Messe latine antiche nelle
Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
Missale Romanum
LUNEDÌ DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA
La Stazione è alla chiesa edificata nel secolo IV dal Papa san Damaso in onore dell'Evangelista san Marco, il cui corpo è ivi custodito.
lezione (4Re 5,1-15). - In quei giorni: Naaman, capo dell'esercito del re di Siria, era un uomo grande presso il suo signore, e onorato, perché per mezzo di lui il Signore aveva salvata la Siria; ma quest'uomo valoroso e ricco era lebbroso. Or avendo dei predoni, usciti dalla Siria, condotta prigioniera dalla terra d'Israele una piccola fanciulla che fu addetta al servizio della moglie di Naaman, questa disse alla sua signora: Oh ! se il mio signore fosse stato dal profeta che è in Samaria, certamente egli l'avrebbe guarito dalla lebbra ! Naaman andò a riferire la cosa al suo signore, dicendogli : Così e così ha parlato una figlia della terra d'Israele. Il re di Siria gli disse: Va' pure, che io manderò una lettera al re d'Israele. Naaman partì, prendendo seco dieci talenti d'argento, sei mila sicli d'oro, e dieci mute di abiti, e portò al re d'Israele la lettera ov'era detto: Quando riceverai questa lettera, sappi che ho mandato a te Naaman mio servo, affinché tu lo guarisca dalla sua lebbra. Il re d'Israele, letta questa lettera, stracciò le sue vesti e disse: Sono forse Dio, io, da poter far morire e vivere, ch'egli mi manda un uomo, affinché io lo guarisca dalla sua lebbra? Considerate la cosa, e vedete ch'egli cerca pretesti contro di me. Quando Eliseo, uomo di Dio, venne a sapere che il re aveva stracciate le sue vesti, mandò a dirgli: Perché tu hai stracciate le tue vesti? Venga egli da me, e saprà che v'è un profeta in Israele. Naaman allora andò coi suoi cavalli e coi suoi carri, e si fermò alla casa di Eliseo. Ma Eliseo mandò un messo a dirgli: Va' a lavarti per sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai mondato. Naaman se ne partiva sdegnato, dicendo: Io credevo ch'egli uscisse verso di me, e, stando in piedi, invocasse il nome del Signore suo Dio, e con la mano toccasse il luogo della mia lebbra e mi guarisse! I fiumi di Damasco, l'Abana e il Farfar, non sono migliori di tutte le acque d'Israele, per lavarmi in esse ed essere mondato? Or mentre egli, voltatesi, se ne andava sdegnato, i suoi servi gli si accostarono e gli dissero: Padre, se il Profeta avesse chiesto una gran cosa, certamente avresti dovuta farla; e quanto più ora che ti ha detto: Lavati e sarai mondato? Egli discese e si lavò sette volte nel Giordano, secondo la parola dell'uomo di Dio, e la sua carne tornò come quella d'un piccolo fanciullo, e fu mondato. Allora tornò con tutto il seguito all'uomo di Dio, e giunto che fu, gli si fermò dinanzi e disse: Or so la verità, che non v'è altro Dio in tutta la terra ma soltanto quello che è in Israele.
Il Battesimo.
Ieri la santa Chiesa annunciava l'approssimarsi del Battesimo per i nostri Catecumeni; oggi ci presenta una storia dell'Antico Testamento che contiene un simbolo di questo bagno salutare, che ha loro preparato la divina misericordia. La lebbra di Naaman è figura del peccato; non c'è, per l'ufficiale siriano, che un solo rimedio per liberarsi da questa schifosa malattia: bagnarsi sette volte nelle acque del Giordano, e sarà guarito. Il Gentile, l'infedele, il bambino che nasce con la macchia originale, tutti possono diventar giusti e santi, ma solo con l'acqua e con l'invocazione della gloriosa Trinità. Naaman trova questo rimedio un po' troppo volgare, dubita, esita; nella sua sapienza umana vorrebbe un mezzo più degno di lui, un prodigio sensibile che facesse onore a lui ed al Profeta. Più di un Gentile ragionò alla stessa maniera, al tempo della predicazione apostolica; ma coloro che credettero con semplicità alla virtù dell'acqua santificata da Gesù Cristo, furono rigenerati, ed il fonte battesimale generò un nuovo popolo formato da tutti i popoli che stanno sotto il cielo. Naaman, figura della Gentilità, si decise infine a credere e la sua fede fu premiata dalla completa guarigione: le sue carni imputridite divennero fresche come quelle d'un bambino alle sorgenti della vita che non le hanno ancora alterate. Glorifichiamo Dio, che ha infuso una tale virtù alle acque, e che, per la sua grazia, produce nelle anime docili quella fede cui è riservata una sì preziosa ricompensa.
vangelo (Lc 4,23-30). - In quel tempo: Gesù disse ai Farisei: Certamente mi direte quel proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto udimmo essere avvenuto in Cafarnao, fallo anche qui nella tua patria. E soggiunse In verità vi dico: Nessun profeta è ben accetto nella sua patria. E ancor vi dico in verità che molte eran le vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo stette chiuso per tre anni e sei mesi, e vi fu gran carestia per tutta la terra; eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, ma ad una vedova in Sarepta di Sidone; e che c'eran in Israele molti lebbrosi al tempo d'Eliseo profeta; eppure non fu mondato che Naaman, un siro. Nell'udir queste cose, tutti i presenti nella sinagoga si sentirono pieni di sdegno e, levatisi, lo cacciarono fuori della città, per gettarlo di sotto. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
Gesù si sottrae alla morte.
Ancora una volta sentiamo proclamare dal Salvatore il mistero della vocazione dei Gentili chiamati in luogo degl'increduli Giudei: Naaman è qui citato come l'esempio di tale misericordiosa sostituzione. Gesù ricorda anche la vedova di Sarepta che ospitò Elia, la cui storia leggemmo qualche giorno fa. La risoluzione del Signore di passare da questo ad un altro popolo la sua luce, indispettisce i Farisei di Nazaret contro il Messia. Essi sanno che Gesù sebbene in questo momento sia ancora all'inizio della sua predicazione, ha operato grandi meraviglie a Cafarnao, e vorrebbero che rendesse famosa anche la loro cittadina con qualche cosa di simile; ma Gesù sa che non si convertiranno. Solo adesso lo conoscono? Ha vissuto in mezzo a loro per trent'anni, mentre "cresceva in sapienza, in età e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini" (Lc 2,52) ; e questi potenti del secolo neppure si curavano del povero operaio, figlio d'un falegname. Dimenticano che se Gesù ha abitato lungo tempo a Nazaret, non in questo paese, ma a Betlemme, è nato? Davanti a loro, nella sinagoga di Nazaret, (ivi 4,16-22) aveva spiegato il profeta Isaia con un'eloquenza ed una grazia meravigliosa, annunciando ch'era arrivato il tempo della misericordia; ma il suo discorso, pur avendo stupito ed incantato l'uditorio, impressionò i sapienti della cittadina meno della meraviglia prodotta dai prodigi da lui operati in un paese vicino. Essi gli volevano far compiere un miracolo sotto i loro occhi, come se questo dovesse essere uno spettacolo; ma non l'ebbero. Si ricordino piuttosto del discorso che fece Gesù nella sinagoga, e soprattutto tremino a sentirlo annunciare la venuta dei Gentili. Ma il divino Profeta non è ascoltato nella sua patria; e se la sua potenza non l'avesse sottratto alla ferocia dei suoi indegni concittadini, fin da quel giorno si sarebbe versato il sangue del Giusto. È la triste gloria dell'ingrata Gerusalemme, perché "non è possibile che un profeta muoia fuori delle sue mura" (ivi 13, 33).
PREGHIAMO
Ci soccorra, o Signore, la tua misericordia, affinché dai pericoli che ci sovrastano per i nostri peccati, meritiamo d'essere sottratti dalla tua protezione e salvati dal tuo aiuto.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 565-567
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