Messe latine antiche nelle Venezie
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Intervista al presidente di Una Voce-Verona
Il prof. Maurilio Cavedini (68) è il presidente della Sezione di Verona dell’associazione Una Voce, che conta oltre 70 soci i quali, insieme con numerosi altri fedeli legati all’antico rito, si riuniscono nella rettoria di S. Toscana per la messa e i sacramenti. Sono un gruppo numeroso, una vera e propria comunità che a giusto titolo potrebbe formare una parrocchia rituale, intere famiglie che si accostano ai sacramenti e hanno l’esigenza di battesimi, cresime, matrimoni, di tutti i sacramenti e i sacramentali in latino secondo il rito romano tradizionale. Nonostante ciò finora non hanno mai potuto avere la messa nei giorni di Natale, Pasqua e Pentecoste.
Professor Cavedini, un vescovo cattolico, quello di Verona, rifiuta di concedere la messa cattolica a un gruppo di cattolici che la chiedono. Non è una situazione paradossale?
Il rifiuto, da parte del vescovo mons. Flavio Carraro, di far celebrare la messa secondo l’antico rito alla Rettoria di S. Toscana in Verona a Natale, Pasqua e Pentecoste è un atteggiamento di chiusura, che genera una profonda amarezza nei fedeli che vivono tale esclusione come un’ingiustizia. I cristiani, infatti, hanno il diritto di ricevere dai loro Pastori i beni spirituali della Chiesa, soprattutto la parola di Dio e i sacramenti, come dice il can. 213 del Codice di diritto canonico. Inoltre, hanno il diritto di rendere culto a Dio secondo il proprio rito approvato (quindi la partecipazione alla liturgia, la messa, i sacramenti), e di seguire una propria forma di vita spirituale conforme con la dottrina della Chiesa (can. 214). Quando chiedono la liberalizzazione della messa in latino secondo il messale di san Pio V, gli aderenti a Una Voce, i fedeli che frequentano S. Toscana fanno semplicemente valere questi elementari diritti religiosi, sanciti solennemente dalla Chiesa. Il rito è approvato da Giovanni Paolo II e dai suoi predecessori, la spiritualità che su di esso si fonda è pienamente conforme con la dottrina cattolica. Ora la responsabilità del rispetto di tali diritti grava sui sacri Pastori: qual è l’atteggiamento del Pastore della chiesa veronese al proposito? Posso raccontarle un fatto. Da ottobre Una Voce-Verona ha deciso di recitare pubblicamente il santo rosario ogni primo venerdì del mese davanti al vescovado finché la propria richiesta non sarà esaudita. Il 2 novembre scorso, poco prima che il rosario iniziasse, mons. Carraro, che rientrava proprio in quel momento, si è fermato a scambiare qualche parola con noi. Ancora una volta gli abbiamo rinnovato il desiderio di poter assistere alla messa il giorno di Natale. La risposta del nostro Pastore è stata che di sacramenti siamo "troppo ingordi"! Questa è davvero una situazione paradossale: la realtà è che la "ingordigia" dei fedeli veronesi non è altro che la fame e sete di giustizia di cui parla Gesù nel vangelo (Mt 5,6). Sono convinto che su questa giustizia il vescovo sarà chiamato a rispondere al Padreterno.
Il cardinal Ratzinger nel suo ultimo libro dice che è ora di finirla di "mettere all’indice" i cattolici affezionati alla liturgia in vigore prima del Concilio Vaticano II. E in una recente intervista afferma che "il concetto di autorità quasi non esiste". Il caso di Verona non è esemplare, alla luce di queste affermazioni?
Il settimanale della nostra diocesi "Verona Fedele", nel suo editoriale del 10 giugno 2001 a firma del direttore, ha scritto testualmente che il divieto della messa antica a Natale, Pasqua e Pentecoste rientrerebbe nientemeno che nelle "esigenze del vangelo". Ha denigrato pesantemente 70 uomini politici veronesi, che avevano sottoscritto la messa, definendoli "riguardosi guardiani della democrazia, in vena di offrire i propri servigi, magari da presentare all'incasso e con gli interessi al momento giusto". Ha persino scritto, il giornale della diocesi, che coloro che chiedono la messa sarebbero "integristi sedicenti cattolici". Potrei continuare, del resto sono cose che tutti possono leggere e - lo dico espressamente - sono affermazioni assurde. È indubbio che la "messa all'indice" a Verona è una realtà inoppugnabile. Mi chiedo con sconforto se monsignor Vescovo è a conoscenza di quello che scrive il suo giornale, e se lo approva. Spesso si pensa che la carità dovrebbe essere la prima sollecitudine del Pastore… Noi, comunque, siamo tranquilli, siamo cattolici, lo siamo sempre stati e, noi, continuiamo a professare la fede della Chiesa cattolica. Siamo coscienti di essere perseguitati, lo siamo da anni e oggi più che mai, ma continueremo a far valere il nostro diritto alla liturgia tradizionale.
Anche il Papa, nella lettera del 21 settembre scorso, ha elogiato le bellissime preghiere contenute nel Messale di san Pio V, e nel Motu proprio Ecclesia Dei invita i vescovi: "Dovrà essere ovunque rispettato l’animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina, mediante un’ampia e generosa applicazione delle direttive, già da tempo emanate dalla Sede apostolica per l’uso del Messale Romano secondo l’edizione tipica del 1962". Neanche il Papa viene ascoltato?
Purtroppo queste importanti disposizioni di Giovanni Paolo II cadono molto spesso nel vuoto, anche se ci incoraggiano a proseguire la battaglia. I vescovi non si attengono a quanto stabilisce il successore di Pietro a proposito del messale antico, ma anche in numerose questioni che toccano la sana dottrina, la fede e soprattutto la morale. È la crisi della Chiesa attuale, la crisi dei vescovi. Il card. Ratzinger osserva che il concetto di autorità quasi non esiste, e questo - si badi bene - non lo dice un osservatore esterno, ma il responsabile della più importante congregazione romana. Si tratta di una dichiarazione d'impotenza che lascia attoniti, e dà veramente il senso della gravità della crisi postconciliare. Vittime di questa crisi sono proprio i cristiani che intendono restare fedeli alla bimillenaria tradizione cattolica: l'autorità giunge a essere addirittura usata per il male, e si trasforma in abuso. A Verona si danno senza problemi chiese cattoliche ai non cattolici, si pensi al caso di S. Salvatore Vecchio concesso prima ai valdesi, poi agli ortodossi, a quello di S. Severo a Bardolino agli evangelici. Ma quando sono i fedeli legati alla messa antica a chiedere, allora ci si appella al principio di autorità per negare le celebrazioni.
Il primo venerdì di ogni mese dite pubblicamente il rosario davanti al palazzo vescovile. Avete intenzione di proseguire su questa strada?
Continueremo a pregare finché la preghiera non sarà esaudita. La nostra fiducia nella potente intercessione della Mater Ecclesiae ci sprona a proseguire la pubblica recita di quella devozione che, fra tutte, Le è più accetta e gradita. Spero che la Vergine possa illuminare monsignor Vescovo e i suoi collaboratori, cosicché il santo Natale ormai vicino possa essere celebrato dai veronesi con la messa dei loro padri. Sarebbe questo un evento storico nella diocesi di san Zeno.
La posizione del vescovo di Verona si sta logorando?
Diversi sono i segnali di nervosismo della curia negli ultimi tempi. Durante la recita del rosario davanti al vescovado lo scorso 2 novembre, si è assistito a scene che difficilmente l'opinione pubblica, anche quella laica, potrebbe concepire come confacenti a dei sacerdoti, e nemmeno - come oggi si preferisce dire - a dei presbiteri. Mentre i fedeli erano riuniti in preghiera è giunto un prete in auto che voleva entrare nel cortile della curia. Secondo quanto scrive l'Arena del 7 novembre si trattava del segretario del vescovo. Richiesto di attendere qualche minuto la fine della preghiera, il reverendo non intendeva ragioni, e cercava di entrare con l'auto dentro il portone, nonostante la presenza dei fedeli in ginocchio (parcheggiare è più importante che pregare?). Allora è intervenuto anche il direttore di "Verona Fedele", don Bruno Fasani, spalleggiato da un suo redattore, e non certo per calmare gli animi. Evidentemente privo di quella prudenza che comunemente connota gli ambienti ecclesiastici, don Fasani pretendeva con modi bruschi di mettere anche la propria macchina nel cortile del palazzo proprio mentre era in corso il rosario. Ero presente ai fatti, e posso testimoniare che questo è successo, anzi lo stesso don Fasani ha inveito, insolentendo una nota professionista nostra associata, la quale è anche membro del collegio dei probiviri di Una Voce-Italia. In una dichiarazione riportata sempre sull'Arena del giorno 7, che non è stata smentita, don Fasani ha definito la recita del rosario davanti alla curia una "pagliacciata".
Quali saranno le prossime iniziative di Una Voce-Verona per ottenere la messa a Natale, Pasqua e Pentecoste?
Forte del suo diritto sancito dalla Chiesa e riconosciuto dal Santo Padre, con il pieno appoggio del Coordinamento di Una Voce delle Venezie cui appartiene, Una Voce-Verona impiegherà per il successo della buona causa tutti i mezzi leciti a sua disposizione, che possano risultare utili alla liberalizzazione dell'antico rito. È già indetto un incontro con i giornalisti, in cui annunceremo un'ulteriore manifestazione pubblica del nostro disagio, vale a dire l'istituzione di un presidio permanente davanti alla curia, con buona pace dei vari fasani. Confidiamo, comunque, che il nostro vescovo, simile al buon Pastore, verrà incontro alle legittime esigenze dei fedeli veronesi, e che pertanto l'attuazione di tale iniziativa non sia più necessaria. |
Foto
[1] i fedeli chiedono la messa
[2] sacerdote vuole entrare in curia con l'auto mentre si recita il rosario
[3] arriva don Bruno Fasani e i suoi
[4] don Fasani disturba il rosario, definito una "pagliacciata" |
Altre pagine su questo argomento:
| Il caso Verona: la messa negata | Messa latina antica: permessi, dinieghi, novità |
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Inserito il 6 dicembre 2001
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