Messe latine antiche nelle
Venezie
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Retromarcia della Curia veronese!
"Quella chiesa verrà data ai nostri fratelli luterani come segno tangibile del progetto di comunione e dialogo ecumenico promosso in questi ultimi anni, a testimonianza di un continuo processo di avvicinamento", così le dichiarazioni rilasciate un anno fa dal pensionando (Deo gratias!) direttore di Verona Fedele, don Bruno Fasani (cfr. Corriere di Verona, 12 gennaio 2005). Si riferiva alla consegna ai luterani della chiesa di San Pietro Martire, già casa natale del grande domenicano co-Patrono di Verona, sita in Via Sant'Alessio, in quartiere Santo Stefano, di recente restaurata con il contributo pubblico: 100mila euro da parte della Regione del Veneto e 32.025,00 euro da parte del Comune di Verona (delibera n. 425, del 23/XI/05).
I luterani avrebbero dovuto farvi il loro ingresso nel maggio 2005. Ma, nel frattempo, erano cominciate le clamorose iniziative di protesta dei cattolici tradizionalisti contro un così grande scandalo: i luterani sono infatti gli eredi spirituali di quegli eretici catari, per mano dei quali il grande Santo Inquisitore, celebre in tutto il mondo per i suoi miracoli, fu martirizzato il 6 aprile 1252, nei pressi di Seveso (MI).
La sezione veronese di Una Voce, associazione internazionale che si batte in tutto il mondo per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana, aveva raccolto sul proprio sito centinaia di messaggi di protesta da tutti i continenti e inoltrato in giugno al Vescovo di Verona Flavio Roberto Carraro e alla Curia romana, altrettante firme sotto una pubblica petizione con cui chiedeva che la chiesa di San Pietro Martire non fosse rilasciata ai luterani. Seguiva in settembre un volantinaggio innanzi alla chiesa di San Tommaso, occupata dagli zingari.
Il risultato di tutte queste campagne si può misurare in un pieghevole, diffuso il 17 gennaio c.a. dalla Curia scaligera e dal S.A.I. (Segretariato Attività Ecumeniche) nel quale la "chiesa evangelica luterana", si legge, è allogata "presso S. Maria del Terraglio", sull'omonima via, assai più modesta e decentrata, sempre in quartiere Santo Stefano, con celebrazioni domenicali alle ore 10.
Ferma la contrarietà di principio ad assegnare qualsiasi chiesa cattolica ad un uso cultuale diverso da quello per cui era stata progettata e consacrata, specie a religioni separate e lontane tuttora anni luce dall'autentica dottrina dell'unica Chiesa fondata da Gesù Cristo, non si può non esprimere soddisfazione per la rinunzia, quanto meno in via temporanea, da parte del Vescovo Carraro e dei suoi collaboratori, ad un progetto tanto contrario al perenne insegnamento della Chiesa, che condanna ogni indifferentismo e relativismo religioso, e che urta la sensibilità dei fedeli e la loro devozione a uno dei principali Santi Protettori della diocesi.
Salgono intanto a 25 le chiese e cappellanie elargite dalla Curia di Verona a comunità cristiane e non, specie terzomondiali, diverse delle quali elevate parrocchie personali. Rimane invece ancora sorda la Curia, con un'evidente discriminazione imputabile solo a un pregiudizio progressista da cui la stessa Curia è affetta, alla costituzione in Santa Toscana o in altra chiesa di Verona di una parrocchia personale di rito romano antico, con un sacerdote di formazione tradizionalista, come chiesto da anni da duemila fedeli. Nei fatti qualcosa che somiglia a una parrocchia tradizionalista già c'è, ma la legittimazione sotto il profilo giuridico tarda ancora. Dopo l'avvento di Papa Ratzinger, per quanto tempo ancora potrà rimanere sordo l'episcopio veronese?
Il Presidente Una Voce - movimento tradizionalista cattolico
prof. Maurilio Cavedini
da "Infoverona.it", 20 gennaio 2006
www.infoverona.it
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Inserito il 17 febbraio 2006
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