Messe latine antiche nelle
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La polemica a Salerno
Il vescovo rifiuta a messa in latino
Fedeli in rivoltaMonsignor Pierro: decido io se applicare il Motu proprio.
Parrocchiani in rivolta. La Santa sede apre un'istruttoriaPEPPE RINALDI
SALERNO
Partiamo dai fatti: un gruppo di fedeli di Giffoni Valle Piana, inoltra al Vaticano un ricorso formale perché vengano osservate anche nella diocesi salernitana le disposizioni del pontefice. Si riferiscono, in particolare, al motu proprio di Benedetto XVI che permette la celebrazione della messa in latino. Perché all'arcivescovo della seconda diocesi della Campania, la Salerno-Campagna-Acervo, monsignor Gerardo Pierro, questa direttiva papale proprio non va giù. Si tratta di un evento che dà il segno della profonda, difficilissima sterzata che il Papa sta tentando di imprimere in casa propria e non tutti ne sono felici.
Il tutto era partito il 21 ottobre scorso, quando sullo storico settimanale diocesano "Agire", appare un editoriale del metropolita in cui a proposito della messa in latino si scrive testualmente che "se le cose stanno così (...) perché non concedere (la cosa non riguarda certamente la nostra diocesi) a quei gruppi di fedeli, non mossi da folclore, che ne facciano richiesta la celebrazione della messa latina ed anche l'antico rito del battesimo del matrimonio e delle esequie? La decisione, com'era prevedibile, spetta al Vescovo". Insomma, il vescovo ha detto - e scritto - il contrario di quel che ha deciso Ratzinger, in palese contrasto con il tenore del motu proprio e in particolare con l'art. 5 che recita "il parroco accolga benevolmente le richieste dei fedeli perla celebrazione secondo il messale romano edito nel 1962" e con l'art. 7 che obbliga i fedeli a riferire al vescovo in caso di diniego da parte del parroco, vescovo che deve favorire le istanze dei fedeli e in caso non possa provvedervi deve riferire ad Ecclesia Dei.
Se a ciò si aggiunge che quella pubblicazione ha coinciso con il giorno della visita del Papa a Napoli, si comprenderà pure perché in tale circostanza non pochi hanno letto una sorta di disobbedienza del prelato, già segnalatosi all'attenzione nazionale (e vaticana) per la partecipazione in prima persona alle primarie campane del Pd quando andò a votare come un "normalissimo" cittadino. Sarà stata l'antica vicinanza di monsignor Pierro a Ciriaco De Mita. Oggi il monsignore può vantarsi di essere tra i pochi che finora si son visti aprire formalmente un'istruttoria ad hoc dalla Santa Sede, a causa della manifesta opposizione alla caduta del divieto di celebrazione della messa in latino.
Mentre i fedeli scrivevano al Santo Padre, sono venuti a conoscenza dell'istruttoria aperta sul caso, evidentemente ritenuto di importanza centrale dalle alte sfere-romane. Sulla scrivania del cardinale Hoyos, presidente della Commissione Ecclesia Dei, giace infatti il carteggio riguardante la spinosa questione salernitana di cui è stata investita pure la Congregazione per i sacramenti ed il culto divino, presieduta da Francis Arinze. La decisione che ne discenderà rappresenterà quindi un "precedente" fondamentale nella vita della Chiesa. E non solo.
da "Libero", 4 dicembre 2007
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Inserito il 6 dicembre 2007
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