Messe latine antiche nelle
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Messa in latino,
la battaglia dei tradizionalistiL'associazione Una Voce riapre la querelle sulla celebrazione della messa secondo il rito antico a San Rocco:
"Nessun ci ha risposto nel merito, contro di noi solo accuse infondate. E il vescovo non ha mosso un dito"
Su VicenzaPiù del 18 febbraio 2009, p. 13, è apparsa un'intervista a don Alessio Graziani e una lettera a firma di Italo Francesco Baldo relative alla questione della messa in latino sollevata dalla sezione vicentina di Una Voce. Vorrei prima di tutto obiettare a quanto affermato nella suddetta lettera, che la nostra associazione non è un fantasma e, soprattutto, ha solide radici vicentine, visto che chi scrive è nato e cresciuto nella diocesi berica, così come altri che collaborano o hanno collaborato con la nostra associazione.
Qualcuno ci accusa di essere formalisti, o di essere troppo rigidi e di non guardare alla sostanza delle cose: noi crediamo di essere semplicemente prudenti. Quando si parla di liturgia, del resto, il confine tra sostanza e forma è veramente molto sottile, talvolta inesistente. Così, almeno, si pensava un tempo, quando si dava la giusta importanza alle cose di Dio! Del resto, a cosa servirono secoli e secoli di norme, decreti e precisazioni sul modo di celebrare la Santa Messa? Alcuni forse ritengono che fosse un modo come un altro per assegnare benefici ecclesiastici a questo o a quel dignitario della Curia romana ma, visto che ora il clero "si sporca le mani" e vive grazie al sudore della propria fronte, non c'è più bisogno di sclerotizzare la Chiesa; si può quindi liberarla e renderla creativa… E ne vediamo da qualche lustro i più gustosi risultati! Eh sì, 40 anni di faciloneria liturgica (e non accusiamo il messale di Paolo VI, ma chi quotidianamente ne dà un'immagine grottesca) hanno cancellato nella mente di buona parte del clero e dei fedeli il concetto stesso di rito.
Del resto don Graziani lo afferma apertamente: "c'è un confronto tra diverse concezioni del cristianesimo", e sappiamo fin troppo bene che lo stile di cattolicesimo derivante dalla messa in rito antico non piace alla stragrande maggioranza del clero il quale, anzi, lo vorrebbe distrutto per sempre!
La dettagliata lettera che, alcune settimane fa, Una Voce ha recapitato a Mons. Arcivescovo esponeva una serie di abusi liturgici (ci scusino coloro che ancora temono le crociate, ma il termine giuridico è proprio questo!) compiuti durante le messe celebrate a San Rocco: forse non sarebbero tali in relazione al messale nuovo, ma lo sono rispetto a quello antico, proprio nell'edizione del 1962 che si dice di seguire in quella chiesa vicentina. Qualcuno, anzi, potrebbe rileggere con maggiore attenzione l'ultima edizione del messale di Pio V e vedrebbe, ad esempio, che non contiene una sola riga in lingua italiana, mentre la messa di San Rocco… beh, parla italiano meglio del sottoscritto.
Ci hanno fatto notare di essere stati poco caritatevoli verso qualcuno, e ce ne dispiace; ora però ci chiediamo: è forse carità verso Gesù Cristo disobbedire alle leggi del suo Vicario in terra? È forse carità canzonare o ignorare chi cerca di correggere il prossimo con giuste ammonizioni? No, ovviamente! Sembra però che il vescovo Nosiglia (che, ricordiamo, è il primo responsabile della liturgia in diocesi) non abbia molto a cuore il modo con cui il suo clero celebra i divini misteri. Del resto, pur avendo promesso di intervenire, Sua Eccellenza non ha finora mosso un dito.
Dal canto suo, invece, Mons. Tamiozzo non ha neppure voluto ascoltarci quando cercammo di parlargli di alcune basilari norme del rito tridentino (qui non si tratta di formalità da rispettare, ma di vera e propria identità, visto che senza determinati caratteri il rito non è più quello): infatti, non lo mettiamo in dubbio, le conosceva perfettamente! E ne dà prova la messa che, due volte al mese, celebra a San Rocco con grande umiltà e spiritualità, non certo secondo il Motu Proprio di Benedetto XVI, né secondo il messale del Beato Giovanni XXIII. Chi ha il coraggio di affermare che le nostre rimostranze sono stupidaggini, lo può fare, purché le confuti punto per punto, citando i relativi decreti della Santa Sede: del resto, chiunque può leggere la lettera che abbiamo spedito al vescovo, visto che è pubblicata sul nostro sito internet (www.unavoce-ve.it/vicenza.htm). Chi, invece, non ha argomenti per replicare, può continuare a lanciare accuse infondate.
La sezione vicentina di Una Voce ha fatto e detto tutto quello che poteva: del resto, se anche gli dèi, talvolta, combattono invano, ancor più spesso può succedere a noi poveri mortali.
Massimo Bisson
da "VicenzaPiù" n° 142, 28 marzo 2009, p. 2
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Inserito il 3 aprile 2009
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