Messe latine antiche nelle
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Giovanni Paolo II
Allocuzione nel decimo anniversario del Motu proprio Ecclesia Dei
Vi saluto cordialmente, cari pellegrini che avete tenuto a venire a Roma in occasione del decimo anniversario del Motu proprio Ecclesia Dei, per affermare e rinnovare la vostra fede in Cristo e la vostra fedeltà alla Chiesa. Cari amici, la vostra presenza presso il "successore di Pietro al quale spetta in primo luogo vegliare sull'unità della Chiesa" (Concilio Vaticano I, Costituzione dogmatica I Pastor aeternus) è particolarmente significativa.
Per salvaguardare il tesoro che Gesù le ha affidato, ed essendo risolutamente volta verso il futuro, la Chiesa ha il dovere di riflettere continuamente sul suo vincolo con la Tradizione che ci viene dal Signore attraverso gli apostoli, così come si è costituita nel corso della storia. Nello spirito di conversione della Lettera apostolica Tertio millennio adveniente (nn. 14.32.34.50), esorto tutti i cattolici a compiere gesti di unità e a rinnovare la loro adesione alla Chiesa, affinché la legittima diversità e le differenti sensibilità, degne di rispetto, non li separino gli uni dagli altri, bensì li spingano ad annunziare insieme il vangelo; così, stimolati dallo Spirito che fa concorrere tutti i carismi all'unità, tutti potranno glorificare il Signore e la salvezza sarà proclamata a tutte le nazioni.
Auspico che tutti i membri della Chiesa restino gli eredi della fede ricevuta dagli apostoli, degnamente e fedelmente celebrata nei santi misteri, con fervore e bellezza, al fine di ricevere la grazia in modo crescente (cfr. Concilio di Trento, Sess. VII, Decreto sui sacramenti, 3 marzo 1547) e di vivere una relazione intima e profonda con la divina Trinità. Confermando il bene fondato della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II e messa in atto da papa Paolo VI, la Chiesa offre anche un segno di comprensione alle persone "legate ad alcune forme liturgiche e disciplinari anteriori" (Motu proprio Ecclesia Dei n. 5). È in questa prospettiva che si deve leggere e applicare il Motu proprio Ecclesia Dei; auspico che tutto sia vissuto nello spirito del Concilio Vaticano II, nella piena armonia con la Tradizione, mirando all'unità nella carità e alla fedeltà alla verità.
È per "l'azione dello stesso Spirito Santo che conserva e fa progredire nella unità della fede tutto il gregge di Cristo" (Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 25) che il successore di Pietro e i vescovi, successori degli apostoli, insegnano il mistero cristiano; in modo particolare, i vescovi, riuniti in concili ecumenici cum Petro e sub Petro, confermano e rafforzano la dottrina della Chiesa, erede fedele della Tradizione, esistente da oltre venti secoli come realtà vivente che progredisce, conferendo uno slancio nuovo all'insieme della comunità ecclesiale. Gli ultimi concili ecumenici - Trento, Vaticano I, Vaticano II - si sono impegnati in modo particolare a chiarire il mistero della fede e hanno intrapreso riforme necessarie al bene della Chiesa, preoccupandosi della continuità con la tradizione apostolica, già raccolta da sant'Ippolito.
Spetta dunque in primo luogo ai vescovi, in comunione con il successore di Pietro, esercitare con fermezza e chiarezza la guida del gregge, affinché la fede cattolica sia salvaguardata ovunque (cfr. Paolo VI, Esortazione apostolica Quinque iam anni; Codice di diritto canonico, can. 386) e degnamente celebrata. In effetti, secondo le formule di sant'Ignazio d'Antiochia, "laddove vi è un vescovo, vi è anche la Chiesa" (Lettera agli Smirnioti VIII 2). Invito inoltre fraternamente i vescovi ad avere una comprensione e un'attenzione pastorale rinnovata per i fedeli legati all'antico rito e, alle soglie del terzo millennio, ad aiutare tutti i cattolici a vivere la celebrazione dei santi misteri con una devozione che sia un vero alimento per la loro vita spirituale e che sia fonte di pace.
Affidandovi all'intercessione della Vergine Maria, modello perfetto della sequela Christi e Madre della Chiesa, cari fratelli e sorelle, vi imparto la benedizione apostolica, che estendo a tutti coloro che vi sono cari.
GIOVANNI PAOLO PP. II
Testo francese in "L'Osservatore Romano" 26-27 ottobre 1998, p. 8. Traduzione italiana ibidem.
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Inserito il 9 agosto 2001
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