Messe latine antiche nelle Venezie
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  REPORTAGE 

Spose di Dio

Tre francesi e due statunitensi, tutte ventenni, ora sono suore di una comunità fondata nel 1990. I momenti più suggestivi della funzione, celebrata, con rito antichissimo, in latino e con i canti gregoriani, nel Fiorentino

foto di Massimo Sestini

da Gricigliano
(Firenze)
Alessandra Borghese

 

Tra le colline di Firenze, a Gricigliano, si canta il gregoriano e si dice messa secondo l'antico rito latino della tradizione cattolica. Roba da vecchi nostalgici? Niente affatto, le suore di questa giovane comunità hanno tutte meno di trent'anni, i preti sono sotto i quaranta. Le ragazze ricevono l'abito religioso con una cerimonia d'altri tempi, ma, proprio per questo, intensa e ricca di spiritualità. Viene celebrata nella settecentesca Villa Martelli, dove si respira aria di grande festa. tra donne con cappelli, uomini in giacca e cravatta o, addirittura, in tight e bambine con abiti elegantissimi.

Circa 250 persone sono arrivate da diversi Paesi europei, alcuni addirittura dagli Stati Uniti. Sono i parenti delle cinque nuove suore.

La comunità dell'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote canta in gregoriano, mentre monsignor Luciano Giovannetti, vescovo di Fiesole, celebra la funzione. In un'atmosfera solenne, il rito segue l'antico cerimoniale con uno stile di cui si è persa l'abitudine. La cappella è piccola per una cerimonia che richiederebbe una cattedrale, al punto che molti ospiti devono accontentarsi di uno schermo montato all'esterno.

Come delle vere spose, le future suore sono accompagnate all'altare dai rispettivi padri. Indossano il tradizionale vestito bianco, velo di tulle e bouquet di fiori tra le mani. Ad attenderle non c'è, però, il fidanzato, ma madre Maria, la superiora delle Adoratrici del Cuore Regale di Gesù Cristo Sommo Sacerdote. Gli sguardi tra la giovane superiora e le nuove sorelle nella fede si incrociano, e con piccoli gesti si rassicurano a vicenda. Intanto, il coro canta Vieni sposa ricevi la corona, una corona di povertà, castità e obbedienza al Signore.

A pochi passi dal vescovo, il superiore dell'Istituto domanda loro a voce alta: "Che cosa chiedete?". Una a una, con voce ferma e serena, rispondono: "Faccio una domanda al Signore e la faccio ora. D'abitare nella sua casa e servirlo per tutta la mia vita".

I genitori delle giovanissime suore sono seduti tra i primi banchi, hanno i lucciconi agli occhi. Alcuni sono sbigottiti, altri fieri, altri ancora emozionatissimi. È certamente una scelta di vita controcorrente, che ci pone tutti davanti al grande mistero della fede.

La cerimonia continua. Le giovani si inginocchiano, ai piedi dell'altare, davanti al vescovo. Con estrema dolcezza e delicatezza, la superiora toglie loro il velo da sposa. È il momento della tonsura. Il vescovo taglia a ognuna una ciocca di capelli per simboleggiare il sacrificio esteriore e il dono di se stesse, attraverso l'invocazione, allo Spirito Santo. Poi, sempre in ginocchio, ricevono l'abito che, da lì a poco, indosseranno per il resto della vita. Le giovani escono dalla chiesa per tornarvi, dopo una ventina di minuti, vestite con l'abito sacro.

Quello che ho appena descritto non è un episodio tratto da un film di Luchino Visconti né da un brano della Monaca di Monza, di Alessandro Manzoni. Sono le 17 di lunedì 30 ottobre 2006: tre ragazze francesi (Diane, Aliénor, Caroline) e due statunitensi (Roxane e Mary Kay) sono diventate suore. "Siamo solo all'inizio", spiega il sacerdote francese Gilles Wach, che ha fondato l'Istituto nel 1990, "le suore non erano parte del nostro progetto originario, ma hanno bussato alla nostra porta. Due sono sorelle di nostri sacerdoti. La provvidenza ci ha fatto capire che era giunto il momento di avere anche un ramo femminile".

Così, è stata acquistata una casa a pochi passi da Villa Martelli per accomodarle. Ma il sindaco, a capo di una giunta di sinistra. ha ben pensato di impedire la loro entrata. rendendo l'edificio inagibile. Grazie all'interessamento del cardinale Ennio Antonelli, però, la piccola comunità si è momentaneamente sistemata presso le Domenicane di Firenze. Malgrado le difficoltà. il gruppo continua a crescere: oggi conta 13 suore e tre postulanti.

Nella crisi di vocazioni nella quale si dibatte la Chiesa, soprattutto in Europa, l'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, in soli 16 anni. ha formato 50 preti e 60 seminaristi. Una comunità giovane, in cerca del sacro e del mistero attraverso la grande tradizione della Chiesa.

Ma chi sono i tradizionalisti ancora in seno alla Chiesa? Perché tanto attaccamento al rito latino? Don Filippo Mora, rettore dell'Istituto, sostiene: "Senza fare inutili polemiche, vorremmo avere il nostro spazio privilegiando il senso del sacro, del sacrificio e la tradizione di un rito concentrato sul tabernacolo, l'altare e la croce: espressione della Chiesa cattolica plurisecolare".

In effetti, già nel 1988 Giovanni Paolo II, con la lettera apostolica Ecclesia Dei, creò una commissione con il compito di "far rispettare l'animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgia latina".

In realtà, le direttive del Pontefice polacco non furono così seguite dai vescovi negli anni. Alcuni arrivarono addirittura a negare la celebrazione latina nelle proprie diocesi. Ma i fatti hanno provato che i movimenti tradizionalisti sono sempre più forti, godono di vocazioni e numerosi fedeli.

Anche a Papa Benedetto XVI sta a cuore la liturgia. Nel suo discorso al clero romano, lo scorso 2 marzo, ha ricordato che "bisogna vivere la spiritualità dell'andare avanti. È necessario accettare le novità, ma anche amare la continuità, vedere, quindi, il Concilio Vaticano Il in questa direzione".

Lasciando Gricigliano, il padre di una giovane suora americana mi ferma e dice: "This is a real asset!", questo è un vero patrimonio. Viene spontaneo rispondergli: "Sì, è vero, allora salvaguardiamolo".

Alessandra Borghese

 

da "Gente", 23 novembre 2006

 

 

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Inserito il 29 novembre 2006

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