Messe latine antiche nelle
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L'ISTITUTO DEL BUON PASTORE
di Yves Chiron
L'8 settembre, la Commissione Ecclesia Dei, con un decreto canonico, ha eretto un nuovo istituto di diritto pontificio, cioè che dipende direttamente dal Santa Sede. Questo nuovo istituto, "società di vita apostolica", si è messo sotto il patrocinio del buon Pastore. Raccoglie, secondo i suoi statuti, sacerdoti destinati "a servire le parrocchie (con missione canonica dell'ordinario"), che avranno come "rito proprio" la liturgia tradizionale, con facoltà di aprire un seminario.
I fondatori di quest'Istituto sono cinque sacerdoti che, in questi ultimi anni, sono stati esclusi dalla Fraternità Pio X o che se ne sono separati: i rev.di Philippe Laguérie (nominato primo superiore del nuovo Istituto), Paul Aulagnier, Guillaume de Tanoüarn, Christophe Héry ed Henri Forestier. Essi certamente sperano che altri sacerdoti del FSSPX li raggiungeranno.
La sede del nuovo Istituto sarà a Bordeaux, dove alcuni di questi sacerdoti esercitano, dal 2002, il loro ministero nella chiesa Saint-Eloi, con l'accordo del consiglio comunale ma contro la volontà delle autorità diocesane. Il cardinale Ricard, arcivescovo di Bordeaux, in un suo comunicato, si è dichiarato pronto a firmare una "convenzione" con questo nuovo Istituto. Non nasconde che saranno poste "condizioni". Ma è disposto anche a ristabilire un comunione fraterna: "Tutto un lavoro di pacificazione, di riconciliazione, di comunione è ancora da fare, perché, fino a questi ultimi mesi, è la violenza che ha caratterizzato le relazioni di molti membri dell'Istituto con la chiesa diocesana. Occorrerà che ciascuno faccia la sua parte".Che, dallo "scisma" di mons. Lefebvre, il cardinale Ricard sia il primo vescovo francese a favorire la creazione di un istituto tradizionalista, non è un caso. Fin dall'inizio del suo episcopato, egli ha voluto essere un "tessitore di unità". Questa bella formula non è rimasta a livello di parole vane. Quando era stato eletto presidente della conferenza episcopale di Francia, il ritratto che avevo fatto di lui (Aletheia n° 20, 7 novembre 2001) aveva fatto sorridere alcuni e aveva lasciato scettici un buon numero di lettori. Quando, alcuni mesi più tardi, era stato nominato membro della Commissione Ecclesia Dei, scrivevo: "I tradizionalisti francesi dovrebbero trovare presso lui un'accoglienza attenta e non prevenuta" (Aletheia n° 29, 30 luglio 2002). La formula era stata accolta con irritazione a Bordeaux - a Saint-Eloi, non all'arcivescovado -, ed ecco che è da Bordeaux che scaturisce, in accordo con il cardinale Ricard e per volontà di Benedetto XVI, una società di vita apostolica composta da sacerdoti che vogliono "esercitare il loro sacerdozio nella tradizione dottrinale e liturgica della santa Chiesa".
Questo accordo pratico - che ne ricorda altri - può sorprendere da parte di sacerdoti (l'abbé Laguérie e l'abbé Tanoüarn) che, sull'opportunità e la possibilità di tali accordi, hanno avuto col passar del tempo posizioni tra loro contraddittorie. In compenso, un altro dei fondatori, l'abbé Aulagnier, non ha mai cambiato idea sulla necessità e l'utilità di accordi pratici, e proprio questa era stata la ragione della sua esclusione del FSSPX.La Fraternità San Pio X non ha cambiato la sua posizione sul rifiuto di tali "accordi pratici" immediati. Essa pone sempre due pregiudiziali (libertà universale della messa tridentina e ritiro ufficiale del decreto di scomunica), chiede inoltre che vi siano discussioni dottrinali sulle questioni controverse (libertà religiosa, ecumenismo, ecc.): soltanto in seguito potrebbe intervenire un accordo canonico.
I fondatori dell'Istituto del Buon Pastore hanno visto nell'elezione di Benedetto XVI un kairos (un "momento favorevole"). Oggi, il superiore del nuovo Istituto, l'abbé Philippe Laguérie, arriva a qualificare Benedetto XVI "papa tradizionalista": "Vi è un nuovo Papa che ha compreso la tradizione, anche se non ha ancora completamente ripristinato i diritti della tradizione, sta procedendo in questo senso".
Indicare Benedetto XVI come tradizionalista è formula semplicistica e falsa. Né il pensiero né l'azione di Benedetto XVI possono essere ridotti all'etichetta del "tradizionalismo". L'Istituto del Buon Pastore ha ottenuto che la liturgia tradizionale sia riconosciuta come il suo "rito proprio", ma sarebbe fuorviante il credere che Benedetto XVI abbia la volontà di restaurare la liturgia tradizionale in tutta la Chiesa. È in occasione delle riunioni di Fontgombault, cinque anni fa, che colui che era ancora prefetto della congregazione per la dottrina della fede ha espresso nel modo più sviluppato e assai chiaramente la sua posizione al proposito [1]. Egli si pronunciava per "una riforma della riforma" (del messale del 1969), ma prevedeva anche un'evoluzione del messale del 1962 (introducendo nuovi santi, prefazi supplementari, ecc.). In altra occasione ha evocato, per il futuro, la necessità per la Chiesa di avere "un solo rito" (cfr. Aletheia n° 89, 19 février 2006). Certi fedeli dovrebbero pensarci quando assistono alla messa, nell'uno o nell'altro rito, e i loro pastori dovrebbero del pari pensarci quando celebrano, nell'uno o nell'altro rito.
[1] Autour de la question liturgique, journées d’études autour du cardinal Ratzinger, les 22-24 juillet 2001, Association Petrus a Stella (Abbaye Notre-Dame, F-36220 Fontgombault), pp. 192.
da "Aletheia" n° 97, 11 settembre 2006; trad. nostra
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Inserito il 10 ottobre 2006
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