Messe latine antiche nelle
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Risposta a don Pierangelo Rigon
Nella lettera uscita sul Giornale di Vicenza del 6 luglio 2010 il parroco di Ancignano fa una serie di affermazioni che non corrispondono alla realtà
Nella lettera pubblicata sul Giornale di Vicenza del 6 luglio 2010 (www.ilgiornaledivicenza.it), don Pierangelo Rigon, parroco di Ancignano, esprime alcune considerazioni genericamente laudative del Motu proprio Summorum Pontificum, che però sembrano dare per buoni i timori pretestuosi espressi dai peggiori nemici della messa.
Dopodiché afferma che per la "bontà" di mons. Nosiglia non vi sarebbe nessun ostacolo in diocesi di Vicenza a usare della messa tridentina come stabilito dal Papa; che vi sarebbero "alcuni non autorizzati censori" del modo con cui egli don Rigon, come prima di lui mons. Tamiozzo, dice la messa alla chiesa di S. Rocco a Vicenza; che questi censori "con il loro rubricismo esasperato" bloccherebbero i buoni propositi dei sacerdoti di dare attuazione a Summorum Pontificum.
Nessuna di queste affermazioni corrisponde alla realtà dei fatti.
Ostacoli alla messa tridentina a Vicenza da parte del Vescovo ce ne sono stati e ce ne sono: nel 2005 mons. Nosiglia rifiuta senza motivazione una richiesta di 700 fedeli in base al Motu proprio Ecclesia Dei. Oggi Nosiglia dice no alla messa chiesta più volte in Val d'Alpone, e ad altre richieste non pubbliche in vari luoghi della diocesi.
Non è vero che prima di Summorum Pontificum l'uso dell'antica liturgia fosse "ristretto a casi limite": questo lo diceva chi voleva legittimare i vescovi a disobbedire a Giovanni Paolo II, come fece mons. Nosiglia. Ancora una volta don Rigon si appiattisce nel condividere i pretesti dei nemici della messa, il che mostra che la sua formazione è quella. E non vorremmo pensare che il suo intento sia di giustificare mons. Nosiglia per rendergli contro i fatti la "testimonianza" di un curriculum immacolato, in vista di una più sfolgorante carriera.
Il can. 212 § 3 del Codice di Diritto Canonico stabilisce che i fedeli "hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli". I cristiani di Vicenza richiedenti la messa avevano inviato varie lettere al Vescovo lamentando con argomenti il modo improprio di celebrare a S. Rocco e la commistione di riti, e dopo che si perseverava nell'errore hanno elevato pubblicamente la loro protesta. Dovevano forse essere autorizzati dal sig. parroco Pierangelo Rigon? Sembra che il sig. Parroco conservi tutto l'autoritarismo di quella concezione clericale secondo cui il prete, perché è prete, non sbaglia mai, tutto quello che fa e dice è giusto e non può mai essergli rimproverato. Tale clericalismo è una degenerazione, è contro la logica e la realtà: fin dall'inizio della Chiesa ci sono stati preti frati e anche vescovi che hanno sbagliato e fatto il male. È chiaro che oggi, al tempo dello scandalo dei preti pedofili, questa pretesa di personale infallibilità e intangibilità del prete ha causato e continua a causare gravi danni alla Chiesa. Con il sig. don Rigon nessuno riuscirà a rievangelizzare l'Occidente.
Don Rigon si lamenta di essere perseguitato, soprattutto perché dichiara di essere un “tradizionalista”, e sappiamo che da anni parla di diventare il cappellano dei tradizionalisti di Vicenza: non è che ha celebrato la messa in latino per poter dire di essere perseguitato?
Non c'entra destra e sinistra, gli opposti estremismi rientrano nella commedia della "persecuzione". Non serve accusare di "rubricismo", parola magica dei liturgisti della riforma contro la messa che c'era prima. Don Rigon lo sa benissimo che è il rispetto delle regole di una forma liturgica (le rubriche) ciò che la rende quella forma e non un'altra. Se lui o qualche suo collega parroco desiderano fare una messa nuova con commistioni della messa antica, lo facciano pure (in quanto la normativa lo consenta), ma non dicano che è la messa tridentina prevista da Summorum Pontificum, perché non è e non sarà mai vero. Dimostrarlo non è possibile, tanto è vero che il liturgista Rigon non porta nessun argomento quando afferma apoditticamente che il suo e di mons. Tamiozzo (che almeno tradizionalista non dice di essere) sarebbe "il modo migliore di comportarci all'altare". Se poi don Rigon vuole dare man forte al suo Vescovo nel dare a chi chiede una cosa per l'altra (la pietra invece del pane, Lc 11, 11), nel dare ai fedeli la messa modernizzata, dato che la messa tridentina non s'ha da fare, nel ritenersi indipendente dal Papa e dalla legge della Chiesa, allora non dica di essere "tradizionalista". Diventerà certamente il nuovo rettore della chiesa di S. Rocco, e gli facciamo tanti auguri.
Quanto a noi, l'associazione Una Voce dal 1964 persegue la messa tridentina, senza commistioni e compromissioni: non vogliamo "bloccare" nessuno (attenzione, però, che la gente le cose le capisce), ma non diremo mai e poi mai che una messa è tridentina quando non lo è, qualsiasi cosa ci possano promettere.
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Inserito il 19 giugno 2010
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