Messe latine antiche nelle
Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
4 NOVEMBRE
SAN CARLO BORROMEO, CONFESSORE
Missione e grazia di san Carlo.
Per comprendere bene un santo, è necessario rendersi conto della missione che Dio gli ha affidata nel mondo, dell'opera alla quale ha consacrato la sua vita e delle grazie dategli, per portarla a compimento.
La missione provvidenziale di san Carlo Borromeo e l'opera a lui affidata da Dio nel mondo è la riforma della santa Chiesa cattolica con la stesura definitiva e l'applicazione dei decreti disciplinari del Concilio di Trento. Per compiere questa missione egli ricevette la grazia della pienezza del Sacerdozio e la pienezza dello spirito sacerdotale. È tutto qui il dono soprannaturale ricevuto da san Carlo, dono che è ragione di tutti gli altri e distingue lui da tutti gli altri santi e da tutti i vescovi che Dio diede alla Chiesa.
Il vescovo.
"Altri vescovi santi lo hanno uguagliato e forse superato in qualche dono soprannaturale, ma forse nessuno riunì nella medesima perfezione i doni naturali e soprannaturali che fanno il santo vescovo.
Tutta la sua vita si riassume in questa sola parola. Nel mondo egli non volle che fare il vescovo e la sua vita, perfettamente ordinata da questa unica volontà, nel vescovo ha cancellato completamente l'uomo, sicché lo splendore radioso della sua santità sembra venire non dalla persona, ma dal ministero. Pare, per dire tutto in breve, che Dio abbia voluto fare di lui il tipo, l'ideale del vescovo" (P. Gonthier, O. P., Opere oratorie, t. i, 15).
Il "Segretario di Stato".
Pio IV, eletto Papa il 26 dicembre 1559, subito chiamò a sé e associò al governo della Chiesa il nipote Carlo Borromeo. Carlo aveva allora 22 anni, ma la sua amministrazione rivelò tosto le sue doti: una resistenza straordinaria al lavoro, una volontà energica e perseverante, un saper ascoltare e chiedere consiglio prima di agire coraggiosamente. Viveva una vita austera, e, in mezzo a occupazioni opprimenti, cercava riposo nella preghiera, nello studio della teologia e nella predicazione.
Per le sue insistenze, Pio IV riaprì, nel 1560, il Concilio di Trento ed egli divenne tosto l'intermediario tra il Papa e il Concilio e, terminato finalmente il Concilio stesso, si impegnò a farne conoscere la dottrina e le disposizioni, vigilò sulla redazione del "Catechismo del Concilio di Trento" e diede, per il primo, l'esempio di una totale sottomissione alle riforme imposte.
San Carlo a Milano.
Succeduto allo zio Pio IV san Pio V, cercò di lasciare Roma, per andare ad amministrare la sua diocesi di Milano e il nuovo Papa cedette alle insistenze.
Le prime sue cure furono per il clero e fondò seminari e collegi, chiedendo l'aiuto degli Ordini religiosi, particolarmente dei Gesuiti e riformò i monasteri. Poi organizzò l'immensa diocesi, nominando visitatori con l'incarico di tenerlo informato, riformò Arcivescovado e Capitolo, cercando di occuparsi direttamente del più gran numero possibile di questioni e tenendosi a contatto con il popolo, fermo contro tutti gli intrighi del potere civile. La sua attività superò i confini della diocesi, si estese a tutta la provincia di Milano, per mezzo di Concili da lui regolarmente presieduti, giunse anche alle province vicine, che visitò in qualità di Legato.
La peste di Milano.
Nel 1576 scoppiò a Milano la peste e presto si diffuse. Per l'arcivescovo fu occasione di manifestare la sua energia e la sua inesauribile carità. In mancanza di autorità locali, organizzò il servizio sanitario, fondò o rinnovò ospedali, cercò denaro e vettovaglie, decretò misure preventive. Soprattutto provvide ad assicurare il soccorso spirituale, l'assistenza ai malati, il seppellimento dei morti, l'amministrazione dei Sacramenti agli abitanti confinati nelle loro case, per misure prudenziali. Senza temere il contagio, pagò di persona, visitando ospedali, guidando le processioni di penitenza, facendosi tutto a tutti come un padre e come un vero pastore. Tutta la sua vita è prova di attaccamento ai poveri e ai dimenticati e, morendo, lasciò a loro i suoi beni.
VITA. - Nacque il 2 ottobre 1538 nel castello di Arona sul Lago Maggiore, da famiglia di fede profonda e di grande bontà. Ricevuta la Tonsura a otto anni, seguì gli studi classici a Milano, studiò Diritto a Pavia, dove ottenne il grado di Dottore nel 1559. Nel 1560 il Papa lo chiamò a Roma e lo fece Cardinale. Nel 1562 fu ordinato Sacerdote e il 7 dicembre 1563 consacrato Vescovo. Nel 1566, con l'elezione di san Pio V, lasciò Roma e si stabilì nella sua diocesi di Milano, dove morì nella notte dal 3 al 4 novembre del 1584. Papa Paolo V lo canonizzò il primo novembre 1610.
Modello di virtù.
Con tutta la Chiesa, cantiamo le tue lodi e godiamo della tua gloria. Prevenuto dalla grazia divina fin dall'infanzia, seguito da essa in tutta la tua vita, sempre le fosti fedele. Forte delle ricchezze deposte nell'anima dal Battesimo e dai Sacramenti, pervenisti al termine della tua vocazione, senza nulla mai rifiutare a Dio, meritando così di essere nostro modello. Aiutaci ad imitare le tue virtù, dà a noi la solida devozione e lo zelo della preghiera che erano per te sorgente di forza per condurre la buona battaglia. Fa' che imitiamo la tua carità, la dolcezza e l'affabilità con tutti, dà a noi lo spirito di povertà che ti rese così caro l'Ordine di san Francesco, dacci la devozione e sottomissione alla Santa Sede, l'amore per la Chiesa alla quale consacrasti tante fatiche e te stesso.
Modello dei pastori.
Tu eri destinato particolarmente ad essere modello dei pastori di anime. "Un vescovo, dicevi, è obbligato alla perfezione" e comprendevi che "maggiore santità è richiesta dove l'elemento soprannaturale e divino maggiormente si accumula" (Mons. Pie, Discorso per la consacrazione di Mons. Gay). Noi vediamo brillare in te tutte le virtù dei pontefici e tu degnati comunicarle in abbondanza ai vescovi del nostro tempo. Esortali come li esortavi nei tuoi Concili, risuscita oggi "la sollecitudine pastorale che ti rese glorioso" (Colletta della Messa). Prega il Padrone delle Messe di mandare operai numerosi (Lc 10,2) formati sul tuo esempio, divorati da uno zelo che lo studio approfondito della dottrina e la sottomissione alle leggi della Chiesa renderanno meravigliosamente fecondo.
Preghiera.
Proteggi in modo particolare la Chiesa di Milano della quale sei, insieme con sant'Ambrogio, il migliore ornamento e conserva in essa la luce che vi predicasti e il gusto della santa Liturgia che da te fu restaurata.
Si compia oggi per le tue preghiere, come un giorno si compì per le tue fatiche, la parola della Scrittura: "Inebrierò di grazia le anime sacerdotali e il mio popolo sarà riempito dei miei doni" (Ger 31,14).
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1245-1248