Messe latine antiche nelle
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Una riforma preconciliare
L'abolizione della Veglia di Pentecoste
Mons. Gromier: "Si fa mentire il messale nel Canone"
di Francesco G. Tolloi
"La Vigilia di Pentecoste non ha più nulla del suo carattere battesimale, divenuta un giorno come un altro facendo mentire il messale nel Canone. Tale vigilia era un vicino imbarazzante, un rivale temibile (della veglia del Sabato Santo, ndr). La posterità istruita sarà probabilmente più severa di quanto non lo sia l'opinione attuale a riguardo dei pastorali".
Con queste parole monsignor Léon Gromier, durante una conferenza tenutasi a Parigi nel 1960, stigmatizzava l'abolizione della liturgia vigiliare di Pentecoste (tradizionalmente strutturata al modo del Sabato Santo) a conseguenza dell'instaurazione del nuovo Ordo della Settimana Santa promulgato nel 1955. Il prelato francese, consultore della Sacra Congregazione dei Riti, mette a nudo una contraddizione che viene ad aprirsi con l'abolizione della veglia: all'Hanc igitur il sacerdote "mente" riferendosi a coloro i quali regenerare dignatus es ex aqua et Spiritu Sancto. Dette parole alludono, con nitore e tutta evidenza, a una liturgia di carattere battesimale che mette in stretta relazione la vigilia di Pentecoste con quella di Pasqua: la stessa rubrica relativa all'Hanc igitur viene a far luce in tal senso. Il testo proprio si adopererà dalla messa della Veglia pasquale al Sabato in Albis, nonché dalla Vigilia di Pentecoste al Sabato seguente (delle Quattro Tempora). La rubrica del messale nell'edizione sesta dopo la tipica del 1920, approvata l'8 settembre 1952, ce lo viene a chiarire più precisamente, individuandone la collocazione specifica nelle messe che si celebrano dell'Ottava o in cui si faccia commemorazione dell'Ottava in questione. Nell'edizione tipica del 1962, l'Hanc igitur proprio è ancora mantenuto per Pentecoste, la sua Vigilia e la sua Ottava, anche se la veglia battesimale, e quindi il battesimo, di cui parla la formula, non c'è più.
La riflessione di monsignor Gromier apre interessanti spunti e indirizzi di ricerca che dovrebbero aiutare, e anzi spronare, coloro i quali "si sentono legati alle antiche forme del rito romano" a superare gli schemi che individuano uno status quo del rito romano all'apertura del Concilio Vaticano II, e ne contrappongono un altro, posteriore e successivo, quasi opposti. In realtà una seria ricerca dovrebbe essere intrapresa proprio in quella che qui definiremo "riforma prima della riforma" che si delinea soprattutto negli anni cinquanta del declinato secolo. Da un'analisi attenta di queste riforme potremo senz'altro mutuare dati imprescindibili che ci permetteranno di far chiarezza e di orientarci a un'importante riflessione indirizzata a rispondere a una domanda di non poca complessità: fino a che punto delle riforme serbiamo un rito romano tradizionale vero e proprio? Solo con queste analisi, condotte senza pregiudizio di sorta, potremo riappropriarci con piena coscienza del rito che amiamo e di cui perseguiamo il libero uso.
IL MESSALE DEL 1920 (ED. VI 1952)
In Paschate et in Pentecoste tantum, tenens manus expansas super oblata, dicit :
H
ígitur oblatiónem servitútis nostræ, sed et cunctæ famíliæ tuæ, quam tibi offérimus pro his quoque, quos regeneráre dignátus es ex aqua, et Spíritu Sancto, tríbuens eis remissiónem ómnium peccatórum, quaésumus, Dómine, ut placátus accípias : diésque nostros in tua pace dispónas, atque ab ætérna damnatióne nos éripi, et in electórum tuórum júbeas grege numerári. Jungit manus. Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
Sic dicitur a Sabbato sancto usque ad Sabbatum in Albis inclusive in omnibus Missis, quæ de Octava celebrentur, aut cum ejus Commemoratione habeantur; et a Vigilia Pentecostes usque ad Sabbatum Quatuor Temporum inclusive in omnibus Missis, quæ de Vigilia vel de Octava celebrentur, aut cum alterutrius Commemoratione habeantur.
da Missale Romanum ex Decreto Sacrosancti Concilii Tridentini restitutum Summorum Pontificum cura recognitum, editio sexta post typicam, Typis Polyglottis Vaticanis, 1954, p. 315.
IL MESSALE DEL 1962
A MISSA VIGILIÆ PASCHALIS usque ad sabbatum in albis et a VIGILIA PENTECOSTES usque ad sequens sabbatum.
H
ígitur oblatiónem servitútis nostræ, sed et cunctæ famíliæ tuæ, quam tibi offérimus pro his quoque, quos regeneráre dignátus es ex aqua et Spíritu Sancto, tríbuens eis remissiónem ómnium peccatórum, quaésumus, Dómine, ut placátus accípias: diésque nostros in tua pace dispónas, atque ab ætérna damnatióne nos éripi, et in electórum tuórum iúbeas grege numerári. Iungit manus. Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
da Missale Romanum ex Decreto SS. Concilii Tridentini restitutum Summorum Pontificum cura recognitum, editio typica (rist. C. Johnson-A. Ward edd., Missale Romanum anno 1962 promulgatum, Roma, CLV-Edizioni Liturgiche, 1994), p. 305 (n. 1099).
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Inserito il 24 maggio 2007
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