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5 MAGGIO
SAN PIO V, PAPA E CONFESSORE
Lotta
contro l'eresia.
Tutta la vita di Pio
V è stata una lotta. Nei tempi agitati in cui ebbe a
reggere la Chiesa, l'errore aveva invaso una grande
porzione della cristianità e ne minacciava il resto.
Astuto e accomodante nei luoghi ove non poteva sviluppare
la sua audacia, esso agognava all'Italia; la sua
ambizione sacrilega era di rovesciare la cattedra
apostolica, e di trascinare senza scampo tutto il mondo
cristiano nelle tenebre dell'eresia. Pio difese tutta la
penisola minacciata con una dedizione inviolabile. Anche
prima di essere innalzato agli onori del supremo
Pontificato, espose spesso la sua vita per strappare le
città alla seduzione. Imitatore fedele di Pietro Martire,
non lo si vide mai indietreggiare di fronte al pericolo;
e gli emissari dell'eresia ovunque fuggirono al suo
avvicinarsi.
Elevato alla cattedra
di san Pietro, seppe infondere nei novatori un terrore
salutare, risollevò il coraggio dei sovrani dell'Italia
e, con moderato rigore, riuscì a rigettare al di là
delle Alpi il flagello che avrebbe trascinato l'Europa
alla distruzione del cristianesimo, se gli Stati del
Mezzogiorno non vi avessero opposto una barriera
invincibile. L'eresia si arrestò. Da allora il
protestantesimo, ridotto a logorar se stesso, dette
spettacolo di quella anarchia di dottrine che avrebbe
portato alla desolazione il mondo intero, senza la
vigilanza del Pastore che, sostenendo con indomabile zelo
i difensori della verità in tutti gli stati ove essa
regnava ancora, si oppose, come una parete di bronzo, al
dilagarsi dell'errore nelle contrade ove comandava da
padrone.
...
contro l'Islam.
Un altro nemico,
approfittando delle divisioni religiose dell'Occidente,
minaccia l'Europa in quei medesimi giorni; e l'Italia era
destinata ad essere la prima preda. Uscita dal Bosforo,
la flotta ottomana, si dirige contro la cristianità;
sarebbe la fine, se l'energico
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Pontefice non vegliasse
sulla salvezza di tutti. Getta l'allarme, chiama alle
armi i prìncipi cristiani. L'Impero e la Francia,
lacerate dalle fazioni che l'eresia vi ha generato, odono
l'appello, ma restano immobili; la Spagna sola, con
Venezia e la piccola flotta papale, rispondono alle
istanze del Pontefice, e, ben presto la Croce e la
mezzaluna si trovano di fronte nel golfo di Lepanto. La
preghiera di Pio decide la vittoria in favore dei
cristiani, le cui forze sono di molto inferiori a quelle
dei Turchi. Noi ritroviamo questa felice memoria in
ottobre, per la festa della Madonna del Rosario. Ma oggi
bisogna ricordare la rivelazione fatta dal Santo
Pontefice, la sera della grande giornata del 7 ottobre
1571. Dalle sei del mattino, fino all'approssimarsi della
notte, la battaglia si svolse tra la flotta cristiana e
quella musulmana. Improvvisamente, il Pontefice, spinto
da un divino impulso, guarda fisso il cielo, resta in
silenzio qualche istante, poi, volgendosi verso le
persone presenti, dice loro: "Ringraziamo Iddio: la
vittoria è dei cristiani". Ben presto la notizia
giunse a Roma, ed in tutta la cristianità non si tardò
a conoscere che ancora una volta il Papa aveva salvato l'Europa.
La disfatta di Lepanto portò alla potenza ottomana un
terribile colpo, dal quale non si risollevò mai più: l'era
della sua decadenza data da quel giorno famoso.
Il
riformatore.
L'opera di san Pio V
per la rigenerazione del costume cristiano, per fissare
la disciplina del concilio di Trento, per la
pubblicazione del Breviario e del Messale sottoposti a
riforma, ha fatto del suo pontificato, durato sei anni,
una delle epoche maggiormente feconde della storia della
Chiesa. Più d'una volta i protestanti si sono inchinati
con ammirazione di fronte a questo avversario della loro
pretesa riforma. "Mi meraviglio, diceva Bacone, che
la Chiesa Romana non abbia ancora canonizzato quest'uomo
illustre". Ed effettivamente Pio V non fu annoverato
nel numero dei Santi che circa centotrent'anni dopo la
sua morte, ciò che dimostra quanto sia grande l'imparzialità
della Chiesa Romana nel rendere gli onori dell'apoteosi
anche quando si tratta dei suoi capi maggiormente
venerati.
I
miracoli.
La gloria dei
miracoli incoronò fin da questo mondo il santo Pontefice;
ricorderemo qui due dei suoi prodigi più popolari. Un
giorno, traversando insieme all'ambasciatore di Polonia
la piazza
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del Vaticano, che si estende su quell'area dove
una volta fu il circo di Nerone, si sente preso di
entusiasmo per la gloria ed il coraggio dei martiri che
ebbero a soffrire in quello stesso luogo, durante la
prima persecuzione. Egli allora si china e raccoglie un
pugno di polvere da quel campo di tormenti, calpestato da
tante generazioni di fedeli, dopo la pace di Costantino.
Versa quella polvere in una bianca tela che gli presenta
l'ambasciatore; ma quando questo, rientrato a casa sua,
fa per aprirlo, lo trova impregnato di un sangue
vermiglio, che si sarebbe detto essere stato versato in
quello stesso istante: la polvere era sparita. La fede
del Pontefice aveva evocato il sangue dei martiri, e
questo riappariva al suo richiamo per attestare, di
fronte all'eresia, che la Chiesa Romana, nel XVI secolo,
era sempre la stessa, per la quale quegli eroi, al tempo
di Nerone, avevano dato la loro vita.
La perfidia degli
eretici tentò più di una volta di metter fine ad una
vita che lasciava senza speranza di successo i loro
progetti per la conquista dell'Italia. Con uno
stratagemma, tanto vile quanto sacrilego, assecondati da
un odioso tradimento, essi impregnarono di un sottile
veleno i piedi del Crocifisso che il santo Pontefice
aveva nel suo oratorio, e sul quale spesso poggiava le
sue labbra. Pio V, nel fervore della preghiera, si
apprestava a dare questo segno di amore, per mezzo della
sua sacra immagine, al Salvatore degli uomini; ma d'un
tratto, o prodigio! i piedi del Crocifisso si staccarono
dalla croce e sembravano sfuggire ai rispettosi baci del
vegliardo. Pio V comprese, allora, che la malvagità dei
nemici aveva voluto trasformare per lui in strumento di
morte anche quel legno che ci aveva reso la vita.
Un ultimo avvenimento
incoraggiò i fedeli, secondo l'esempio del grande
Pontefice, a coltivare la santa Liturgia durante il tempo
dell'anno in cui siamo. Sul letto di morte, gettando un
estremo sguardo verso la Chiesa della terra, che
abbandonava per quella del cielo, e volendo implorare
ancora, per l'ultima volta, la bontà divina in favore di
quel gregge che lasciava esposto a tanti pericoli,
recitò con voce quasi spenta, questa strofa degli inni
del tempo pasquale: "Creatore degli uomini,
degnatevi in questi giorni colmi delle gioie della Pasqua,
preservare il vostro popolo dagli assalti della morte".
Terminate queste parole, si addormentò placidamente.
VITA. -
Michele Ghislieri nacque nel 1504, nella diocesi di
Tortona. Entrato a 14 anni nell'Ordine dei
Predicatori, fu mandato all'Università di Bologna
per studiarvi la Teologia, che dopo insegnò per
sedici anni. Poi fu nominato Inquisitore e
Commissario generale del Santo Uffizio, nel 1551:
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mansione che gli valse molte persecuzioni, ma gli
permise anche di ricondurre numerosi eretici alla
verità cattolica. Le sue virtù lo designarono pure
presso Paolo IV, che lo scelse per la sede episcopale
di Nepi e di Sutri, poi per il Cardinalato. Tali
onori non modificarono in nulla l'austerità della
sua vita, ed il 7 gennaio 1566 divenne Papa,
prendendo il nome di Pio V. Egli doveva illustrare la
cattedra di san Pietro per il suo zelo nella
propagazione della fede, il ristabilimento della
disciplina ecclesiastica e la bellezza del culto
divino, come per la sua devozione alla Madonna e la
carità verso i poveri. Contro i Turchi allestì la
flotta, che riportò la vittoria di Lepanto; stava
preparando una nuova spedizione, quando morì nel
1572. Il suo corpo fu sepolto a S. Maria Maggiore.
Lode.
Pontefice del Dio vivo, tu sei stato
sulla terra "il muro di bronzo, la colonna di ferro"
(Ger 1,18) di cui parla il Profeta; e la tua indomabile
costanza ha preservato dalla violenza e dalle insidie dei
suoi numerosi nemici il gregge che ti era stato affidato.
Ben lungi dal disperare, alla vista dei pericoli il tuo
coraggio s'innalzava come una diga che si costruisce
sempre più alta a misura che le acque dell'inondazione
arrivano più minacciose. Per mezzo tuo gl'invadenti
flutti dell'eresia si sono arrestati, l'invasione
musulmana è stata respinta, e abbassato l'orgoglio della
Mezzaluna. Il Signore ti fece l'onore di sceglierti per
rivendicare la sua gloria ed essere il liberatore del
popolo cristiano; ricevi, insieme al nostro atto di
riconoscenza, l'omaggio delle nostre umili felicitazioni.
Pure per tuo mezzo la Chiesa, che usciva da una terribile
crisi, ritrovò la sua bellezza. La vera riforma, quella
che si compie attraverso l'autorità, fu applicata senza
debolezze dalle tue mani, altrettanto ferme che pure. Il
culto divino, rinnovato dalla pubblicazione di libri
Liturgici, ti deve il suo progresso, e la sua
restaurazione; e nei sei anni del tuo breve ma laborioso
pontificato, molte opere assai feconde furono compiute.
Preghiera.
Adesso, Pontefice santo, ascolta i voti
della Chiesa militante, i cui destini furono, per qualche
tempo, affidati alle tue mani. Anche morendo, implorasti
per lei, in nome del Salvatore risuscitato, la protezione
contro i pericoli, ai quali era ancora esposta. Vedi come
ai nostri giorni in quale stato ha ridotto quasi l'intera
cristianità il dilagare dell'errore. Per far fronte a
tutti i nemici che l'assediano, la Chiesa non ha più che
le promesse del suo divin fondatore; gli appoggi visibili
le mancano tutti assieme; non le restano più che i
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meriti della sofferenza e le risorse della preghiera.
Unisci le tue suppliche alle sue, dimostrandoci, così,
che sèguiti sempre ad amare il gregge del Maestro.
Proteggi a Roma la cattedra del tuo successore, esposta
agli attacchi più violenti ed astuti. Prìncipi e popoli
cospirano contro il Signore e contro il suo Cristo.
Allontana i flagelli che minacciano l'Europa, così
ingrata verso la Madre sua, così indifferente agli
attentati commessi contro colei a cui tutto deve.
Illumina i ciechi, confondi i perversi; ottieni che la
fede illumini finalmente tante intelligenze smarrite, che
scambiano l'errore per la verità, le tenebre per la luce.
In mezzo a questa notte così buia e
così minacciosa, i nostri sguardi, o santo Pontefice,
discernono le pecorelle fedeli: benedicile, sostienile e
ne accresci il loro numero. Uniscile al tronco dell'albero
che non può perire, affinché esse non siano disperse
dalla tempesta. Rendile sempre più fedeli verso la fede
e le tradizioni della santa Chiesa che è la loro unica
forza, in mezzo a questo dilagare dell'errore che
minaccia di tutto asportare. Conserva alla Chiesa il
sacro Ordine nel quale tu fosti elevato a così alti
destini; moltiplica nel suo seno quelle generazioni di
uomini potenti in opere e parole, pieni di zelo per la
fede e per la santificazione delle anime, quali noi
ammiriamo nei suoi Annali, quali noi veneriamo sugli
altari. Finalmente ricordati, o Pio, che sei stato il
Padre del popolo cristiano, e seguita ad esercitare
ancora questa prerogativa sulla terra, per mezzo della
tua potente intercessione, fino a che sia completo il
numero degli eletti.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico.
- II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad.
it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p.
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