dei fedeli. E la sapienza gli insegnò a unire insieme una vita intellettuale intensa, una vita interiore profonda, una vita apostolica fra le più ricche di frutti, perché fu insieme iniziatore di un grande movimento intellettuale, un grande contemplativo, e un uomo d'azione" (P. Garrigou-Lagrange, Vie spirituelle, 1933, p. 50).
Scienza e santità.
Egli volle diventare un santo religioso, premettendo allo studio la preghiera. Però lo studio, santificato dalla preghiera, gli permise di assimilare con estrema facilità le più ardue questioni profane, di bere alle sorgenti della legge divina, nelle acque della dottrina più salutare che già possedeva nel cuore. Tutto intento a meditare gli argomenti più divini e più filosofici, si interessava tuttavia a tutte le scienze umane e vi portava la luce del suo genio. Basta leggere i titoli delle sue opere innumerevoli, per convincersi che nessuna scienza gli fu estranea: scienze naturali sperimentali, come la mineralogia, la botanica, la zoologia; scienze astratte, come la matematica, la filosofia, la metafisica. Suo è il merito di aver compreso il valore delle opere di Aristotele e di aver dissipato le prevenzioni che gli spiriti migliori del tempo avevano contro il filosofo pagano. Egli riuscì a metterlo al servizio della teologia e della Chiesa, aprendo la strada al suo grande discepolo, san Tommaso d'Aquino.
In lui è un'insaziabile sete di sapere, di verità, un'attenzione instancabile nell'osservare i fenomeni naturali, l'amore dei monumenti della sapienza antica, ma soprattutto uno spirito religioso che gli faceva percepire chiaramente l'ammirabile sapienza che brilla nelle creature. Fine ultimo e costante della vita intellettuale di Alberto Magno fu questo: offrire al Creatore, sorgente di tutta la verità, somma di tutta la bellezza, essenza della perfezione, tutto quanto di vero e di bello avrebbe scoperto nella scienza pagana. Egli "non è grande soltanto come Dottore, ma è grande anche perché orienta la dottrina verso la vita e l'anima. Ha consacrato le sue cognizioni, la sua scienza, tutta la sua vita al servizio di Dio" (Revue thomiste, t. XXXVI, p. 231). La sua opera teologica è pervasa di soave pietà, di desiderio vivo di attirare le anime verso Cristo e vi si scopre il linguaggio di un santo, che parla di cose sante.
Il suo apostolato.
Intellettuale e contemplativo, fu anche apostolo: provinciale in Germania, vescovo di Ratisbona, predicatore della Crociata, infaticabile nello sradicare i vizi, abile nel risolvere i conflitti, pieno di zelo per l'amministrazione dei sacramenti, amico dei poveri.
Non desta meraviglia che gli antichi abbiano detto che Alberto Magno era "la meraviglia del secolo", che l'abbiano salutato "Dottore universale" e che i suoi posteri l'abbiano ammirato "come sapiente, come diplomatico, come Principe della Chiesa e soprattutto come Santo".
Il suo esempio.
Data l'altezza della sua missione, Alberto Magno non è tutto imitabile. Tuttavia ciascuno di noi ha la sua missione, per modesta che sia. Quale esempio di vita perfetta ci lascia questo religioso, umile di cuore e grande di spirito, che ha compreso che cosa il Signore gli chiede e lo realizza con tutta la sua fede, la sua confidenza e il suo zelo! C'è in lui una magnanimità spirituale che, con l'aiuto di Dio, tende alle grandi cose che Dio gli chiede (P. Garrigou-Lagrange, ibid.).
VITA. - Alberto Magno nacque verso il 1206 a Lauingen, in Baviera. Dopo una accurata educazione nell'infanzia, andò a studiare Diritto a Padova, vi incontrò il beato Giordano, Maestro Generale dei Frati Predicatori e le esortazioni sue lo indussero ad entrare nella famiglia domenicana. Si fece tosto notare, per la tenera e filiale devozione alla Vergine Maria e per la fedeltà nell'osservanza monastica. Inviato a Colonia, per completarvi gli studi, si applicò talmente che parve aver penetrate le scienze meglio di tutti i contemporanei.
Giudicato capace di insegnare, fu nominato lettore a Hildesheim, Friburgo, Ratisbona, Strasburgo e finalmente a Parigi, dove mostrò l'accordo che esiste tra la fede e la ragione, tra scienze pagane e scienze sacre... Il più illustre dei suoi discepoli fu san Tommaso d'Aquino, che gli succedette poi alla Sorbona.
Tornato a Colonia, per dirigere gli studi generali dell'Ordine, fu nominato Provinciale di Germania e poi vescovo di Ratisbona. Si prodigò per il suo gregge, conservando la semplicità di vita del religioso, ma dopo due anni di governo episcopale, si dimise nel 1263. Si diede allora alla predicazione, intervenne a pacificare principi e vescovi, assistette al Concilio di Lione e morì nel 1280. Con decreto del 16 dicembre 1931, Papa Pio XI l'iscrisse nel numero dei Santi e lo proclamò Dottore della Chiesa universale.
Amore della sapienza.
Sii nostro intercessore, o sant'Alberto, tu che, cercando sapienza e virtù fin dagli anni della giovinezza, e portando il giogo del Signore gioiosamente, assoggettasti interamente il tuo pensiero a Cristo. Cristo ha voluto nei nostri giorni completare la tua gloria, mostrandoti a noi come "fiaccola luminosa, che rischiara il corpo della Chiesa tutta", perché lavorasti non per te solo, ma per tutti quelli che cercano la sapienza. Da a noi l'amore della sapienza, che possedesti in modo così perfetto. In un'epoca in cui la scienza osa drizzarsi contro la fede, abbandona il Maestro di ogni scienza e cade nel materialismo, mostraci che tra scienza e fede, tra verità e bene, tra dogma e santità non esistono opposizioni, ma esiste invece intima coesione; che la ricerca della perfezione cristiana non stritola il genio personale, il vigore della volontà, l'attività politica, ma che invece la grazia perfeziona la natura e le conferisce la sua ammirabile nobiltà.
La pace.
"In un'epoca in cui tutti i popoli desiderano la pace, ma non si accordano sui modi di ottenerla, dimenticando perfino i fondamenti di una pace vera, che sono la giustizia e la carità, volgiamo con fiducia gli occhi verso di te. Tutto il tuo essere rifletteva l'immagine di Cristo, Principe della pace; possedevi in alto grado il dono di conciliare, in virtù dell'autorità acquistata per la tua fama di dottrina e di santità; hai molte volte collaborato con successo a ristabilire la pace tra gli, Stati, i principi e gli individui. Ristabilisci, e consolida la pace tra noi e in noi, dandoci l'amore della giustizia, la sottomissione alla legge divina e la ricerca dell'unico necessario di Dio, verso il quale tutti tendiamo e che solo può unirci davvero in modo solido e duraturo in questa vita e nell'altra" (Pio XI, loc. cit.).
Comunicaci infine l'ardente devozione verso il mistero dell'Incarnazione e l'amore tenero per la Beata Vergine che tu avevi e permettici di usare le tue parole per dire con te: - Sii benedetta, umanità del mio Salvatore, che nel seno di una Madre vergine ti sei unita alla divinità! Sii benedetta sublime ed eterna divinità, che hai voluto discendere sino a noi sotto il velo della nostra carne. Sii benedetta per sempre tu che sei stata unita ad una carne verginale per virtù dello Spirito Santo! Saluto te pure, o Maria, perché in te la divinità, nella sua pienezza, ha posta la sua dimora; ti saluto, perché in te abita la pienezza dello Spirito Santo! Sia benedetta la purissima umanità del Figlio che, consacrata dal Padre, è uscita da Te. Ti saluto, o Verginità senza macchia, ora elevata oltre tutti i cori degli Angeli! Rallegrati, Regina del mondo, per essere stata giudicata degna di diventare tempio della purissima umanità di Cristo! Rallegrati e gioisci, Vergine delle vergini, perché la purissima tua carne servì all'unione della divinità con la santa umanità di Cristo. Rallegrati, Regina del cielo, perché il castissimo tuo seno procurò una degna dimora a questa santa umanità! Rallegrati e giubila, Sposa dei santi Patriarchi, che sei stata giudicata degna di nutrire e allattare col casto tuo seno questa santa umanità! Ti saluto, verginità feconda, benedetta in eterno, che ci hai resi degni di ottenere il frutto della vita e le gioie della salvezza eterna!".Devozione alla Madonna.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1278-1282