Messe latine antiche nelle Venezie
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Necessità spirituali dei fedeli
Il mio nome è Arnaud Devillers. Sono il superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pietro, una comunità piuttosto recente, in quanto questo mese celebriamo il nostro dodicesimo anno di esistenza. Nonostante questo, abbiamo già costruito due seminari maggiori, uno in America e uno in Europa. La nostra casa madre è ad Augusta, nella Germania meridionale, ed io vivo lì da circa un anno. Parlo in inglese, in quanto sono ancora sulla "via purgativa" nella mia ricerca di padroneggiare il tedesco!
Molti hanno insistito - e giustamente - sulla paternità spirituale del vescovo. Vorrei condividere con voi la mia esperienza sulle necessità spirituali di alcuni dei vostri figli. Nel corso degli ultimi dodici anni, io e i miei confratelli sacerdoti abbiamo svolto il nostro ministero per una determinata categoria di fedeli. Tali fedeli sono di origini etniche diverse, ricchi e poveri, giovani e vecchi, istruiti e non, praticanti e non praticanti, in piena comunione con i loro vescovi oppure no, cattolici dalla nascita o convertiti, ma tutti loro hanno un punto in comune; insistono - al fine di praticare la loro fede - per assistere o desiderano partecipare a una messa in latino secondo il Messale Romano del 1962. Per farlo, non esitano a sottoporsi a grandi sacrifici personali e familiari. Per molti di loro non si tratta di un viaggio nostalgico, anche perché sarebbero, in ogni caso, troppo giovani per ricordarla. Le loro motivazioni sono diverse, alcune legittime, altre no. Per alcuni si tratta soltanto di una preferenza, per altri, qualcosa che avvertono con più forza. Tutti, comunque, sembrano trovarvi realizzazione spirituale e felicità.
Nel 1988, in risposta a uno strappo nella Chiesa, il Sommo Pontefice ha scritto motu proprio una Lettera Apostolica, Ecclesia Dei adflicta, in cui ha affermato che questo attaccamento "ad alcune precedenti forme liturgiche e disciplinari della tradizione latina" rientra nelle "giuste aspirazioni" e ha chiesto il sostegno "dei vescovi e di tutti coloro che svolgono nella Chiesa il ministero pastorale". "Inoltre dovrà essere ovunque rispettato l'animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina, mediante un'ampia e generosa applicazione delle direttive, già da tempo emanate dalla Sede Apostolica, per l'uso del Messale Romano secondo l'edizione tipica del 1962". Molti vescovi in effetti sono stati generosi verso questo appello del Santo Padre, e nelle loro diocesi i fedeli possono avere questa opzione liturgica. A nome di tutti questi fedeli, vorrei ringraziare il Santo Padre e tutti i vescovi che hanno accolto il suo appello...
Ovunque il vescovo locale sostiene e incoraggia quest'opera, i risultati sono veramente sorprendenti. Persone che hanno abbandonato la fede o la pratica non solo frequentano regolarmente la Chiesa, ma a poco a poco cominciano a comprendere più pienamente il mistero della Chiesa, gerarchia e comunione. Spesso diventano molto generosi con il loro tempo in diversi ministeri diocesani, per esempio nell'apostolato per la vita.
Termino questo intervento con un appello a quanti hanno la responsabilità di una diocesi: vi prego di rispondere generosamente all'appello del Santo Padre nel garantire la messa di indulto a quanti lo richiedono. Poiché ho viaggiato e ho fatto visita a gruppi di fedeli, spesso ho sentito di aver portato loro speranza, ma non ho potuto fare a meno di provare un dubbio ossessionante: cosa accadrebbe se le loro speranze venissero disattese? Perché questo ministero abbia successo, accertatevi che essi si sentano accolti e di essere inoltre un padre per loro; assicuratevi di nominare dei sacerdoti che abbiano l'empatia, il tempo e la pazienza di essere loro pastori, che lavorino in piena comunione con voi e il vostro presbiterio, e allora vedrete gli effetti straordinari della grazia. Se non trovate sacerdoti così, non esitate a chiamare... Arnaud Devillers Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pietro Membro del Sinodo dei vescovi di nomina pontificia
Intervento alla XV Congregazione generale del Sinodo dei vescovi, 10 ottobre 2001 (da "L’Osservatore Romano", 12 ottobre 2001, pp. 4-5) |
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Inserito il 6 dicembre 2001
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