Messe latine antiche nelle
Venezie
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Ma quale bolla?
L'articolo pubblicato sul Gazzettino ed. Belluno del 30 novembre 2007 riferisce, più o meno, il contenuto della conferenza stampa tenuta il giorno precedente in città per richiamare l'interesse sentito da molti, sacerdoti e fedeli, per la messa tridentina. Ci sono parecchie inesattezze, altrimenti non sarebbe un quotidiano italiano, che partono pomposamente dalla "bolla", come è definito il Motu proprio Summorum Pontific[i]um, attribuito addirittura a Benedetto XIV. Dubitiamo fortemente che sia stato detto che in epoca apostolica "le messe, i funerali, i matrimoni venivano celebrati in lingua latina", come pure che il decreto (cioè il motu proprio) preveda chiese non parrocchiali. In realtà gli interessati hanno proposto alcune chiese che giudicano opportune per ospitare la celebrazione. Comunque, nonostante le improprietà la sostanza appare ben chiara: i cristiani bellunesi legati all'antica messa intendono mettere in pratica la volontà del Santo Padre espressa nel motu proprio nel pieno rispetto della chiesa locale e di Mons. Vescovo. Basta che tutto non si risolva in una "bolla" di sapone.
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L'INIZIATIVA
Una Voce chiede una chiesa per
il ritorno alla messa in latinoNel 2007 c'è chi lotta per tornare duemila anni indietro, all'epoca apostolica quando le messe, i funerali, i matrimoni venivano celebrati in lingua latina. La lingua sacra, come la definiscono loro, l'unica che potrebbe dare l'idea di unità alla chiesa cattolica. La forza della richiesta sta nella bolla papale pubblicata da Benedetto XIV il 7 luglio (Motu proprio Summorum Pontificium) ed entrata in vigore il 14 settembre scorso che autorizza il ripristino dell'antico rito liturgico gregoriano, mentre prima era necessaria l'autorizzazione episcopale.
Un rito che, grazie ai laici dell'associazione Una Voce presente in tutto il mondo, è già stato ripristinato in molte province venete. "Nel 2001 presentammo all'allora vescovo Pietro Brollo una petizione con duecento firme per chiedere di poter eseguire il rito a Belluno - spiegano Fabio Marino e Maurilio Cavedini, vicepresidenti nazionali di Una Voce Italia, accompagnati da Mirko Rabini, responsabile dell'associazione a Belluno - la pratica passò nelle mani del suo successore Vincenzo Savio che prese tempo e non ci diede mai una risposta. Ora che il papa ha liberalizzato il rito siamo pronti alla messa in latino, ci sono fedeli e sacerdoti pronti ad eseguire e a partecipare alla cerimonia. Ci manca la chiesa, speriamo che il vescovo Andrich ci dia udienza per discutere della questione. Ma noi siamo pronti a far valere un diritto che ormai è sancito anche dalla bolla papale".
Tra i luoghi sacri individuati a Belluno, ci sono le chiese di San Pietro e San Rocco, non parrocchiali, come prevede il decreto papale. "Oggi non è vincolante l'autorizzazione del vescovo - spiegano da Una Voce - ma noi non vorremmo che ci fossero le resistenze che si sono verificate altrove in Italia, cerchiamo la collaborazione, pro bono pacis chiediamo il benestare del vescovo. Pronti, però, a eseguire il rito comunque. Il rito tradizionale è un patrimonio spirituale e culturale straordinario, alcune parti risalgono all'epoca apostolica, è una cerimonia particolare in cui il sacerdote è tenuto ad un rigore formale dettato dall'uso del latino come lingua sacra, ci sono i cori gregoriani. É il più antico rito cristiano sulla Terra e per questo noi riteniamo importante valorizzarlo e riportarlo in auge. Questa messa, comunque, è per chi la desidera, non viene imposta a nessuno".
Anna Valerio
da "Il Gazzettino", 30 novembre 2007
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