Padova, tavola rotonda sulla crisi delle vocazioni

Tavola rotonda a Padova con don Innocenti e Danilo Castellano

Crisi delle vocazioni
e crisi della messa

Il 27 gennaio 2001 a Padova, nella sala del Circolo "La Casa di Cristallo", il Coordinamento di Una Voce delle Venezie ha organizzato una seguita tavola rotonda sul tema "crisi delle vocazioni e crisi della messa", con interventi di don Ennio Innocenti (Roma) e Danilo Castellano (Univ. di Udine).

Introducendo la discussione Fabio Marino (Univ. di Padova), coordinatore di Una Voce delle Venezie, ha riportato le parole di chi affermò che oggi non ci sono più vocazioni perché non si sa più che cos'è il sacrificio della messa, e se non c'è più l'attrattiva di salire all'altare per celebrarlo, non valgono più la pena le rinunce che comporta diventare sacerdote, per questo i seminari sono vuoti. Per contrastare questo perdurante abbandono, ha proposto il ritorno alla messa di sempre che porta indelebilmente in sé il carattere del sacrificio e del sacro.

Don Innocenti ha esaminato la situazione della crisi delle vocazioni negli ultimi decenni e in particolare nel momento attuale, rilevando gli effetti deleteri della perdita del mistero nella liturgia, e in particolare nella messa. La realtà di tale perdita è purtroppo dato che si tocca con mano - così il relatore -, ed essa è innegabilmente collegata con la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II. Altrettanto evidente, e da vari anni, la crisi che infesta la formazione nei seminari di coloro che aspirano al sacerdozio. Innocenti ha ribadito gli elementi forti di fede, dottrina, spiritualità che soli possono condurre un giovane a percorrere la nobile ma difficile via che porta a darsi totalmente a Dio e a celebrare il santo sacrificio.

Il prof. Castellano ha esordito richiamando l'attenzione sugli effetti della svolta antropologica determinati dalla secolarizzazione: nel contesto secolarizzato la messa rischia di assumere - a suo giudizio - un solo senso possibile, quello di essere l'espressione simbolica della filantropia.

L'affermazione si comprende se si considera che la secolarizzazione e la filantropia hanno portato ad attribuire al sacerdote il ruolo di "promotore" del vitalismo e della "libertà negativa"; quindi il sacerdote sarebbe al servizio del relativismo e dell'arbitrio individuale. Di qui l'impegno che si chiede oggi al sacerdote di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono la ritenuta piena realizzazione della persona umana: "sacerdote - si dice - per operare per la gioia di tutti". La gioia però non ha contenuto oggettivo, essa consiste in qualsiasi fine soggettivisticamente eletto. Il relatore si è poi soffermato su secolarizzazione e ateismo, rilevando come Dio è considerato in ultima analisi come un ostacolo per l'uomo: l'odierno sacerdote secolarizzato rifiuta spesso di professarsi tale, e la messa, invece di essere santa, diventa un evento mondano, una mera occasione di incontro. Scompare così ogni riferimento al problema escatologico che dà significato anche alla vita terrena. Castellano ha analizzato infine alcune delle cause che hanno portato alla situazione presente e all'"azionismo sociale", soprattutto del clero, concludendo con alcune riflessioni sulla santa messa come mezzo di redenzione dell'uomo, e sul ruolo del sacerdote quale ministro di Dio e della sua misericordia.

Agli interventi dei due relatori è seguito un ampio e partecipato dibattito, ove molto interesse si è manifestato da parte degli astanti verso le possibilità di soluzione del problema in discussione, e di altre gravi e preoccupanti manifestazioni dell'attuale crisi della Chiesa. Alla fine dell'incontro i presenti si sono trasferiti in gran numero alla non lontana chiesa di S. Canziano, ove è stata cantata la messa dei dottori secondo l'antico rito per la ricorrenza liturgica di san Giovanni Crisostomo vescovo e dottore della Chiesa.

Fabio Marino

da "Instaurare omnia in Christo" 1-2/2001, p. 2

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Padova, chiesa di S. Canziano

Instaurare omnia in Christo

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Inserito il 27 settembre 2001