Messe latine antiche nelle
Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
20 NOVEMBRE
SAN FELICE DI VALOIS, CONFESSORE
La libertà cristiana.
Incontriamo ancora una volta nel calendario un santo, che prese a cuore la liberazione dei fratelli dalla schiavitù. Potremmo parlare molto, a proposito, della servitù di cui soffrono tanti popoli, oppressi da un potere dispotico, che fa sentire la sua tirannia sulle anime come sui corpi e che non è meno doloroso della schiavitù dei tempi pagani; ma preferiamo ricordare, al tramonto dell'anno liturgico, una volta ancora, la libertà che l'uomo viene ad avere con l'adesione a Nostro Signore Gesù Cristo, per mezzo della fede.
"Sappiamo che la vita di colui che ha ricevuto la giustificazione nella fede e nel battesimo, è pace con Dio, è gioia e libertà. È libertà, anzi, doppia libertà: libertà per ciò che il battesimo in noi ha distrutto e libertà per ciò che in noi il battesimo ha costruito. È opportuno definire che cosa è la libertà e che cos'è il contrario di essa, la servitù.
Sono schiavo quando sono in balia di chi non devo servire, quando un tiranno agisce su di me dall'esterno con la costrizione, quando mi associa contro mia volontà alla sua attività malvagia, quando la parte migliore di me protesta contro l'ingiuria del suo potere dispotico. Sì, in tali condizioni sono davvero schiavo.
Quando invece servo un padrone dal quale giustamente dipendo e il suo potere su di me non agisce dall'esterno con la forza, ma agisce nell'intimo, sull'intelligenza e sulla volontà, quando mi chiede di lavorare per opere alte e degne e mi associa al lavoro di Dio stesso, facendomi collaboratore di un programma di elevata moralità; quando io posso avere coscienza che non Dio soltanto, ma la parte migliore di me plaude all'opera che compiamo insieme, Dio e io, chiamate pure questo schiavitù, se vi piace, ma io affermo che questa è invece somma libertà, è liberazione assoluta.
Non sono stato creato per appartenere al male e neppure per oscillare continuamente tra male e bene, in balia di un potere arbitrario. La libertà non è incertezza. È ora ormai di appartenere a Dio senza riserve e senza pentimenti e questo non è schiavitù, anche se gli uomini così pensano, ma libertà assoluta e totale affrancamento, liberazione da qualsiasi schiavitù. Libertà è seguire l'intelligenza, seguire l'intelligenza di Dio è la libertà migliore. Non ebbi libertà, per essere in continua incertezza, ma per aderire decisamente al bene con un atto, che è per me meritorio mentre rende gloria a Dio; per aderire a Dio con atto deliberato e nato da me, con la conseguenza che, quando aderisco senza sospensioni, senza riserve, senza pentimenti all'eterna bontà, quando divento prigioniero della tenerezza di Dio, e lo pongo al centro della mia vita, quando amo e amo davvero, tanto che potrebbero strapparmi l'anima, ma non strapparmi dall'anima l'amore, quando per me vi è un solo pensiero, un solo desiderio, una sola volontà, un solo amore e tutto ho lasciato, per essere, senza fine, nel tempo e nell'eternità, abbandonato a Colui, che si è impadronito di me, proprio allora sono veramente libero, perché appartengo a Dio e il mondo dica quello che vuole" (Dom Delatte, Epistole di San Paolo, I, 643).
O Felice, amante fortunato della carità, facci conoscere il valore e la natura di questa regina di tutte le virtù. Essa ti attirò nella solitudine, ti fece incontrare Dio, te lo mostrò e te lo fece amare nei tuoi fratelli. E non è forse questo il segreto che rende l'amore forte come la morte e gli dà, come la dà ai tuoi figli, l'audacia di affrontare l'inferno? (Ct 8,6). L'amore sia in noi spinta a qualsiasi sacrificio, resti nel tuo Ordine il mezzo di un adattamento fecondo ai bisogni di una società nella quale, sotto mille forme, continua a regnare la tirannia della peggiore schiavitù.VITA. - Felice appartenne alla regale famiglia dei Valois. Amore della contemplazione e carità verso i poveri e gli sventurati sono le caratteristiche della sua vita. Fanciullo e adolescente, divise con i poveri la sua ricchezza, ma tutto il suo desiderio era di ritirarsi nella solitudine per abbandonarsi alla contemplazione di Dio e dei suoi misteri.
Volle ricevere gli Ordini per privarsi di ogni pretesa al trono e poi si ritirò nel deserto e vi visse nella più grande austerità. Giovanni de Matha lo raggiunse nella solitudine e per qualche anno restò con lui. Poi, consigliati da un angelo, tutti e due partirono per Roma, per chiedere a Papa Innocenzo III l'istituzione di un Ordine religioso, che si proponesse il riscatto degli schiavi cristiani, vittime dei turchi e in pericolo di rinnegare la fede. Concessa la istituzione dell'Ordine, il Papa volle che l'Ordine fosse chiamato Ordine della Santa Trinità e i due fondatori eressero il primo convento a Cerfoid nella diocesi di Meaux. Felice, superiore dell'Ordine, lo propagò nelle altre regioni. Favorito di grazie particolari dalla Vergine Maria, si addormentò nella pace di Dio il 4 novembre del 1112.
L'amante della carità.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1296-1297