Messe latine antiche nelle
Venezie
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È apparsa sul "Corriere del Veneto" la lettera al direttore che riproduciamo qui sotto. Crediamo che il problema prospettato dal sig. Savio sia un problema reale, a cui sono i vescovi e i preti chiamati a dare una risposta. Ma una risposta vera, non la solita intimazione al silenzio dettata da un clericalismo che è ormai la disgrazia del Veneto. Il problema che viene posto, infatti, è se vescovi e preti credono ancora in Dio (quello con la maiuscola) almeno quanto gli islamici che sono da noi credono in Allah. Non intendiamo offendere nessuno, ma ci sembra che, in definitiva, la prospettiva sia quella della sparizione. Per quanto concerne la liturgia tradizionale, rammentiamo che la messa latina antica, richiesta da gruppi di fedeli ogni domenica conformemente con quanto stabilito dal Papa, è stata rifiutata senza neppure degnarsi di rispondere nella diocesi di Belluno-Feltre, è stata data una sola volta al mese il sabato a Treviso e a Vittorio Veneto... I responsabili volendolo potrebbero dare almeno una messa antica festiva in ogni diocesi (non è certamente una grande pretesa), per quanto questa, però, non sarebbe ancora la soluzione globale del problema.
Una Voce Venetia
CATTOLICESIMO
La nuova Chiesa
ci ha abbandonato
"La Chiesa d'occidente si è fatta un implacabile harakiri il giorno sciagurato in cui ha spostato gli altari come fossero tavoli da biliardo, buttato il latino che l'ha nutrita, che l'ha resa parlante, nella spazzatura, adottato traduzioni del testo sacro da far raccapricciare un asino. Quell'italiano da subparlanti è diffuso da potenti amplificatori e il neon rischiara le teste dei devoti ai quali un simulacro di rito sacro è spacciato per "partecipazione". Non riesco a rassegnarmi a questa perdita, a questo avvilimento di tutti, alla solitudine di ciascuno...". Guido Ceronetti (1985).
Non crede, Direttore, che noi veneti siamo stati le vittime maggiori di questa "caduta nel tempo" della Chiesa Cattolica? La Chiesa perdendo il segreto, il mistero e la distanza, diventando una specie di assistente sociale, una consulente psicoterapica ha abbandonato noi, nella "grande fabbrica" e i nostri figli, nel "grande parco divertimenti". Ci ritroviamo con un "dio" troppo famigliare, umano, quasi casalingo, e forse per questo siamo tanto impauriti di fronte alla potenza della religione islamica.
Alberto Savio
Crespano del Grappa (Tv)
da "Corriere del Veneto", 19 agosto 2003
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Inserito il 19 agosto 2003
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