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VERONA, LETTERA APERTA DI DON GINO OLIOSI SUL SINODO> MI DIMETTO PERCHÉ LA DOTTRINA NON È SOTTOPONIBILE AL VOTO
Verso un colpo di stato
nella chiesa veronese?Proposta la convivenza prematrimoniale con "dignità presacramentale". "Il Vescovo, presente, non è intervenuto per escludere questa proposta come contraria alla Dottrina morale della Chiesa"
Don Gino Oliosi, 71 anni, già parroco di S. Fermo e Direttore del Centro Diocesano Toniolo, insegnante al Seminario di San Massimo e Direttore dello Studio Teologico San Zeno, poi parroco a Torri del Benaco, quindi della chiesa dei SS. Apostoli in Verona, attualmente canonico della Cattedrale, da sempre vicino a Comunione e Liberazione, in una lettera aperta ha criticato molto duramente l'indirizzo preso dal Sinodo Diocesano, di recente convocato dal Vescovo di Verona, S. E. Flavio Roberto Carraro. Don Oliosi espone in particolare gli errori di dottrina e di morale che sono emersi durante lo svolgimento del Sinodo, assecondati da chi poteva e doveva intervenire. I documenti sinodali saranno votati il 13 febbraio 2005, cioè domani, mentre il 14 maggio, vigilia di Pentecoste, è prevista la firma del Libro del Sinodo da parte di Mons.Vescovo.
Don Oliosi si è rivolto a tutti i sinodali e a tutti i preti della Diocesi di Verona con lo strumento della lettera aperta, essendogli stato impedito di scrivere a ciascuno. Infatti, la Segreteria del Sinodo gli ha negato gl'indirizzi degli altri membri dell'assise, della quale egli pure faceva parte. "Ho avuto la netta sensazione - scrive Oliosi - di essere considerato come una persona pericolosa, quasi attentassi a sovvertire un risultato già faticosamente acquisito da alcuni Mi chiedo: Ma è già stato deciso il risultato finale del Sinodo? Ed, eventualmente, da chi?".
Commentando i risulti finali dell'assemblea sinodale, i suoi lavori e i comportamenti tenuti dalla fazione progressista, don Oliosi parla senza mezzi termini di "piccolo 'colpo di Stato' perpetrato da pochi privilegiati che porterebbe per i prossimi decenni dannose conseguenze per la Chiesa che è in Verona". Ma il vicario episcopale mons. Franco Fiorio, al quale sembra essere stata affidata l'effettiva guida del Sinodo, con metodi che a qualcuno sono sembrati quasi "sovietici" ha accusato don Oliosi di "rottura di comunione": non disturbare, tacere, non mettere in forse quanto è stato fatto. Il problema è appunto che è stato e che cosa sarà fatto. Sembra che si voglia impedire di parlare a difesa della dottrina della Chiesa. A ogni buon conto, la risposta del sacerdote è stata che la "rottura di comunione" si deve imputare semmai a chi, attraverso l'assemblearismo del Sinodo, cospira a "impedire che il Vescovo possa esplicare in piena libertà il suo ruolo di guida".
Don Oliosi, nella sua lettera, presenta cinque rischi, "visti emergere nel percorso e non adeguatamente risolti e non risolvibili sottoponendo tutto a votazione".
1. Si rende normativa non la dottrina del Catechismo, ma la teologia Studio Teologico San Zeno. Il concubinato spacciato al Sinodo come un presacramento
Per don Oliosi c'è il pericolo che il Sinodo e quindi la chiesa veronese adottino non la dottrina sempre insegnata dalla Chiesa cattolica, bensì un particolare indirizzo teologico, come quello emergente dallo Studio Teologico San Zeno e dall'Istituto di Scienze Religiose. Tale indirizzo al Vescovo sembra legittimo; ma per don Oliosi implica "rischi in rapporto alla Dottrina di fede". Non sono i teologi a fare la dottrina della Chiesa (essi ricercano soltanto) bensì il Magistero del Papa e dei vescovi in unione con lui. Un Sinodo non può cambiare la dottrina della Chiesa Cattolica; può soltanto indicare alcuni metodi nel lavoro di apostolato. Di fatto il Sinodo Diocesano ha dato mano libera a "molti dell'area del 'dissenso' ecclesiale". Il Vescovo ha abdicato alla sua funzione di dirigere personalmente il Sinodo; ma anche quand'era presente, l'Eccellenza Carraro non ha corretto gli errori contenuti nelle proposte di alcuni sinodali: "Cito un caso. Da una sinodale è stato proposto che come i religiosi prima della professione perpetua hanno il noviziato, è auspicabile che i futuri sposi abbiano, prima del matrimonio, un periodo di convivenza. Con questa proposta la convivenza non viene solo tollerata, o capita, ma viene elevata a una dignità presacramentale. Il Vescovo, presente, non è intervenuto per escludere questa proposta come contraria alla Dottrina morale della Chiesa. Non solo, ma concludendo la seduta ha affermato: Anche quest'oggi abbiamo sentito tutte belle proposte ". Anche sul piano liturgico e musicale è prevalso l'indirizzo progressista, a dispetto del patrimonio spirituale e musicale tradizionale.
2. L'egualitarismo del Sinodo mette i sacerdoti in subordine rispetto ai fedeli laici
Don Oliosi ricorda che la Chiesa ha un duplice sacerdozio; quello dei preti e quello comune a tutti i battezzati. Al Sinodo, addirittura, non è mancato chi ha proposto di eliminare il Consiglio presbiterale o la Congrega del clero, per lasciare solo il Consiglio pastorale, vale a direun'adunanza di preti e laici, senza distinzione alcuna e con una formazione eguale per tutti.
3. Il Sinodo non si è interessato delle tensioni fra parrocchie e movimenti ecclesiali
Don Oliosi dice che la parrocchia e l'Azione Cattolica operano su un determinato territorio; invece il movimento ecclesiale investe le persone che ne condividono il carisma specifico. Specialmente il movimento carismatico, che trae origine dai Pentecostali protestanti, presenta invece problemi con i suoi esorcismi (diversi da quelli approvati) e le sue preghiere di liberazione. Altri problemi si pongono con i gruppi neocatecumenali. Ma di tutto ciò il Sinodo non si occupa e tace.
4. Al Sinodo l'ecumenismo produce relativismo religioso, per cui una religione vale l'altra. Non si dice più che la vera Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica
Don Oliosi critica il "relativismo ecclesiologico", per il quale una Chiesa (o una religione) vale l'altra e dice che si deve "riconoscere la Chiesa cattolica come la vera continuazione storica della Chiesa che Cristo ha fondato", cosa che il Sinodo si è ben guardato dal fare. Non è la Chiesa ad essere divisa, ma i cristiani: la Chiesa, dice Don Oliosi, rimane una. Perché dunque non dire chiaramente agli acattolici questa e altre verità? Agli orientali (cosiddetti ortodossi) e protestanti occorre dire che "la verità non deve mai offendere quando è presentata con carità".
5. Il Sinodo non parla della Madonna
C'è da temere, secondo Don Oliosi, che "dal percorso sinodale e dal Libro del Sinodo emerga un volto di chiesa con l'assenza totale della connotazione mariana". In tal modo si contraddice in modo diretto quanto stabilisce il Direttorio per il ministero episcopale dei Vescovi, 35.
In conclusione, è vero che i documenti sinodali sono consultivi e che il Vescovo è libero di accoglierli o meno. È vero che il Vescovo dovrebbe essere l'unico legislatore nella sua diocesi. Ma esosi conto che i documenti sinodali venivano resi inemendabili e blindati dai progressisti, don Oliosi ha chiesto che fosse inserita nei testi almeno una nota preliminare (Nota previa) che riconoscesse il catechismo come norma vincolante per tutti: Vescovo, teologi e fedeli laici. Ha addirittura predisposto una bozza di lettera contenente questo genere di richiesta, da indirizzare a Mons.Vescovo da parte di quei membri del Sinodo che volessero farlo. Don Oliosi difende la Tradizione da lui definita come "Dottrina di fede che accompagna in continuità dinamica il progredire di Cristo nella storia" e lamenta d'essere stato emarginato nel Sinodo in particolare da parte di mons. Fiorio, tanto che una proposta dello stesso don Oliosi sulla spiritualità del clero è rimasta lettera morta.
Per non essere corresponsabile del "colpo di Stato" che si prospetta all'interno della chiesa veronese, don Gino Oliosi si è dimesso sia dal Consiglio Presbiterale, che dalla Segreteria, che da membro del Sinodo, "a motivo di rischi visti emergere nel percorso e non adeguatamente risolvibili sottoponendo tutto a votazione"; tanto più che nei testi del Sinodo non si distingue fra dottrina e pastorale. Giacché "la dottrina non è mai sottoponibile al voto sinodale". Don Oliosi dichiara tuttavia che si sottometterà ai decreti del Vescovo e del Vescovo soltanto (nel link qui sotto si può vedere il testo integrale della lettera aperta).
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