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BOLOGNA, 24 SETTEMBRE 2010
Orazione funebre per padre Santucci
Pubblichiamo il discorso tenuto al requiem alla chiesa dei Filippini tenuto da padre Roseto M. Saccà osm
LITURGIA EUCARISTICA SECONDO IL RITO TRIDENTINO
IN MEMORIA DI P. PELLEGRINO MARIA SANTUCCI
FRATE SERVO DI MARIABologna: Chiesa Madonna di Galliera
24 Settembre 2010
Facciamo l'elogio degli uomini illustri;
saggi discorsi erano nel loro insegnamento.
Inventori di melodie musicali e compositori
di canti poetici.
I loro corpi furono sepolti in pace, ma
il loro nome vive per sempre.
(Sir. 44, 1-4-5-14)Queste parole del Siracide, credo costituiscono il miglior preambolo alla commemorazione odierna.
Ho raccolto di buon grado l'invito della dott.ssa Codivilla a celebrare una Santa Messa secondo il rito tridentino per P. Pellegrino Santucci che il 24 luglio scorso, giunto al numero completo dei suoi giorni, il Signore ha chiamato a sé da questa vita.
Il vostro essere qui oggi è un segno del grande affetto e della profonda stima di cui godeva P. Santucci nel tempo del suo pellegrinaggio terreno, per le sue eccezionali qualità umane e spirituali. Fu lui, insieme a Ida Samuel, a fondare a Bologna l'Associazione "Una Voce", che con amore e competenza opera per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana.
Non è mia intenzione fare un panegirico su P. Santucci, ma non posso sottacere alcuni aspetti della sua forte personalità che lo hanno reso inconfutabilmente un personaggio di spicco.
Di carattere indomito, aveva una intelligenza fuori del comune ed un cuore incredibilmente tenero sotto una scorza dura solo in apparenza. In vita era molto ricercato per la chiaroveggenza delle sue idee e per il coraggio con cui le ha espresse e difese.
Usque ad mortem!
Figura poliedrica ed osservatore acuto dei fatti, P. Santucci ha impegnato il suo talento musicale solo per la lode di Dio e della Vergine, soprattutto nella liturgia, con convinzione ed indiscussa capacità, facendo della Chiesa di Santa Maria dei Servi di Bologna il luogo di realizzazione della sua vocazione di frate Servo di Santa Maria.
P. Santucci è autore di oltre duemila composizioni che toccano tutte le forme musicali: messe, oratori, sinfonie, concerti per i vari strumenti, mottetti da una a dodici voci, cantate ed una quantità enorme di musica strumentale con particolare riferimento all'organo, per il quale ha scritto centinaia di composizioni.
Aveva frequentato il Conservatorio di Pesaro prima di insegnare a sua volta musica in vari Conservatori d'Ita1ia.
Fra le sue composizioni più importanti si collocano sicuramente: l'Opera Omnia organistica di J. S. Bach, la Madonna nella Musica, L'improvvisazione nella musica, Consonanze e Dissonanze.
P. Santucci ha pubblicato inoltre libri e articoli di carattere socio-religioso.
Un suo confratello, P. Francesco M. Rigobello, organista e concertista, non esita a definire P. Santucci come il più grande musicista dell'epoca moderna, assieme a P. Jean Maria Plum, anche egli frate Servo di Maria.
Ha dato certamente un grande impulso al concertismo organistico con la costruzione del primo organo meccanico del secolo XX in Italia, proprio nella Basilica dei Servi di Maria, a Bologna.
L'ultima fatica dell'attivissimo P. Santucci è stato l'oratorio "Lamentationes Jeremiae Prophetae" eseguita dal Coro ed orchestra del teatro Comunale di Bologna, in prima assoluta il 1° Ottobre del 2003 e premiata da un grande successo di critica e di pubblico.
Ma P. Santucci non è stato solo musica e concerti. Ha amato con tutto il cuore e l'anima la Chiesa, il Papa, l'Ordine, la liturgia della Chiesa contribuendo a riportarla nella sua forma primigenia più pura e sublime; tutto questo, peraltro, non senza passare, talora, attraverso anche momenti di sofferenza e di sconforto.
Di certo la sua spiccata sensibilità musicale, oltre a conferirgli un particolare carisma, ha contribuito a sublimare quella Bellezza che è splendore del Vero, inducendo coloro che ascoltavano le sue composizioni a portare avanti un cammino spirituale sempre più teso verso la ricerca dell'Assoluto.
Pienamente consapevole di non poter oggi, nel breve spazio di un'omelia, tracciare in modo esauriente il suo profilo, descrivere la ricchezza umana e la sapienza spirituale di un uomo, di un frate e di un sacerdote straordinario quale fu P. Santucci, concludo leggendovi una parte della lettera inviatagli nel 2008 da un suo confratello ed apprezzato docente di Sacra Scrittura, P. Aristide Serra, che, a mio avviso, ci permette di cogliere uno scorcio inedito del suo essere ministro del Signore e del suo forte attaccamento all'Ordine dei Servi di Maria.
"Cesio carissimo, venerato maestro,
qualcuno mi ha confidato che stai attraversando un periodo delicato, quasi di scoraggiamento. Per il tanto affetto che sempre ti ho voluto, perdona se ti rivolgo queste righe, poche e disadorne.
Amabilmente vorrei dirti: perche affliggerti tanto? Tu hai sempre combattuto con entusiasmo indomito per la 'bellezza' della Chiesa universale, e di quella minuscola Chiesa che è l'Ordine nostro. Hai cantato, e continui tuttora a cantare le meraviglie della fede, cioè della Persona adorabile di Gesù e della Madre Sua, con l'esuberanza inesausta della tua personalità.
Hai donato tutto te stesso, a conforto di tantissimi fratelli e sorelle che hanno trovato in te un saldo rifugio. Noi, quando eravamo fratini in erba a Ronzano e giovanissimi professi a Bologna, in te vedevamo un portabandiera, per il tuo eccezionale talento artistico posto a servizio della tua missione di frate-sacerdote, fedelissimo alla sua vocazione. E come non ricordare i trenta e più ragazzi da te avviati dai nostri paeselli romagnoli a Ronzano, ove tutti abbiamo ricevuto ciò che più è contato nella vita? Cesio, hai seminato tantissimo. E tu, molto meglio di me, sai che quando il Signore ci chiama, non ci offre i primi posti, ma la prima linea. Adesso, forse, Lui ti chiede di fecondare tanta seminagione con un supplemento di sofferenza, che propizia l'abbondanza prodigiosa del raccolto. Coraggio, dunque. Il Signore, che ha promesso di essere con noi 'sempre', onora il suo impegno. Egli ti sostiene, soprattutto ora, che avverti l'umanissima fatica della tua lunga e laboriosissima giornata lavorativa.
Forse le tue 88 primavere ti fanno volare troppo alto, per cui vedi con più realismo anche il cesto delle nostre povertà. Facciamo viaggio sulla stessa barca, carissimo Cesio, e credo di conoscere anch'io le ricchezze e i limiti di casa nostra. ...
Con sincera stima e riconoscente affetto
Aristide"
Cos'altro aggiungere!
Santucci sei stato un dono di Grazia per ciascuno di noi.
Di questo ringraziamo il Signore.
Ora in cielo prega per noi. Noi lo faremo per te.
P. Roseto M. Saccà, O. S. M.
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