Messe latine antiche nelle
Venezie
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L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger
SABATO DI SETTUAGESIMA
Il peccato originale e l'Immacolata Concezione.
Il castigo decretato contro i nostri progenitori doveva coinvolgere tutta la loro discendenza. Ma per quanto fossero severe le pene, la più dura ed umiliante era la trasmissione del peccato originale, che avrebbe corrotto il genere umano fino all'ultima generazione.
I meriti del promesso Redentore potranno certamente applicarsi a ciascun uomo, secondo il piano stabilito da Dio; ma questa generazione spirituale, cancellando per sempre la lebbra che ci copriva, e restituendo all'uomo i diritti della divina figliolanza, non farà scomparire completamente tutte le cicatrici della nostra ferita mortale. Scampati dalla morte e restituiti alla vita, saremo sempre malati. L'ignoranza ottenebra lo spirito circa i supremi interessi che dovrebbero occupare tutti i nostri pensieri, ed una deplorevole inclinazione ci porta ad amare le illusioni. La concupiscenza riduce sempre l'anima schiava del corpo, e per sfuggire a tale abiezione la vita dell'uomo sarà una lotta senza quartiere. Lo spiccato amore all'indipendenza ci porta continuamente a desiderare di liberarci da ogni asservimento, come se non fossimo precisamente creati per servire. Il male diventa un fascino potente e la virtù ci ripaga in questo mondo con la semplice soddisfazione del dovere compiuto.
Perciò vi salutiamo pieni d'ammirazione ed amore, o Voi che siete la più pura creatura di Dio, e insieme nostra sorella! Figlia di Eva, voi non foste concepita nel peccato, e siete l'onore della nostra umanità. Scorre nelle vostre vene il sangue della prima Genitrice e il nostro. Siete, sì, la carne della nostra carne, ma siete Immacolata. Il decreto che ci condannava al marchio indelebile dell'eterna infamia non poteva mai riguardare la vostra purissima Concezione; il giorno che il vostro piede vittorioso schiacciò il capo al serpente, anch'esso comprese che non avrebbe mai potuto avere alcun diritto su di voi. In voi, o Maria, veneriamo la nostra natura, bella come uscì dalle mani di Dio, perché siete lo Specchio dell'eterna giustizia.
Nell'inclito splendore della vostra santità, ricordatevi di noi, gementi sotto il giogo e le conseguenze d'una colpa che non avete neppure lontanamente in comune con noi. Siete l'irreconciliabile nemica del serpente: vegliate su di noi, affinché il suo morso avvelenato non ci tocchi mai. Concepiti nel peccato e partoriti nel dolore, fate che la nostra vita non incorra mai nella maledizione divina. Condannati alla fatica, alla sofferenza ed alla morte, che la nostra espiazione ci sia salutare, per i vostri meriti ed il vostro aiuto. Sempre trascinati dalle cattive inclinazioni del cuore, ubriacati del presente, così facili a dimenticare e pronti ad ingannare noi stessi, il mostro del male ci divorerebbe continuamente, se non ci fosse elargita ad ogni istante la grazia del vostro Divin Figliolo, che ci fa trionfare di tutti i nemici interni ed esterni. Voi che siete Immacolata, e siete la Madre della divina grazia, ottenetecela sempre più abbondante e versatela su tutti coloro che si gloriano d'avere lo stesso vostro sangue.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 438-439