Tradizionalisti?
Un pellegrinaggio internazionale nell'Alma
Urbe - il Pellegrinaggio Summorum Pontificum seconda
edizione a fine ottobre 2013 - con la celebrazione
di una messa tridentina in S. Pietro confermata
subito dopo l'elezione di papa Francesco, è
certamente un segno positivo sull'atteggiamento del
Santo Padre verso il rito antico, nel senso del
mantenimento della libertà stabilita almeno sulla
carta dal suo predecessore. In questo caso la
libertà è reale, e non ci sembra che si possa
rimproverare a Francesco di dare meno di Benedetto.
Se instaurare confronti fra un pontificato appena
iniziato e uno appena finito è degno solamente di un
certo giornalismo che sforna articoli a (finto)
effetto, più che di esseri pensanti, insinuare che
il Papa sia tenuto a dare di più o a dimostrare
qualcosa non ci sembra da cattolici.
Le risposte
dell'intervista sono importanti e ampiamente
condivisibili, assai meno lo è l'impostazione datale
da Alessandro Speciale, a cominciare dal titolo
davvero infelice. Da rimarcare come il cons.
Capoccia quando gli viene chiesto di "mondo
tradizionalista" risponde parlando di "mondo
tradizionale". "Tradizionalista" è un termine
giornalistico che indica vagamente realtà e
posizioni molto diverse tra di loro, se non opposte.
È anche ambiguo, perché
c'è anche un tradizionalismo non cattolico. Il suo
uso non fa che accrescere il confusionismo attuale.
Che
impressione può dare chi, a partire dal giorno dopo
il conclave, ha iniziato a scrivere e scrivere per
dimostrare una viscerale antipatia verso papa
Francesco con argomenti tratti ben spesso dalle
peggiori dicerie delle fogne vaticane (chiamiamole
pure "false informazioni")? Non si può giudicare
prima di avere dei fatti da valutare, ma ancor più
preoccupante appare l'attitudine mentale di certi
"tradizionalisti": sembra che presumano che il Papa
non è cattolico finché non avranno gli elementi per
dimostrare il contrario. L'attitudine al processo
alle intenzioni e la voglia di farsi leggere
completano il quadro.
Davanti a tale
galassia di equivoci ed esternazioni improprie,
preferiamo non essere chiamati "tradizionalisti", se
non chiarendo esattamente il senso del richiamo alla
tradizione cattolica. La libertà effettiva della
liturgia tradizionale nella Chiesa è il fine che il
movimento Una Voce continua a perseguire, a costo di
essere cattolici che disturbano nella Chiesa, ma pur
sempre cattolici. E ricordiamo che "liturgia
tradizionale" è un rito con precise regole che
bisogna cercare di comprendere, non una divisa
posticcia che si vuole indossare a proprio libito,
piena di commistioni errori ed arbitri che ne
compromettono l'identità stessa. Mons. Léon Gromier
diceva che le cerimonie sono soprattutto questione
di intelligenza, possiamo dire che, se non si
rispetta questa intelligenza, non si può che
appartenere al tradizionalismo
della stupidità.
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"Noi, i tradizionalisti
non ostili a Francesco"
Parla il portavoce del "Summorum
Pontificum":
"Lo stile
è diverso da Benedetto, ma ci piace il suo insistere
su Messa, Diavolo, confessione e
devozioni popolari"
ALESSANDRO SPECIALE
CITTÀ DEL VATICANO
Quando è stato eletto al soglio pontificio
papa Bergoglio, alcuni ambienti tradizionalisti, legati
all'antico rito della messa in latino, non hanno nascosto la
loro preoccupazione e il loro disappunto, mentre i
lefebvriani della Fraternità San Pio X, con cui Benedetto XVI aveva ostinatamente cercato una riconciliazione,
ufficialmente mantengono un atteggiamento cauto ma parlano
apertamente di "grandi paure" per il pontificato di
Francesco.
Ma questo atteggiamento non è condiviso
dall'intera galassia tradizionalista. Il "popolo del
Summorum Pontificum" - che prende il nome del Motu Proprio
di papa Ratzinger che ha liberalizzato la celebrazione della
messa in latino nel 2007 - si prepara infatti a organizzare,
sotto Francesco, un secondo pellegrinaggio a Roma dopo il
primo esperimento dell'anno scorso.
E lo fa convinto che, pur con uno stile
molto diverso da quello del suo predecessore, l'attenzione
del papa argentino per le devozioni popolari, il suo
insistere sul Diavolo e la confessione, il suo celebrare
ogni giorno la messa sono elementi che i cattolici che si
considerano tradizionalisti sentono come propri. Per il loro
portavoce, Guillaume Ferluc, la messa in latino, lungi
dall'essere qualcosa di snob e intellettualistico, è molto
più vicino ai "poveri" che stanno a cuore a papa Francesco.
Il pellegrinaggio si terrà dal 24 al 27
ottobre e prevederà una messa in San Pietro e una via crucis
per le strade di Roma. Vatican Insider ha
intervistato il presidente del comitato organizzatore,
Giuseppe Capoccia.
Come vede il popolo del Summorum
Pontificum l'elezione di Papa Francesco e i suoi primi mesi?
"Come tanti cattolici, abbiamo vissuto con
sconcerto la rinuncia del nostro amatissimo Papa Benedetto.
Ed anche per noi è stata una sorpresa l'elezione di papa
Francesco che pochissimi sino a quel momento conoscevano.
Siamo stati, dunque, molto attenti ai suoi gesti ed alle sue
parole. E le sue parole ci hanno subito rassicurati e
confortati: ha parlato del diavolo che opera contro di noi
ma che non può nulla contro la misericordia di Dio, ci ha
invitati a non perdere la fiducia nell'amore di Dio, ci ha
chiamati a 'uscire' dalla nostra routine per andare incontro
alle periferie dell'umanità; a non diventare una sorta di
collezionisti di antichità, o di novità".
Cosa pensate del suo stile liturgico?
Il suo pontificato andrà in direzione opposta a quello di
Benedetto XVI?
"Sarebbe ipocrita nascondere che se per un
verso le parole di papa Francesco ci danno coraggio, alcuni
suoi gesti ci lasciano spiazzati e comprendiamo anche coloro
che esprimono disagio. Tuttavia, da persone sensibili alla
tradizione, dunque al tempo lungo, non ci facciamo ingannare
dal tempo breve: Papa Francesco viene da una cultura
liturgica e pastorale diversa da quella romana, ed occorre
del tempo perché possa introdursi nel clima della tradizione
liturgica pontificale. D'altra parte, non bisogna pensare
che la liturgia si possa ridurre ad una questione di stili
celebrativi, oltre i quali debbono sempre prevalere la
solidità e la consistenza teologica del rito".
Quindi per ora sospendete il giudizio
...
"Ogni Pontificato esprime proprie
specificità; e se Papa Benedetto considerava il crollo della
liturgia come causa e segno del crollo della Fede, non ci
sembra che Papa Francesco si muova in direzioni differenti:
basti considerare che l'ampio risalto dato, col permesso del
Papa stesso, alla sua Messa quotidiana in Santa Marta
risulta efficace monito per tutti i cattolici, presbiteri e
laici, a prendere piena coscienza che solo l'Eucaristia è
fonte dell'evangelizzazione".
Altre espressioni del mondo
tradizionalista sono state molto critiche con Papa
Francesco, a cominciare dai lefebvriani. Cosa rispondete?
"Abbiamo letto e ascoltato incomprensioni
e inquietudini provenienti da alcuni settori del mondo
tradizionale. Spesso, dobbiamo dirlo, si è trattato di
reazioni fondate su false informazioni. Quanto ai
lefebvriani, le dichiarazioni ufficiali ci sono sembrate
piuttosto riservate e prudenti. Non ci stupisce poi che
qualcuno si sia lasciato andare a commenti più duri, ma
forse occorre ricercarne le motivazioni nelle dinamiche
interne alla Fraternità, piuttosto che in una reale
diffidenza nei confronti del Santo Padre.
Quante persone vi aspettate al
pellegrinaggio di quest'anno?
"Speriamo di accogliere 3000 persone per
il sabato, giorno della processione e della Messa in San
Pietro e di far giungere oltre 500 pellegrini da fuori
Italia per i tre giorni del pellegrinaggio. Avremo un'idea
più precisa a fine giugno quando presenteremo il programma
ufficiale".
Cosa volete comunicare al mondo
cattolico in generale con la vostra iniziativa?
"Per anni, i fedeli e i sacerdoti legati
alla tradizione liturgica della Chiesa sono stati
ghettizzati e trattati con disprezzo se non con astio: sono
stati confinati nelle periferie della Chiesa dalle quali
occorreva tenersi alla larga. Desideriamo contribuire alla
guarigione definitiva delle ferite provocate durante questi
anni di persecuzione e di ingiustizia e ci sembra opportuno
farlo senza rivendicazioni, ma inserendoci nella dinamica
nuova alla quale ci chiama la Chiesa. Intendiamo essere
testimoni, nella gioia e in spirito di servizio, dell'unità
della Chiesa".
Sarà possibile continuare il vostro
percorso con papa Francesco?
"Nel contesto particolare del nuovo
Pontificato, desideriamo pure illustrare quanto la forma
straordinaria del rito romano sia uno strumento adattissimo
alla riscoperta della povertà alla quale ci richiama Papa
Francesco: inginocchiarsi, supplicare, tacere, confessare
sono quattro attitudini caratteristiche sia della Messa
tradizionale sia della povertà di spirito. Non solo: la
riscoperta di ciò che san Francesco diceva della liturgia -
non dimentichiamo che fu proprio lui a portare il Messale
romano fuori dalla corte pontificia - potrebbe far
comprendere ancor meglio la povertà cristiana, l'essere
poveri in spirito, quasi mendicanti di Cristo che ci viene
incontro nella liturgia e non ci priva del Suo splendore,
aprendoci le porte del Cielo, dov'è la vera ricchezza: non è
un caso se l'ultimo Santo a celebrare la Messa tradizionale
per tutta la sua vita è stato proprio Padre Pio, specchio
fedele di san Francesco".
da "Vatican Insider", 29 maggio 2013
vaticaninsider.lastampa.it