Messe latine antiche nelle
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MONSIGNOR LÉON GROMIER
Commento del Cæremoniale episcoporum
LIBRO II
CAPITOLO XIII
Messe e vespri delle domeniche di Avvento,
quando il vescovo celebra o fa assistenza pontificale
Quæ servanda in Vesperis et Missis sollemnibus in Adventu Domini. Episcopus, si Missam sollemnem celebret, paramenta apud sedem sumere potest. Subdiaconus Epistolæ, diaconi assistentes, diaconus Evangelii utantur planetis violaceis plicatis ante pectus. Color paramentorum Episcopi et Canonicorum sit violaceus. Episcopus in Missa non dicit Pax vobis, sed Dóminus vobíscum. Subdiaconus cantat Epistolam sine planeta. Diaconus item Evangelium, sed cum alia convoluta. Subdiaconus reassumit planetam post cantatam Epistolam, diaconus vero post Communionem Episcopi. Quid præstandum ab Episcopo, si Missæ assistat. Paramenta in tertia Dominica Adventus violacea sint, sed sumptuosiora. Diaconus et subdiaconus utuntur dalmatica et tunicella in Dominica quarta Adventus, si in ea occurrat Vigilia Nativitatis Domini.
I
n Vesperis et Missis sollemnibus in singulis Dominicis Adventus, eadem omnia servabuntur, Episcopo celebrante, quæ superius expressa fuerunt, dum generaliter de his disseruimus, exceptis tamen infrascriptis.
2. Quia primum Ecclesia, altare et chorus simpliciori apparatu ornantur : item, celebrante Episcopo Missam sollemnem, non erit opus paramenta sacra pro Missa sumere in sacello, seu secretario supra memorato, sed apud sedem suam, ubi cappa indutus, incipit Tertiam ; et incepto primo Psalmo, sedet, accipit sandalia, legit Psalmos et Versiculos ac Orationes consuetas, et in fine cantat Orationem pro Tertia, Canonico presbytero assistente, librum supra caput tenente in suo habitu canonicali.
3. Subdiaconus cantaturus Epistolam, paulo ante quam Episcopus in chorum veniat, capiet omnia paramenta sibi convenientia, præter manipulum et planetam ante plicatam, quæ capiet postea.
4. Diaconi assistentes capiunt sua paramenta, id est planetam ante plicatam supra cottam, vel rocchettum circa finem Tertiæ, antequam Episcopus cantet Orationem, et cum eis diaconus cantaturus Evangelium, qui accipit amictum, albam, cingulum et stolam.
5. Dum prædicti diaconi assistentes parantur, assistunt Episcopo duo alii diaconi, illis proximi, in suo habitu canonicali, et in eorum defectum, duo ultimi presbyteri.
6. Finita Tertia, præfati duo diaconi assistentes cum diacono cantaturo Evangelium, jam parati, revertuntur ad Episcopum, dum lavat manus, ministrante presbytero assistente in habitu canonicali.
7. Episcopus autem, postquam laverit manus more consueto, accipit paramenta consueta, quæ esse debent violacei coloris. Subdiaconus et diaconus capiunt manipulos et planetas ante pectus plicatas, et tunc pariter omnes Canonici capiunt in suis locis paramenta, ipsis convenientia, ejusdem coloris.
8. Episcopus ante Orationem dicit Dóminus vobíscum, non autem Pax vobis. Subdiaconus, dum Episcopus celebrans cantat ultimam Orationem, deposita planeta, accipit librum Epistolarum, et cantata Epistola, osculataque manu Episcopi, planetam reassumit.
9. Diaconus, ante primum Allelúja post Graduale, deponit et ipse suam planetam, quæ convolvitur, vel alia jam convoluta et complicata super ejus sinistrum humerum ponitur, et sub ejus brachio, stricte chordulis, ad id aptatis, colligatur, ne decidat, et sic permanet, quousque Episcopus sumpserit sacram Communionem. Tunc reassumit planetam ante pectus plicatam, deposita alia, quæ erat super humerum sinistrum. Cætera omnia fiunt, prout in suis locis explicatum fuit.
10. Si vero Episcopus non celebret, sed intersit Missæ sollemni, eadem observantur, quæ in cap. IX. hujus lib. II. de Missa sollemni, quæ coram Episcopo celebratur, dicta sunt.
11. In tertia Dominica eadem observantur, nisi quod paramenta altaris et celebrantis adhiberi solent aliquanto sumptuosiora, sed coloris violacei, in defectu rosacei ; et ministri, videlicet diaconus et subdiaconus, utuntur dalmatica et tunicella ; et idem in quarta Dominica, quando in ea inciderit Vigilia Nativitatis Domini : sed paramenta sint coloris absolute violacei. In collegiatis pariter idem observatur.
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Norme per l'ufficio e la messa delle domeniche dell'Avvento. Il vescovo, se canta la messa, assume i paramenti in coro. I diaconi e i suddiaconi usano le pianete piegate. I paramenti del vescovo e dei canonici sono di colore viola. Il vescovo canta Dominus vobiscum in luogo di Pax vobis. Il suddiacono canta l'epistola senza pianeta. Il diacono per il vangelo lascia la sua, e ne prende una arrotolata. Il suddiacono riprende la sua pianeta dopo l'epistola; il diacono dopo la comunione. Che cosa fare se il vescovo assiste pontificalmente. Colore dei paramenti la terza Domenica; i diaconi e i suddiaconi usano dalmatica e tunicella. Fanno lo stesso la quarta Domenica se cade la Vigilia di Natale.
La fine del sommario, incompleta e scorretta, ha bisogno di correzione.
1. Agli uffici e messe delle domeniche di Avvento, quando il vescovo celebra, si osservano le regole generali già date, eccetto quanto segue.
2. Non si usa niente di quello che è proprio delle feste. Il vescovo non prende i paramenti al secretarium. Arrivato al trono dal coro, intona terza, e resta in cappa per tutta la durata dell'ora. Intonato il primo salmo, si siede, legge la preparazione, e riceve i sandali dal suddiacono. Alla fine di terza canta l'orazione sul libro tenuto dal prete assistente in abito canonicale.
L'ultima frase proviene dal Cæremoniale S. R. E., contiene regole particolari all'ambiente, che non è il caso di discutere qui, e che non sono state trasportate nel Cæremoniale episcoporum (in seguito C. E.). Quest'ultimo ha i suoi principi, i quali anche se non sono formulati a chiare lettere, si ricavano comunque da tutto l'insieme. Perché il prete assistente tenga il libro al vescovo, bisogna innanzi tutto che il vescovo sia parato, inoltre che il prete assistente sia parato, infine che vi sia
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una vera e propria celebrazione. Ora queste tre condizioni mancano all'ora di terza non parata. Allora perché questa eccezione unica, senza ragione determinante? In teoria e in pratica il prete assistente non ha niente da fare al trono fino alla lavanda delle mani.
3. Il suddiacono dell'epistola, fin dall'inizio di terza, assume l'amitto, il camice e il cingolo. Prenderà più tardi la pianeta plicata e il manipolo.
Nei tempi ordinari il testo latino (l. 1, c. 9, n. 1; c. 10, n. 1; l. 2, c. 8, n. 7) fa vestire il suddiacono con il diacono, all'inizio di terza. Secondo il presente numero lo farebbe vestire prima dell'ingresso del vescovo in coro. Per quale scopo? Mistero. Se d'ordinario il suddiacono ha il tempo di pararsi e di calzare il vescovo, ne avrà del pari il tempo alle messe di Avvento. Perché dunque creare un'eccezione e una complicazione inutile?
4. 5. Il diacono del vangelo assume l'amitto, il camice, il cingolo e la stola verso la fine di terza, prima dell'orazione. Allo stesso tempo i diaconi assistenti indossano l'amitto e la pianeta plicata. Mentre i diaconi assistenti si parano, altri due diaconi in abito canonicale li sostituiscono a fianco del vescovo.
Ancora una copia superflua del Cæremoniale S. R. E. Il diacono potrebbe ritardare la sua vestizione perché la sua funzione comincia più tardi del solito, una volta terminata terza, ma non perde niente a pararsi con il suddiacono, come non guadagna nulla a farlo dopo di lui. Al contrario i diaconi assistenti non hanno alcun motivo di abbandonare il vescovo prematuramente, di anticipare la loro vestizione, di farsi sostituire al trono. Avranno ampiamente il tempo di pararsi, insieme con il prete assistente e il capitolo, dopo l'orazione e la lavanda delle mani, mentre il vescovo è vestito dal diacono e dal suddiacono.
6. Terminata terza, il diacono del vangelo e i diaconi assistenti parati vanno al trono mentre il vescovo si lava le mani, servito dal prete assistente e dai due diaconi sostituti in abito canonicale.
Il diacono viene al trono per parare il vescovo, con il suddiacono che è dimenticato da questo numero. Ma i diacono assistenti, parati troppo presto, ritornano al trono per non farvi null'altro che congedare i loro inutili sostituti. Allora non sarebbe meglio che, senza disturbare nessuno, i diaconi restino al trono per tutta la durata dell'ora di terza, assistano all'orazione e alla lavanda delle mani, poi vadano con il prete assistente
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ad assumere i loro paramenti, mentre il capitolo prende i suoi? Il C. E. non è un calco del Cæremoniale S. R. E.
7. Dopo essersi lavate le mani, il vescovo riceve dal diacono e dal suddiacono tutti i paramenti viola. Simultaneamente tutti i canonici assumono ai loro posti i paramenti viola di ciascun ordine, con le pianete plicate. Poi diacono e suddiacono vanno a prendere la pianeta plicata e il manipolo.
8. Prima della colletta il vescovo canta Dominus vobiscum in luogo di Pax vobis. Mentre canta l'ultima colletta, il suddiacono depone la pianeta e riceve l'epistolario al suo posto. Cantata l'epistola bacia la mano del vescovo e va a riprendere la pianeta alla credenza.
9. Verso la fine del graduale, il diacono va alla credenza e si toglie la pianeta, essa gli viene arrotolata, messa come bandoliera posata sulla spalla sinistra e legata sotto il braccio destro; oppure riceve una sciarpa che imita la pianeta arrotolata. La tiene fino a dopo la comunione, quando depone quella che aveva sulla spalla sinistra e riprende la pianeta plicata.
10. Se il vescovo fa assistenza pontificale alla messa, vedi il capitolo 9 di questo libro.
11. La terza domenica di Avvento ci si regola come le altre, se non che tutti i paramenti possono essere un po' più ricchi; essi sono di colore viola in mancanza del rosa; i diaconi e i suddiaconi mettono la dalmatica e la tunicella. La quarta Domenica, quando vi cade la Vigilia di Natale, i diaconi e i suddiaconi fanno lo stesso, salvo che i paramenti sono di colore viola. Si fa egualmente nelle chiese collegiate.
A Roma il colore rosa esisteva già nel 1582, non fu introdotto nelle prime edizioni del C. E. Per l'uso della mitra preziosa e per il suono dell'organo vedi i relativi capitoli.
Il presente capitolo serve da base a una messa pontificale votiva celebrata dopo nona. Ne risulta del pari che il canto di terza parata è una prerogativa episcopale, non autorizzata a tutte le messe pontificali, né le domeniche ordinarie. Che si deve allora pensare di monaci pretesi liturgisti i quali, non cantando la maggior parte dell'ufficio divino, permettono a un semplice sacerdote di cantare terza parata tutte le domeniche, di fare ciò che non può fare neppure il vescovo?
Tra le ore minori il C. E. parla solo di compieta in un capitolo speciale, e passim di terza o di nona unita alla messa pontificale. Si rimette al Directorium chori che, se non è più valido per il canto gregoriano restaurato, lo è sempre quanto alle direttive cerimoniali. Il Martirologio e il Directorium
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chori prescrivono un canto speciale del martirologio all'ora di prima cantata la vigilia di Natale.
Il Directorium chori descrive in breve questa cerimonia. Un beneficiato in cotta e piviale viola, tra due chierici in cotta che lo assistono, preceduto dal turiferario e da due accoliti con i candelieri, parte dalla sacrestia in tempo per arrivare in coro prima del Benedicamus Domino di prima. Collocatosi davanti al leggio che sostiene il martirologio in mezzo al coro, con gli accoliti ai due lati, impone e benedice l'incenso, incensa il libro con tre colpi e canta il martirologio del giorno come è segnato. Tutto il coro è in piedi, si inginocchia alle parole In Bethlehem Judæ, salvo l'officiante, i suoi assistenti e gli accoliti, poi si alza dopo secundum carnem; a questo punto l'officiante fa genuflessione con i due assistenti. Quando sono partiti, il cantore abituale del martirologio continua il resto del medesimo.
da: L. GROMIER, Commentaire du Cæremoniale episcoporum, Paris, La Colombe, 1959, pp. 346-349, traduzione italiana di Fabio Marino.
LINK UTILI
Mons. Léon Gromier, Commento del Caeremoniale Episcoporum - Introduzione
Mons. Léon Gromier, Commento del Caeremoniale Episcoporum - I 29 Messa letta celebrata dal vescovo
Inserito il 29 novembre 2011
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