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Messe latine antiche nelle Venezie 
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         IL RICHIAMO VATICANO     

Se la messa assomiglia a uno show

RINO CAMILLERI

 

L'istruzione Redemptionis Sacramentum della Congregazione per il Culto Divino è stata emanata dal Vaticano su pressante richiesta del papa per mettere un freno alle degenerazioni che in non pochi casi hanno trasformato la messa cattolica in uno show di dubbio gusto.

In molte chiese, infatti, si assiste da gran tempo a intrattenimenti che poco hanno di liturgico e, va detto, di serio. La lunga deriva postconciliare della liturgia cattolica ha finito per appiattire le celebrazioni sullo "spirito" progressista (che è un mix risultante da pacifismo, terzomondismo, cattocomunismo, "dialogo" con oves et boves, pauperismo, no global e fastidio per l'apostolato, sbrigativamente etichettato come "inaccettabile proselitismo"). Essendo passati da un pezzo i tempi di san Pio X e delle condanne esplicite delle eresie moderniste, la Chiesa odierna preferisce i toni soft e i "reprobandum est" (così si esprime il documento Redemptionis Sacramentum) sulla lunga distanza. Il risultato pratico è che tutto resta come prima perché le orecchie non decisamente strigliate diventano da mercante. Ed ha voglia, quel documento, di ribadire che il sacerdote può celebrare sempre e comunque la messa usando la lingua latina... Mel Gihson, amante della massa appunto in latino ed uso ad assistervi ogni giorno, mentre girava gli esterni del suo film The Passion a Matera non ha trovalo alcun prete locale disposto a dirgliela.

E sono sempre legione i vescovi che semplicemente disattendono l'invito del papa a concedere la possibilità di assistere a quel tipo di messa ai fedeli che lo chiedono. Nella migliore delle ipotesi la messa che sentiamo le domeniche dura cinquanta minuti, ben venticinque dei quali sono occupati dall'omelia. Alla fine di questa è invalso l'uso di un minuto di silenzio, l'unico in tutta la celebrazione, per "riflettere" su quel che sì è udito. Solo che quel che si è udito non e la Parola di Dio, bensì il suo commento fatto dal celebrante. Detto commento, nella quasi totalità dei casi, è di una piattezza e banalità uniche. Il clerically correct fa il resto e in qualche caso ammannisce spremute di cattoprogressismo, la cui essenza abbiamo riassunto più sopra.

La messa pre-conciliare non era solo in una lingua differente ma era anche strutturata in modo diverso: il Sacrificio ne era il cuore e il centro cronometrico, e anche se l'omelia si limitava alla classica "predica" (cioè il solito fervorino) tutti erano in grado di comprendere che là si stava ripetendo la Passione e Morte di Cristo (esattamente quel che ha fatto Gibson col suo film, non a caso recitato in una lingua morta e incomprensibile).

Oggi, lo spirito progressista (che non è altro che un inginocchiamento davanti alla mentalità prevalente nel "secolo") crede di poter meglio "dialogare" col "mondo" facendosi contagiare dall'edonismo e sottolineando una dimensione gioiosa del cristianesimo che è in gran parte inventata (solo i mistici possono "esultare" abbracciando la croce in questa Valle di Lacrime; gli altri ne cavano al massimo la serenità di spirito). Così, tra strimpellii di chitarre, canti pop, battimani ritmici, braccia levate e fatte ondeggiare a tempo, il significato profondo dell'Eucarestia passa in subordine e si perde nel chiasso.

Difficilmente, poi, il celebrante si astiene dall'aggiungere suoi personali commenti in tutti i passaggi della messa, credendo di "spiegare" meglio quel che già tutti sanno, col risultato di sommergere di parole una liturgia che, in altri tempi, aveva provocato clamorose conversioni solo con la sua bellezza estetica (fu il caso, alla fine del XIX secolo, del romanziere decadentista Joris-Karl Huysmans, per esempio).

Così, dal "Verbo" che "si è fatto carne" si è giunti al Verbo che si è fatto "chiacchiera", come se il fedele non fosse immerso già di suo, nella società mediatica, in un mare di parole.

Il nostro Andrea Tornielli ha riferito, su il Giornale, che il documento Redemptionis Sacramentum ha subìto ben nove stesure perché è stato oggetto di un'aspra battaglia interecclesiale tra due "linee" divergenti, quella "ecumenica" e quella che fa capo al cardinal Ratzinger, che già da tempo si è espresso contro la sciatteria l'insignificanza delle messe-show. Singolare questa Chiesa che è ferrea sulla morale ma si dibatte incerta sulla liturgia, che attiene al cuore stesso della fede. Infarti, e una epocale crisi di fede quella che ha davanti, fede di cui la morale è solo conseguenza. Per questo registra insuccessi anche in campo morale.

 

da "Il Giornale", 24 aprile 2004

 

 

 

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