Messe latine antiche nelle
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Proibito ai predicatori citare la Bibbia?
Come si vede si stanno ponendo le basi per perseguitare "legalmente" la religione. Alla faccia della "libertà" di espressione... Un clima per vari aspetti simile a quello che c'era a Sodoma e Gomorra prima della distruzione. Ovviamente la causa della distruzione è più prudente non dirla, anche se per ora leggere la Bibbia non è ancora vietato.
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SINISTRA TOTALITARIA:
le insidie delle leggi sugli "orientamenti sessuali"
(Corrispondenza romana) La condanna inflitta in primo grado al pastore luterano svedese Ake Green (cfr. CR 865/01), è un campanello d'allarme sulla nuova ondata di intolleranza che si sta diffondendo in Occidente. Per la prima volta nella storia, a quanto è dato sapere, un religioso è stato condannato, anche se poi assolto in appello, per le sue posizioni in materia di morale sessuale, avendo "osato" citare, durante un'omelia, alcuni passi biblici di condanna dell'omosessualità.
L'avvento delle leggi di tutela di non meglio definiti "orientamenti sessuali", che vietano ogni forma di discriminazione di tali orientamenti, sta infatti ponendo in tutto il mondo una seria minaccia alla libertà di espressione, compresa quella religiosa. Per questo alcune delle più importanti organizzazioni internazionali impegnate sul fronte dei diritti civili si sono assunte la difesa del religioso. Così, nell'aula giudiziaria nella cittadina di Jonkoping, a fianco di Ake Green c'erano gli esperti legali dello "Sweden's Christian Jurists Network", quelli della branca svedese dell'"Helsinki Commission", gli avvocati dell' "Advocates International" ed i giuristi statunitensi del "Becket Fund".
La difesa ha avuto buon gioco nel mettere in evidenza le contraddizioni della legge sugli "orientamenti sessuali". Questi, in sintesi, gli argomenti usati dai legali di Green. I 65 versi tratti dalla Bibbia che il pastore Green ha citato, sono usati nella predicazione cristiana da 2000 anni. Secondo i trattati internazionali il pastore Green, o chiunque altro, ha il diritto di citare la Bibbia nelle proporzioni che meglio crede, senza necessità di conformare il proprio credo religioso sugli standard di morale sessuale imposti al pubblico dall'industria cinematografica o dalla televisione.
La tesi che per un gruppo sia prevista una tutela più grande, e che sia preferito ad altri, è l'antitesi della giurisprudenza sui Diritti Umani. È pacifico che il concetto di libertà di espressione preveda il dissenso, l'indignazione e anche la rabbia nei confronti di coloro con cui si è in disaccordo. Il prezzo che la società deve pagare alla libertà di espressione è il rischio che qualcuno si senta offeso per le opinioni espresse. La libertà di espressione e la tolleranza non sono una strada a senso unico, e non è lecito usare leggi antidiscriminazione per imporre il proprio stile di vita a chi non vuole riconoscerlo o vendicarsi per torti subiti in passato.
Per la giurisprudenza consolidata esiste una "persecuzione" allorquando ci sia la perdita della vita, di un arto, della libertà o della proprietà. Le parole di un sermone non sono una "persecuzione", anche se delle persone si possono sentire offese per queste. Ci vuole ben altro che delle parole.
I legali del pastore hanno inoltre sottolineato come la legge svedese, e quelle analoghe che si stanno approvando in altre nazioni, creino una grande area di incertezza giuridica, non venendo mai definiti quali siano gli "orientamenti sessuali" che non possono essere criticati. Ogni condotta sessuale infatti è un "orientamento". Come bisogna considerare, per non finire in carcere, la bigamia, la poligamia, l'incesto, la bestialità, la promiscuità, la pedofilia e l'adulterio? In Svezia, o ovunque esista questa legge, religiosi che predicano in materia di morale, o anche semplici fedeli, rischiano ogni volta una condanna perché una particolare minoranza si è ritenuta offesa e "perseguitata"?
Il processo ad Ake Green sembra proprio il primo episodio di una rinnovata e più ampia offensiva dichiarata dalla "Nuova Sinistra" contro la libertà e i (veri) diritti civili.
da "Corrispondenza Romana" 890/01 del 26 febbraio 2005
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