Messe latine antiche nelle
Venezie
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PROPOSTO DA MONS. ANDREA MONTEZEMOLO
Uno stemma assurdo
Lo stemma papale di Benedetto XVI proposto in questi giorni viola tutte le regole dell'araldica ed eliminando la tiara toglie il segno del Primato del Romano Pontefice a vantaggio di un errato concetto di collegialità
di Maurizio Bettoja*
Un articolo dell'Osservatore Romano del 28 aprile 2005, firmato da mons. Andrea Montezemolo, ci illustra il nuovo stemma papale proposto ed ideato dal suddetto prelato.
A parte la scadente qualità artistica e grafica, le infelici innovazioni introdotte da Montezemolo sono: la sostituzione della tiara Pontificia con una buffa mitria zebrata; l'aggiunta di un pallio sotto la punta dello stemma. Inoltre nell'arma è conservato il quarto della diocesi di Monaco di Baviera.
Come è noto, è al Vescovo che spetta la mitria quale espressione della sua carica e giurisdizione, ed il pallio, qualora concessogli dal Sommo Pontefice. Con l'introduzione della mitria e del pallio viene a cadere la funzione precipua dello stemma, cioè quella di identificarne il possessore ed indicare le dignità da lui ricoperte. Il triregno con le chiavi identificano inequivocabilmente il Sommo Pontefice da oltre un millennio, e lui solo: privo del triregno, ma con l'aggiunta del pallio, nonostante le orfane chiavi, lo stemma assomiglia a quello di qualsiasi Vescovo. Montezemolo sembra ignorare che gli ornamenti esteriori permettono di esprimere il munus ed il rango di colui a cui appartengono, che nel caso del Sommo Pontefice sono la giurisdizione universale ed il Magistero Petrino.
Ipocrita compromesso, la mitria ostenta tre brutte strisce unite da un'altra striscia verticale, che con goffo simbolismo vorrebbero ricordare le tre simboliche corone della tiara.
Assurdo l'inserimento del quarto della Diocesi di Monaco e Frisinga nello stemma Papale: le diocesi dipendono dal Papa, che non è il loro Vescovo; così non solo il superiore porta l'arma dell'inferiore, ma porta lo stemma che compete a colui che è l'effettivo titolare della Diocesi; portando tutti e due il medesimo stemma, viene ulteriormente a cadere l'aspetto identificativo dell'arma stessa.
Né Paolo VI né Giovanni Paolo II hanno mai rinunciato a portare il triregno sulle loro armi o sentito la necessità di questo gesto così esteriore e forzato. Capziosa poi è l'argomentazione che da Paolo VI in poi i Papi non l'hanno usato: ricordiamo che uno splendido triregno è stato donato a Giovanni Paolo II dagli Ungheresi. Con la stessa motivazione dunque dovrebbero scomparire anche i cappelli con i fiocchi sugli stemmi dei prelati, non più portati da lungo tempo, o le corone su quelli di tanti Re.
Benché sottaciuto dall'articolo di Montezemolo, è evidente la gratuita e non richiesta da alcuno volontà di rottura coll'identità e la tradizione del Primato Petrino, il superficiale ecumenismo che si evidenzia nel far scomparire gli elementi che indicano il Sommo Pontefice (la tiara e le chiavi) e la sua giurisdizione universale, inutile tentativo di captatio benevolentiae nei confronti delle altre Chiese e delle denominazioni protestanti, evidenziando invece quelli "egualitaristici" del pallio e mitria comuni a tutti i vescovi, e dando una spinta alle aspirazioni alla collegialità di tutti coloro che ambirebbero contare di più, e che forse, non potendo pretendere la tiara, si accontentano di levarla al Papa...
Si tratta di un pasticcio "politicamente corretto" che, se poteva ancora avere un senso (non una giustificazione) trent'anni fa, oggi è un gesto antistorico, non richiesto e certamente lontano dallo spirito di Verità che anima da sempre il Pontefice.
* Segretario nazionale di Una Voce-Italia
Nuovo stemma papale proposto da mons. Montezemolo
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