Messe latine antiche nelle
Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
18 FEBBRAIO
SAN SIMEONE VESCOVO E MARTIRE
Congiunto e discepolo di Gesù.
Festeggiamo oggi un vegliardo di centoventi anni, un Vescovo, un Martire, Simeone, che fu Vescovo di Gerusalemme, successore dell'Apostolo san Giacomo in quella sede. Conobbe Cristo e fu suo discepolo; anzi, ne è anche parente secondo la carne, perché della stessa casa di David; figlio di Cleofa e di quella Maria, i cui legami l'avvicinarono tanto alla Madre di Dio da essere chiamata sua sorella. Quali titoli di gloria in questo venerabile Pontefice, che viene ad accrescere la schiera dei Martiri, il cui patrocinio incoraggia la Chiesa in questa parte dell'anno in cui ci troviamo! Un discepolo contemporaneo alla vita mortale di Cristo, un pastore che ripeté ai fedeli le lezioni che aveva apprese dalla stessa bocca del Salvatore, non doveva ritornare al suo Maestro che attraverso la via più gloriosa di tutte. Come Gesù, fu sospeso alla croce; e alla sua morte, avvenuta nel 106 o 107, ebbe termine il primo periodo della Storia Cristiana, quello che viene chiamato il Tempo Apostolico.
Onoriamo un uomo, nel quale si adunano tanti ricordi, e preghiamo che estenda su di noi la paternità di cui per tanto tempo si glorificarono i fedeli di Gerusalemme. Dall'eccelso radioso trono al quale salì per mezzo della Croce, rivolga a noi i suoi occhi e ci ottenga quelle grazie di conversione di cui han tanto bisogno le nostre anime.
VITA. - Alla sua memoria la santa Liturgia consacra questi brevi cenni: Simeone, figlio di Cleofa, fu consacrato vescovo immediatamente dopo san Giacomo. Sotto l'impero di Traiano fu accusato al cospetto di Attico, funzionario consolare, d'essere cristiano e parente di Cristo. A quell'epoca si andavano imprigionando tutti quelli che appartenevano alla stirpe di David. Dopo molti tormenti, Simeone subì il medesimo supplizio che aveva sofferto il Salvatore; e tutto il mondo si meravigliò che un uomo sfinito di vecchiaia (aveva allora 120 anni) sopportasse con tanto coraggio e fermezza i tormenti della croce.
Elogio e preghiera.
Accogli gli umili omaggi della cristianità, tu che sorpassi in grandezza ogni celebrità umana. Il tuo sangue è quello di Cristo; la dottrina, quella che ricevesti dalla sua bocca; la carità per i fedeli la accendesti nel suo stesso cuore; la tua morte è il rinnovamento della sua. Noi non abbiamo l'onore di poterci chiamare, al pari di te, fratelli del Signore; ma fa', o Simeone, che possiamo intendere quella sua stessa parola: "Chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, esso mi è fratello e sorella e madre" (Mt 12,50). Non ricevemmo direttamente come te, dalla bocca di Gesù, la dottrina di salvezza; ma la possediamo non meno integra, per mezzo di quella santa tradizione di cui tu fosti uno dei primi anelli. Fa' che siamo ad essa sempre docili e che siano perdonate le nostre trasgressioni. Per noi non è stata eretta una croce, perché vi fossimo inchiodati; ma questo mondo è seminato di tribolazioni che il Signore stesso ha denominate Croci, e dobbiamo sopportarle con costanza, se vogliamo aver parte con Gesù nella sua gloria. Prega, affinché ci mostriamo più fedeli, e non si ribelli il nostro cuore, e ripariamo le molte colpe che abbiamo commesse, quando abbiamo voluto sottrarci alla legge del Signore.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 813-814