Messe latine antiche nelle Venezie
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Verona, mons. Carraro non merita

Paolo Granzotto nella risposta alla lettera di un lettore - pubblicata ne Il Giornale del 15 maggio 2007 e qui sotto riportata - afferma che non merita di essere preservato da giuste proteste "chi (anche se è un prete, ndr) svende ai luterani una chiesa titolata a San Pietro Martire". A chi vuole riferirsi Granzotto? evidentemente, innanzi tutto, all'ex vescovo di Verona mons. Flavio Carraro, ora amministratore apostolico fino all'ingresso del nuovo vescovo; poi al suo vicario generale mons. Franco Fiorio, di cui si ricorda che nel 1994, quando era parroco di San Giovanni Lupatoto, ha fatto rappresentare nel teatro parrocchiale lo spettacolo blasfemo "Mistero buffo" (L'Arena, 30 ottobre 1994), e che ora sembra lascerà Verona per andare come vescovo in una diocesi dove avrà la possibilità di denegare liberamente la messa antica ai cristiani che la chiedono; ancora, a mons. Antonio Finardi, parroco del duomo di Verona, il quale ha mostrato apertamente la propria intolleranza verso chi si permette di non essere d'accordo su S. Pietro Martire ai luterani, e la cui responsabilità morale nei fatti del 15 aprile sul sagrato del duomo non sembra affatto da escludere. Che altro c'è da dire? Verona è davvero una bella diocesi, in cui abbonda carità fraterna, moderazione, rispetto e soprattutto eleganza e "savoir faire".

Fabio Marino

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Quei preti "creativi" che
fanno male alla Chiesa

 

Caro Granzotto, vorrei esprimerle un mio commento sul recente episodio di Verona che ha visto, sul sagrato del Duomo, contrapporsi i cattolici tradizionalisti e il parroco del Duomo di Verona, un diacono e altre persone. Motivo, come sappiamo, l'intolleranza verso alcuni giovani cattolici tradizionalisti che pacificamente e ormai da mesi si battono per contestare la decisione del Vescovo di Verona di concedere la chiesa di San Pietro Martire, coprotettore della città scaligera, ai luterani.

"Non ne possiamo più" ha detto il Monsignore Parroco del Duomo. Ritengo che manifestare pacificamente distribuendo dei volantini sia una cosa del tutto normale in uno Stato liberale e che le autorità religiose veronesi dovrebbero meditare invece del grave errore che stanno compiendo nel cedere la chiesetta di San Pietro a chi è fuori dalla chiesa cattolica per propria vecchia scelta e come atto di superbia verso la Chiesa stessa. Questi signori non hanno ancora capito che queste scelte e decisioni non possono passare come un atto di ecumenismo che a mio parere, guarda caso, si esprime sempre da una sola parte: quella buonista o meglio del "siamo tutti uguali verso Dio".

Ps: avevo appena finito queste righe, quando vengo a sapere che la parrocchia di Santo Stefano, nel cui territorio è sita la chiesa dl San Pietro Martire, e l'Ufficio Ecumenismo della diocesi di Verona organizzano un pellegrinaggio in Germania sulle orme di Lutero sui luoghi dove visse, tradì la Chiesa (Wittemberg) e morì; inclusa la partecipazione a un culto luterano. I tradizionalisti risponderanno con volantinaggi a tutte le messe. Che pensare?

   Mansueto Bassi - Mantova

Caro Bassi, ha visto bene la pubblicità per invogliare i contribuenti a destinare 1'8 per mille alla Chiesa cattolica? Il prete in tonaca è sparito, sostituito da un tipo in maglietta e il sembiante che richiama un Gino Strada un po' più vecchiotto. Il tipo abbraccia due indios del Mato Grosso, altri se ne vedono sullo sfondo. Volendo far capire e non capire, suggerire, diciamo, che il tipo in t-shirt è un sacerdote, gli hanno messo al collo una collana. Di quelle etniche, che sono tanto di moda, con globi di legno infilati uno via l'altro. Potrebbe essere anche un rosario, perché no.

Dico potrebbe perché il rosario comprende, oltre ai grani, una croce. E in effetti dalla collana del bravuomo in maglietta qualcosa pende. Forse una croce. E stavolta dico forse perché la croce, se croce è, si presenta di taglio. Non si distinguono le due braccia. Osservando con molta attenzione si può scorgere però l'ombreggiatura che l'oggetto proietta sulla t-shirt, una sagoma a forma di croce. Ombra, dunque. Solo ombra. Nella pubblicità nulla è lasciato al caso: ogni particolare, ogni parola e ogni immagine è studiata e ristudiata. Quella croce messa di taglio in modo da nasconderne il connotato, i valori attributivi (per non parlare dell'abbigliamento casual dell'eventuale sacerdote) è dunque voluta.

Ecco, caro Bassi: con una Chiesa che ha nel suo seno dei "creativi" che chiamati a esporne l'immagine promozionale ne nasconde, o se vogliamo essere generosi ne confonde l'identità, io ritengo sia un miracolo che parroci come quello del Duomo di Verona non siano più numerosi e attivi. Parroci insofferenti alle invocazioni del proprio gregge - "Non ne posso più!" -, parroci che si concedono giri di valzer coi protestanti nel nome di un ecumenismo che assume sempre più l'aspetto dell'abiura. Non dategli tregua. Si, lo so, un buon cristiano deve essere caritatevole, ma solo con chi se lo merita. E chi svende ai luterani una chiesa titolata a San Pietro Martire, niente da fare, non se lo merita.

Paolo Granzotto

 

da "Il Giornale", 15 maggio 2007
www.ilgiornale.it

 

 

 

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Verona, rettoria di S. Toscana

 

 

 

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Inserito il 24 maggio 2007

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