È davvero singolare, in un giornale diocesano, vedere dedicato tanto spazio alla celebrazione della messa latina antica per disposizione del vescovo della diocesi. Di solito si preferisce ignorare... Resta, tuttavia, nel servizio pubblicato dalla Cittadella, una surrettizia connotazione negativa dei cristiani che hanno chiesto l'antica messa: "difficoltà ad accogliere l'attuazione della riforma liturgica voluta dal Vaticano II", detto così una specie di tara psichica che ti segna come reprobo assoluto (invece, ovviamente, non una parola sui problemi reali dell'attuazione della riforma: abusi, irriverenze, ecc.). Se la Cittadella e il suo direttore vivono nella realtà virtuale dell'attuazione del Vaticano II, buon per loro. Ma c'è un piccolo particolare: il Santo Padre ha permesso di chiedere e di ottenere la messa con il messale del 1962. È proprio questo dato a rendere pienamente giustificata la richiesta. La ragione di chi desidera la messa antica è dunque senz'altro giusta e legittima, non serve andarsi a chiedere perché. Oppure anche il Papa sbaglia? oppure non si accettano le Sue decisioni e non si vogliono eseguire?
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Celebrata il 3 luglio da mons. Sergio Denti nella chiesa della Madonna del Terremoto
Messa in latino: avanti, c'è posto
Sabato 3 luglio scorso, una settantina di persone ha potuto partecipare, nella restaurata chiesa della Beata Vergine Maria del Terremoto, in piazza Canossa, alla Messa in lingua latina, secondo il rito preconciliare e con le modalità stabilite dal Vescovo mons. Caporello con suo decreto del giugno scorso.
Concessione che viene incontro a una richiesta insistente da parte di persone della nostra diocesi e di gruppi sorti altrove, accomunati - a quanto sembra - dalla difficoltà ad accogliere l'attuazione della riforma liturgica voluta dal Vaticano II.
Si ricompone così, in clima di reciproca comprensione, una lunga "rivendicazione", durata quasi due anni, e scandita anche da forzature e illazioni gratuite sulle ragioni del ritardo a concedere la Messa in latino. Con il suo decreto, il Vescovo ha dato gli indirizzi generali ai quali attenersi e si è richiamato allo spirito di corresponsabilità da mettere in atto: a mons. Ulisse Bresciani, parroco di S. Andrea, è affidata la responsabilità della chiesa, a mons. Sergio Denti l'incarico della celebrazione della Messa "nei giorni prefestivi" e della preparazione alla medesima (arredi e paramenti sacri, servizio liturgico), mentre il signor Mansueto Bassi si occuperà di alcuni aspetti organizzativi.
Liturgia eucaristica non solo decorosa ma solenne, questa prima del 3 luglio con ministranti ben preparati e un gruppo di cantori che hanno eseguito degnamente brani di canto gregoriano e guidato tulio lo snodarsi della Missa de angelis. Non senza momenti di visibile commozione, specie per le persone più avanti negli anni, alla recita corale delle antiche formule: "Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetifìcat juventutem meam".
Nella piccola aula della chiesetta volti nuovi e volti ben conosciuti di persone solitamente partecipi alle Messe nelle nostre parrocchie: qualche professionista, alcuni commercianti, molte signore eleganti forse ex collegiali del "Redentore".
Notati anche alcuni politici della città e un gruppetto di "baldi giovani" venuto da fuori, rimasti prudentemente in piazza Canossa a parlare non sappiamo di che.
Mons. Sergio Denti, incaricato dal Vescovo di seguire il gruppo, nell'omelia in lingua italiana ha richiamato il senso della insolita celebrazione collegandola con i motivi del Giubileo diocesano ed ha poi svolto una catechesi sul mistero eucaristico. Non potevano mancare alcune espressioni latine che non hanno bisogno di traduzione: tutto sia fatto ad majorem Dei gloriam, e avendo iniziato il cammino, procedamus in pace, in nomine Christi. Amen.
da "La Cittadella". Settimanale dei Cattolici Mantovani, 11 luglio 2004
