CORRE VOCE CHE
BENEDETTO XVI CELEBRERÀ LA MESSA ANTICA
Com'era la messa del
Papa?
risponde il nostro esperto
Da quest'estate circola la voce, ripresa anche da organi di informazione, che
il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà personalmente in pubblico la
messa in rito romano antico. Naturalmente non vi sono conferme
ufficiali, ma si parlava della prima - o della seconda - domenica di
Avvento (2 o 9 dicembre prossimi) come presumibile data della
celebrazione papale. Si parla pure di dove, come e secondo quale rituale
sarebbe questa messa.
Sugli interrogativi che si pongono risponde Francesco
Tolloi, segretario di Una Voce Venezia Sezione Paolo Zolli, esperto di rubriche e cerimonie della liturgia romana e
corredattore del Messale tradizionale latino e italiano, pubblicato
dall'editrice Fede & Cultura con lettera di approvazione del card.
Castrillón Hoyos.
In che circostanze il papa
officiava pontificalmente?
La messa papale in forma
pubblica e solenne avveniva nelle maggiori feste dell'anno liturgico, e il Sommo
Pontefice stesso, il giorno antecedente, soleva presiedere i primi vesperi. A
parte circostanze straordinarie quali l'incoronazione, queste
feste sono il Natale, la Pasqua, i santi Pietro e Paolo.
In altre
occasioni, per esempio Ognissanti, il papa assisteva, rivestito della "manta",
un piviale di forme assai ampie, sedendo al trono, alla messa celebrata da un
cardinale. Già questa rarità ci dà la misura della distanza dalla prassi odierna
che ci ha abituati, complice probabilmente anche la carica mediatica, a vedere
spesso il Papa celebrare pubblicamente, in contesti e circostanze
diversissimi e variegati.
Com'era la messa papale, come possiamo conoscerla?
Il rito seguito fino alla riforma liturgica presenta
caratteristiche che lo rendono unico, e recano testimonianza della arcaicità di
certe prassi che ravvisiamo negli antichi Ordines. Esistono testi
specifici che lo trattano, mi riferisco ai libri cerimoniali, quali il
cinquecentesco Caeremoniale Sanctae Romanae Ecclesiae di Agostino Patrizi
Piccolomini, o quelli più recenti di P. G. Rinaldi Bucci e di Giambattista M.
Menghini. A parte questi testi, parecchi autori
si sono prodigati a descrivere gli imponenti riti dei romani pontefici. Vorrei
ricordarne due, per la dovizie di particolari e la precisione: il primo è
Francesco Cancellieri, vissuto nel Settecento, che ci ha lasciato una attenta e
puntuale descrizione delle funzioni della Settimana Santa, ricchissima di
notizie. Il secondo è Xavier Barbier de Montault, cui dobbiamo parecchi opuscoli
scritti in un francese assai vivace, che descrivono le
celebrazioni papali con ricchezza di erudizione e passione per il dettaglio.
Può dirci quali sono le maggiori particolarità di questo
rito e in che differisce dal pontificale di un vescovo?
Non è facile presentare in poche parole il complesso apparato
rituale caratteristico dei pontificali papali. Ciò nonostante ricorderemo almeno
alcune tra le cose più rilevanti. Il Papa entrava solennemente nella basilica di
S. Pietro seduto sulla sedia gestatoria, dopo aver indossato la falda di seta
bianca, accompagnato dal lungo corteo di prelati, membri della corte e della
famiglia pontificia, rigidamente normato nel suo ordine e nelle sue precedenze
dal Motu proprio detto volgarmente "rotolo". La Croce pontificia, portata da un
uditore di Rota, suddiacono apostolico, rivestito della tunicella, è scortata da
sette candelieri dorati, sorretti dai prelati votanti in Segnatura. Nella
cappella della Ss. Trinità, il Pontefice, inginocchiato su un genuflessorio,
compiva l'adorazione del santissimo Sacramento, solennemente esposto
nell'occasione dei pontificali. Terminata l'adorazione, si recava all'altare
papale innanzi al quale, una volta deposto il triregno, sostava ancora
brevemente in preghiera per poi salire al trono detto"di Terza". Iniziava, a
questo punto il rito dell'obbedienza, significata dal collegio cardinalizio col
bacio dell'anello del Sommo Pontefice, dai patriarchi, arcivescovi e vescovi
assistenti al Soglio col bacio del ginocchio destro. Si dava inizio al canto
dell'ora di terza durante la quale il Papa si appressava a celebrare leggendo la
preparazione dal libro rischiarato da una candela ricurva, non posta sulla
palmatoria, sorretti da due arcivescovi assistenti al Soglio. Sempre durante il
canto dell'ora canonica di terza avveniva la vestizione dei sacri paramenti tra
i quali ricorderemo come caratteristici del Pontefice il fanone ed il
succintorio. L'inizio della messa non si distingue per particolari peculiarità
rispetto al pontificale di un vescovo. Dopo l'incensazione dell'altare, il
cardinale diacono ministrante e i cardinali diaconi assistenti ricevono
l'abbraccio di pace dal Papa che si recherà al trono. L'epistola ed il vangelo
venivano proclamati sia in lingua latina che in lingua greca: infatti al
pontificale papale prendevano parte un diacono e un ipodiacono di rito greco,
rivestiti dei paramenti del loro rito. Durante il Credo, uno dei prelati votanti
di Segnatura si recava alla credenza per la cerimonia delle "probe", ovvero
l'assaggio della materia per il sacrificio, che viene compiuto dal coppiere e
dal sacrista pontificio. Dopo l'Et incarnatus, il cardinale diacono
ministrante, coadiuvato dal suddiacono apostolico, spiega sull'altare una
tovaglia che va a sovrastare le altre. Caratteristica l'elevazione delle sacre
specie, in cui il Papa compie due semicerchi dal lato del Vangelo e dal lato
dell'epistola. Durante l'elevazione si suonano le trombe d'argento. Nel tempo
del Pater noster vengono fatte nuove "probe", e si prepara la fistola e
l'asterisco che serviranno per la Comunione del Santo Padre che riceverà stando
al trono. Alla fine della messa, il Papa riceve per mano del cardinale arciprete
della Basilica, accompagnato da due canonici, l'obolo pro missa bene cantata.
Tenendo conto anche delle difficoltà di riprendere un rito
così complesso da tanti anni in disuso, che forma di messa sarebbe più
opportuna per la celebrazione del Santo Padre?
Si sono visti in passato i Papi, specie Pio XII e anche il
beato Giovanni XXIII, celebrare la messa in forma prelatizia anche davanti ai
fedeli. La messa prelatizia è la messa letta celebrata dal vescovo, regolata
dall'antico Caeremoniale episcoporum. Una documentazione di ciò si trova,
per esempio, nel celebre film Pastor Angelicus in cui si vedono le
immagini di papa Pacelli che celebra la messa prelatizia in S. Pietro,
all'altare della Confessione, in occasione del suo giubileo episcopale. Da
notare che ciò avveniva in giorni al di fuori di quelli in cui il Pontefice
celebrava la messa papale. Quando Benedetto XVI voglia celebrare la messa
antica, seguendo tale prassi non ci si troverebbe di fronte a difficoltà
oggettive e contingenti che invece sarebbero piuttosto gravi se si dovesse
affrontare oggi la preparazione di un pontificale papale, per motivi ben
comprensibili, e non esistendo più la corte pontificia. Durante tali messe
prelatizie celebrate dal Papa, la cappella Sistina interveniva per eseguire dei
mottetti, per esempio all'Offertorio, ma non, chiaramente, per cantare
l'Ordinario trattandosi, per l'appunto, di messa letta. La messa prelatizia non
andrebbe a differenziarsi in nessun modo da quelle dei vescovi, e non avrebbe le
particolarità della messa papale che prima ho sommariamente descritto.
LINK UTILI
VOCABOLARIO
LITURGICO
YouTube - Messa dell'incoronazione del beato Giovanni XXIII
Agostino
Patrizi Piccolomini, Sacrarum caeremoniarum Romanae Ecclesiae libri
tres (Venetiis, Gregorii de Gregoriis, 1516)