Messe latine antiche nelle
Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
Missale Romanum
MERCOLEDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA
La Stazione è nella Basilica di S. Cecilia. Questo tempio era una volta la casa dell'insigne Vergine Martire, che porta il suo nome. Il corpo di santa Cecilia riposa sotto l'Altar maggiore, insieme a quelli dei santi Martiri Valeriane, Tiburzio, Massimo, Urbano e Lucio.
lezione (Est. 13, 8-11, 15-17). - In quei giorni: Mardocheo pregò il Signore, dicendo: Signore, Signore, Re onnipotente, tutte le cose sono a te soggette, e non v'è chi possa resistere al tuo volere, se tu hai risoluto di salvare Israele. Tu facesti il cielo e la terra e tutto quello che si contiene nel giro dei cieli. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può resistere alla tua maestà. Or tu, o Signore e Re, o Dio di Abramo, abbi pietà del tuo popolo, perché i nostri nemici ci vogliono sterminare e distruggere la tua eredità. Non disprezzare il tuo retaggio che ti riscattasti dall'Egitto. Esaudisci la mia preghiera e sii propizio alla tua parte, alla tua porzione e muta in allegrezza il nostro lutto, affinché vivendo, o Signore, celebriamo il tuo nome: non chiudere la bocca di coloro che ti lodano, o Signore, Dio nostro.
La Chiesa, novella Ester.
Questo grido, alzato verso il cielo a favore d'un popolo condannato a perire, rappresenta le suppliche dei giusti dell'Antico Testamento per la salvezza del mondo. Il genere umano era esposto alla rabbia dell'infernale nemico, figurato da Aman. Il Re dei secoli aveva sentenziato il fatale decreto: Voi morirete certamente. Chi poteva ormai farne revocare la sentenza? Come Ester si portò ai piedi di Assuero e fu ascoltata, così Maria si presentò dinanzi al trono dell'Eterno e, per il suo divin Figlio, schiacciò la testa al serpente che ci teneva in suo potere. Così verrà annullato il decreto, e nessuno morrà, se non coloro che lo vogliono. Oggi la Chiesa, commossa dai pericoli ai quali si trova una gran parte dei suoi figli che vivono da tanto tempo nel peccato, intercede per loro, ripetendo la preghiera di Mardocheo. Ella supplica il suo Sposo di ricordarsi, che una volta li strappò dalla terra d'Egitto, e che per il Battesimo essi diventarono le membra di Gesù Cristo e l'eredità del Signore; e lo scongiura di'mutare nelle gioie pasquali la loro afflizione, e che non siano chiuse dalla morte le loro bocche, tante volte colpevoli nel passato, ma che oggi si aprono a domandar grazia, e un giorno, ottenuto il perdono, proromperanno in inni di riconoscenza al divino liberatore.
vangelo (Mt 20,17-28). - In quel tempo: Gesù stando per salire a Gerusalemme, presi in disparte i dodici discepoli, disse loro: Ecco, ascendiamo a Gerusalemme, e il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei principi dei sacerdoti e degli scribi, e lo condanneranno a morte, e lo consegneranno ai Gentili, per essere schernito, flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risorgerà. Allora s'accostò la madre dei figli di Zebedeo con i propri figlioli, adorando e in atto di chiedere qualche cosa. Che vuoi? le disse. Quella rispose: Di' che seggano questi due miei figlioli, uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra nel tuo regno. E Gesù rispose: Non sapete quello che domandate. Potete voi bere il calice che berrò io? Gli risposero : Lo possiamo. Disse loro: Il calice mio voi certo lo berrete: sedere però alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concedervelo, ma è per quelli cui è stato preparato dal Padre mio. Udito ciò gli altri dieci s'indignarono contro i due fratelli. Ma Gesù chiamatili a sé disse: Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano ed i grandi esercitano il potere sopra di esse. Ma tra di voi non sarà così; anzi chi vorrà tra di voi diventare maggiore sia vostro ministro. E chi vorrà tra di voi essere il primo, sia vostro servo. Come il Figlio dell'uomo non è venuto ad essere servito, ma a servire e a dar la sua vita in redenzione di molti.
L'annuncio della Passione.
Ecco davanti a noi la vittima che placherà la collera del Re dei re e salverà il popolo suo dalla morte. Figlio della novella Ester e Figlio di Dio, affronta ed abbatte la superbia di Aman nel preciso momento che il perfido crede di trionfare. S'avvicina a Gerusalemme, perché è là che dovrà avvenire il grande combattimento; e, cammin facendo, predice ai suoi discepoli tutto ciò che gli sarebbe accaduto: sarà consegnato ai prìncipi dei sacerdoti, i quali lo giudicheranno degno di morte; costoro lo rimetteranno al potere del governatore e dei soldati romani; egli sarà coperto d'obbrobri, flagellato e crocifisso, ma il terzo giorno risusciterà glorioso. Il Vangelo ci dice che Gesù, presili in disparte parlò ai Dodici; quindi tutti gli Apostoli intesero la sua profezia. Era presente Giuda, come lo erano anche Pietro, Giacomo e Giovanni, i quali nella trasfigurazione del loro Maestro sul Tabor avevano potuto, a differenza degli altri, conoscere la dignità di cui era rivestito. Nonostante questo, tutti l'abbandonarono: Giuda lo vendette, Pietro lo rinnegò, e quando il Pastore era in preda alla violenza dei suo nemici, tutto il gregge si disperse per lo spavento. Nessuno si ricordò ch'egli aveva predetta la sua risurrezione al terzo giorno, all'infuori forse di Giuda che, rassicurato da questo pensiero, osò tradirlo per una bassa cupidigia.
Tutti gli altri non videro che lo scandalo della croce; e bastò questo a far loro abbandonare il Maestro. Quale lezione per i cristiani di tutti i tempi! Com'è raro considerare la croce, per sé e per gli altri, come il suggello della predilezione divina!
Uomini di poca fede, noi ci scandalizziamo delle prove dei nostri fratelli, e siamo portati a credere che Dio li ha abbandonati per affliggerli; uomini di scarso amore, ci sembrano un male le tribolazioni di questo mondo, e ciò che costituisce il colmo della misericordia del Signore lo consideriamo come una durezza da parte sua verso di noi. Rassomigliamo alla madre dei figli di Zebedeo, i quali volevano occupare un posto glorioso, distinto accanto al Figlio di Dio, e ci dimentichiamo che, per meritarlo dobbiamo bere il calice ch'egli ha bevuto, il calice della Passione; ma dimentichiamo pure la parola dell'Apostolo che, "per essere glorificati con Gesù, dobbiamo anche soffrire con lui!" (Rm 8,17). Come il Giusto non è entrato in possesso della pace attraverso gli onori e le delizie, così anche il peccatore non lo potrà seguire, se non attraverso la via dell'espiazione.
PREGHIAMO
O Dio, che ripari ed ami l'innocenza, dirigi a te i cuori dei tuoi servi; affinché, possedendo il fervore del tuo spirito, siano stabili nella fede ed efficaci nelle opere.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 544-546
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