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LA
CAMPANA
di
Cristina Campo
La
campana - il cui nome ha origine in quello di Campania felix -
nacque, si pensa, per ispirazione di san Paolino, vescovo di Nola, che
per primo avrebbe pensato di convocare i fedeli ai templi cristiani con
uno strumento di solido bronzo anziché con le antiche raganelle.
Voce
del tempio - per il popolo voce di Dio - la campana divenne mediatrice
tra il cielo e la terra: strumento di lode e
sollecitazione delle forze celesti e insieme oggetto esorcistico per
eccellenza, le cui onde sonore creano e dilatano uno spazio
privilegiato, spezzando le energie negative e i "tempestosi spiriti" che
insidiano l'area del tempio e l'animo dei fedeli. È quindi naturale che
la Chiesa cattolica abbia per secoli dedicato, battezzato, consacrato la
campana con cura minuziosa e solenne, come una creatura vivente.
È
noto che ad ogni campana è legata una nota musicale: un gruppo di
campane forma quindi un armonioso concerto, che varia di chiesa in
chiesa e si presta a illimitate varietà di combinazioni. È forse meno
noto che ogni campana è dedicata al Reden-
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tore, alla Vergine o a un
santo, e ne assume il nome: la Redenta, la Gloriosa,
la Giovanna. Su ogni campana è un'iscrizione latina in onore di
colui o colei al quale è votata, insieme con una formula di
intercessione. Nelle comunità monastiche la grande campana chiama alla
messa, la seconda ai Vespri, le minori alle diverse ore canoniche. Per
le campane nuove è usato quasi sempre anche il bronzo delle antiche,
cosicché si può dire che ogni campana sopravviva nell'altra, di
generazione in generazione.
Sin
dalla sua nascita nella fonderia, la campana è circondata di cerimonie.
La stessa arte di fonditore di campane è tramandata per secoli nelle
famiglie come una vocazione religiosa. "Mentre nell'immane calore
del forno di fusione il bronzo si liquefa, formando un lago d'oro, viene
offerto nella fonderia il Divino Sacrificio. Poi sulla massa
incandescente discende la benedizione sacerdotale e infine, dopo le
invocazioni litaniche alle tre Divine Persone, nel momento in cui viene
invocata la Madre di Dio - Sancta Maria - il torrente di fuoco
comincia a scorrere ed a riempire la grande forma sepolta nel terreno,
accompagnato dal mormorio delle preghiere, recitate da tutti i fonditori"
(da un'Omelia per la consacrazione di una campana).
Formata,
liberata dalla sua cappa esterna e accuratamente rifinita, la campana è
trasportata alla chiesa. Avanti che sia issata sul campanile viene
sospesa in chiesa o all'aperto per esservi battezzata e consacrata dal
vescovo con solenni orazioni ed esorcismi, le cui formule sono raccolte
nel Pontificale romano.
Si
recitano cinque salmi penitenziali; il pontefice, a capo scoperto,
esorcizza l'acqua e il sale, mischiandoli in modum crucis con
lunga orazione: per la loro virtù purificatrice, alla voce della
campana che ne sarà aspersa, "recedano le forze insidiose, l'ombra
degli spettri, l'incursione dei turbini, la percossa delle folgori, la
ferita del tuono, la calamità delle
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tempeste,
l'infestazione dei rettili e ogni tempestoso spirito"; alla sua dolce
voce si levino nella Chiesa dei santi "il cantico nuovo, le modulazioni
del salterio, la soavità dell'organo, la giocondità dei cembali", e ne
siano invitate "moltitudini d'Angeli". La campana viene poi interamente
lavata all'interno e all'esterno: inizia la lustrazione il vescovo con
l'olivo o l'issopo, la proseguono i ministri; dopo, con un lino mondo,
la si asterge.
Ora,
al canto di tre salmi di lode, il pontefice, mitrato, segna la campana
di una croce con l'Olio degli Infermi, ricordando, con altra solenne
preghiera, le argentee trombe che Mosè prescrisse nel tempo della
immolazione sacerdotale; così durante il Divino Sacrificio, alla voce
della campana, segnata dal vessillo della croce, pieghino il ginocchio
il cielo, la terra e gli inferni. Altre sette croci vengono poi
tracciate con lo stesso Olio all'esterno della campana, quattro
all'interno col Sacro Crisma. È questa la vera e propria consacrazione
della campana, la cui formula è la seguente:
"Sia
santificata e consacrata, Signore, questa campana. Nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo. In onore di san... Pace a te". La
segue una breve preghiera nella quale si impetra che essa spezzi le
frecce dei nemici e l'impeto delle pietre, che il mare possa
risponderle, come il Mar Rosso nell'interrogazione profetica, volgendo
indietro le sue onde e che, per il Sacro Crisma e l'Olio Santo su di
essa effusi, chiunque oda il suono della campana sia liberato da ogni
tentazione e resti fermo nella fede cattolica.
Nel
turibolo vengono poi messi l'incenso, il rimiamo e la mirra: lo si pone
sotto la campana, che ne riceva interamente il profumato vapore, e si
invoca che, a somiglianza del Cristo addormentato nella barca, lo
Spirito Santo, ridestato dalla melodia soave come dalla cetra di Davide,
discenda sul popolo in celeste rugiada.
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Ora
il diacono, parato di dalmatica bianca, legge il Vangelo di Marta e
Maria - il Vangelo della preghiera contemplativa - che chiude la
cerimonia della consacrazione della campana.
da C. CAMPO, Sotto
falso nome, a cura di M. FARNETTI, II ed., Milano, Adelphi, 1998,
pp. 205-208.
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