Messe latine antiche nelle Venezie
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Stupidità inglese... e veronese

Un vero godimento per gli appassionati delle stupidità letterarie, o comunque della carta stampata, il pezzo apparso il 14 maggio 2008 sull'Arena con ampio, forse anche troppo, commento di Giancarlo Beltrame, giornalista, o gazzettiere che dir si voglia, celebre per godere di ambite consulenze clericali e curiali. Se è intelligente uno storico dell'arte che se la prende con l'iconografia - come lo storico che non ama le sue fonti perché vorrebbe la realtà diversa, magari inventata da lui - ; se è quasi scontato che un superbo antipapista inglese abbia l'abitudine di irridere le credenze strane del "popolino" cattolico per risultare divertente e impertinente (anche se ci vorrebbe ben altro, e quel "popolino" rischia di apparire più degno di lui), meno scontato è che il gazzettiere Beltrame consigliato da po' po' di monsignori si metta a offendere anche lui san Pietro Martire nel tentativo di irridere i fondatori del Comitato perché la chiesa di S. Pietro Martire resti cattolica. Di dubbio gusto è montare un specie di razzismo dei Santi: si pensi soltanto che anche san Maurizio era un moro, e san Matteo addirittura un ebreo, al pari di Gesù Cristo. Ancor peggio è motteggiare sulla morte del Martire, come se "stufi di essere perseguitati" si fosse giustificati a piantare roncole in testa - e il Beltrame dice questo proprio mentre è viva l'impressione a Verona per fatti gravi e tragici che vi sono successi. Non era meglio risparmiarselo, e soprattutto risparmiarlo ai lettori dell'Arena? Il riassunto riveduto e corretto della vicenda dei luterani alla chiesa rischia di diventare un autogol, perché chi legge si chiede come mai la curia veronese abbia scelto proprio la chiesa di S. Pietro Martire per questo scopo, quando ora ci si trova costretti - lo si ammetta o meno - a fare marcia indietro. Forse chi ha sbagliato non vuole ammetterlo, e il gazzettiere lo presidia dal quotidiano cittadino? Forse Ruggiero & Catagna invocheranno san Pietro per guarire dal mal di capo, in attesa che qualcuno glielo renda definitivo piantandoci lo stegagno - a Verona può succedere di tutto - , e il gazzettiere Giancarlo Beltrame dà anche l'indirizzo dove trovarli?

Fabio Marino

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NOVITÀ LIBRARIE. Alan Bennett, curatore della National Gallery, ha scritto una impertinente guida alla pinacoteca del museo londinese. Con qualche sorpresa

San Pietro Martire alla berlina

Irriverente ritratto del santo più amato dai nostri tradizionalisti cattolici

 

La visita guidata, in uscita oggi da Adelphi. Un passo anticipato dall'inserto culturale Domenica del Sole 24 Ore.

Il libretto, appena 50 pagine, è una divertita e divertente guida della pinacoteca della National Gallery di Londra, di cui Bennett è "trustee" da un paio di decenni. Un impertinente percorso che non risparmia né gli eroi antichi, come Alessandro Magno, definito un "puzzone" nel senso letterale del termine, né i santi, come il nostro Pietro di cui è messa alla berlina l'iconografia che lo vuole raffigurato sempre con lo "stegagno" piantato in testa (basta fare un giro per le chiese cittadine per trovarne innumerevoli esempi, a partire da Sant'Anastasia), tanto che il popolino lo ha eletto da tempo immemorabile protettore dalle emicranie.

Passato il mal di testa, grazie anche alle intercessioni del santo, i nostri crociati della tradizione si ritrovano servito su un piatto d'argento un nuovo nemico contro cui combattere, il perfido Bennett. Che non conosce, evidentemente, il detto: scherza coi fanti e lascia stare i santi.

 

Giancarlo Beltrame

È il santo veronese più amato dai tradizionalisti cattolici nostrani. Ben più di San Zeno, che aveva anche il difetto di essere nordafricano. E "moro" perdipiù. Fra Pietro da Verona, per loro, ha invece tanti più meriti. Veniva da una famiglia eretica, catara per la precisione (con quel contorno di pauperismo e attenzione per gli straccioni di cui è sempre meglio diffidare...), e si era convertito. Non solo, entrato nelle schiere dei domenicani, si mise a combattere gli eretici con tale entusiasmo che spesso alle parole faceva seguire i fatti. A Firenze, tanto per dirne una, fondò una "Sacra Milizia" con la quale combattè le raccogliticce truppe catare, sbaragliandole in uno scontro durato due giorni nel 1244 nelle battaglie del Trebbio e di Santa Felicita. Finì che, stufi di essere perseguitati, i catari gli spaccarono la testa con una roncola nel bosco di Barlassina, mentre si recava da Como a Milano, facendolo divenire così un martire. Anche, perché, come dicono le leggende, intinse un dito nel sangue per scrivere per terra "Credo". E in tal modo convertì uno dei suoi assassini, tale Carino Pietro da Balsamo, che si fece domenicano pure lui e divenne poi beato.

Di San Pietro Martire i tradizionalisti veronesi hanno fatto una bandiera e da un paio d'anni conducono una violenta campagna contro la diocesi di Verona, rea a loro dire di aver consegnato proprio agli odiati eretici, luterani questa volta, la chiesa a lui dedicata, sorta esattamente nel luogo della sua casa natia. Più volte hanno attaccato padre Flavio Roberto Carraro per la concessione del luogo di culto, dove periodicamente si radunano a protestare con striscioni e riti riparatori ogni volta che dentro si tiene un incontro ecumenico. Se la sono presa con violenti volantini anche con il parroco di Santo Stefano, don Germano Paiola. E a monsignor Giuseppe Zenti hanno lanciato un ultimatum, cantando vittoria quando a metà aprile non partecipò all'incontro di preghiera ("raduno catto-ereticale", lo chiamano loro) organizzato dai componenti della commissione Ecumenismo e dialogo interreligioso della diocesi. "Tra i due inviti, il nostro a non partecipare, e il loro ad aderire, monsignor Zenti ha scelto il nostro", proclamarono trionfanti.

Chissà che mal di testa verrà ora a Matteo Castagna e Maurizio Ruggiero, fondatori del "Comitato perché la chiesa di San Pietro Martire resti cattolica e contro il relativismo religioso", con sede in via Selinunte 11, leggendo l'irriverente passaggio dedicato al loro santo preferito dallo storico dell'arte Alan Bennett, nel libro 

 

da "L'Arena", 14  maggio 2008

 

 

 

 

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Inserito il 14 maggio 2008

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