Messe latine antiche nelle Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
LO STESSO GIORNO
9 FEBBRAIOSANTA APOLLONIA, VERGINE E MARTIRE
Dio padrone della vita.
La Chiesa d'Alessandria c'invita oggi a venerare la vergine santa Apollonia, che insieme alle sorelle Agata e Dorotea viene a rianimare i nostri cuori. La presente vita non fu niente ai suoi occhi. Guidata dallo Spirito Santo, la vediamo salire sul rogo senza aspettare d'esservi gettata dalla mano dei carnefici. Non è raro ai nostri giorni, che uomini stanchi della vita o compromessi dalla loro superbia si diano in pasto alla morte per sottrarsi ai doveri. Apollonia corre, sì, a gettarsi nel bracere, ma per dimostrare in questa maniera l'odio per il più grande dei delitti. Più d'una volta, ai tempi delle persecuzioni, lo Spirito divino suggerì il medesimo comportamento ad altre vergini che temevano per la loro fede o per il loro onore. Tali esempi, tuttavia, sono rari; ma comprovano che padrone della nostra vita è Dio, e che noi dobbiamo essere disposti a restituirgliela quando a lui piaccia.
Santa protettrice.
Una circostanza del martirio di sant'Apollonia attira l'attenzione dei fedeli. Per punire la libertà con la quale la santa predicava Gesù Cristo, i carnefici giunsero al punto di spezzare furiosamente i denti nella sua bocca ispirata. Una pia fiducia, spesso ricompensata, portò i cristiani ad implorare da sant'Apollonia il sollievo nel mal di denti. È infatti volontà del Signore che possiamo contare sulla protezione dei suoi santi, non solo nei bisogni spirituali, ma anche nelle necessità corporali.
VITA. - Ecco l'elogio che la Chiesa, nella liturgia, consacra alla memoria di sant'Apollonia.
Apollonia, vergine d'Alessandria, era già molto avanzata in età, quando sotto l'impero di Decio, fu trascinata davanti agli idoli e costretta ad adorarli. Ella diede loro soltanto segni di disprezzo, dichiarando altamente che si doveva adorare Gesù Cristo, vero Dio. Allora le ruppero e le strapparono tutti i denti; e gli empi carnefici, acceso un rogo, la minacciarono di bruciarla viva, se non avesse detestato il Cristo e adorato gli dei. Apollonia rispose ch'era pronta a sostenere la morte per la fede di Gesù Cristo. Allora s'impossessarono di lei per bruciarla; ma, fermandosi un istante, come per deliberare su ciò che dovesse fare, ella si liberò dalle mani che la tendevano e, divorata nell'intimo dell'anima dall'ardore dello Spirito Santo, si precipitò nel braciere ardente che stava preparato per lei. In poco tempo il suo corpo fu consumato, e l'anima purissima volò al cielo a ricevere l'eterna corona del martirio (349).
(Racconto autentico desunto da una lettera di Dionigi Alessandrino a Fabiano d'Antiochia e riportato da Eusebio).
Timore dell'inferno.
Quale ardore avesti, o Apollonia! La fiamma del rogo, lungi dallo spaventarti, ti attira e corri là come a un luogo di delizie. Di fronte al peccato la morte ti è dolce, e non aspetti che la barbara mano degli uomini ti getti in pasto ad essa. Un tal coraggio confonde la nostra debolezza; quantunque il braciere che preferisti all'apostasia, e che in pochi istanti doveva farti nascere alla felicità senza fine, non sia nulla in confronto del fuoco eterno che il peccatore affronta a ogni momento, perché non ne è ancora scottato. Egli osa sfidare queste fiamme vendicatrici ed esporvisi per una soddisfazione effimera. Per questo i mondani si scandalizzano dei santi, trovandoli esagerati, impulsivi, fanatici, perché i santi vedono più lontano di loro. Risveglia in noi il timore del peccato, che può divorare eternamente coloro che muoiono in stato di peccato. Se il fuoco ci pare spaventoso l'orrore della sua sofferenza e distruzione serva almeno a tenerci lontani dal male che trascina gli uomini in quell'abisso, in fondo al quale, come dice san Giovanni (Ap 14,11), il fumo dei loro tormenti si alzerà nei secoli dei secoli. Moviti a compassione di noi, o Vergine, e prega per i peccatori, apri loro gli occhi sui pericoli che li minaccia; fa' che temiamo Dio, affinché possiamo evitare la sua giustizia e cominciamo anzi ad amarlo.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 802-804