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VENEZIA
Gregoriano, istruzioni per l'uso: "principianti" a lezione
VENEZIA - Sta all'origine della civiltà musicale europea. È il canto della Chiesa cattolica d'Occidente. Eppure, sono in pochi a conoscerlo. E tanto meno a praticarlo. "Un vero peccato, perché la bellezza e l'utilità del canto gregoriano non hanno paragoni". A dirlo non è un attempato sacerdote, magari legato a un'educazione un po' datata, bensì un giovane musicista: Massimo Bisson, 28 anni, vicentino con una laurea in Storia e Conservazione dei Beni Architettonici e Ambientali e un diploma in organo. Anche a lui si deve il Corso di Canto Gregoriano che partirà sabato a Venezia. Articolato in quattro lezioni di due ore ciascuna (con cadenza settimanale e inizio alle 16), il ciclo si terrà presso il collegio dei Gesuiti (zona Fondamente Nove, info 347-1005071). La partecipazione è gratuita. "L'iniziativa nasce dalla proposta di alcuni amici desiderosi di avvicinarsi con maggior consapevolezza a questo repertorio", spiega Bisson. "Fondamentale, a questo proposito, si è rivelata la collaborazione di Nicola Lamon, che terrà con me le lezioni". "Il corso - prosegue - è indirizzato a chiunque desideri approfondire il canto gregoriano non solo attraverso l'ascolto, ma anche con la pratica. Da alcuni decenni - constata - questo patrimonio è caduto nel dimenticatoio". La causa? "Le riforme introdotte dal Concilio Vaticano II nell'ambito liturgico e il conseguente decadimento culturale, sia del clero che dei fedeli". Anche da parte dei sacerdoti? "Certo. Le chiese che oggi praticano il rito in lingua latina e che utilizzano il canto gregoriano sono pochissime. Pare infatti che questo repertorio sia di troppo difficile accesso". L'inavvicinabilità del gregoriano: un mito da sfatare, quindi? "Sì. Proprio questo è l'obiettivo che ci proponiamo. D'altronde l'interesse c'è, soprattutto da parte dei giovani". "L'apprezzare questo tipo di canto - sottolinea - è segno di maturità intellettuale e spirituale. Il gregoriano sviluppa inoltre il senso estetico". Qualche regola di base? "Innanzitutto, una buona pronuncia del testo. Poi la cura della voce". Oggi il gregoriano sopravvive soprattutto in forma di concerto. Cosa ne pensa? "Il luogo più adatto sarebbe la chiesa - dice - In ogni caso, ben vengano anche le altre forme di utilizzo. Nel nome dell'arte e dello spirito".
Anna Maria Girelli Consolaro
da "Corriere del Veneto", 20 maggio 2004
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