L'omelia durante la messa in latino con il rito
tradizionale
"Ci vorrebbe un imperatore
che chiami i
cristiani alla crociata"
Assistere
a una messa in latino è come un tuffo nell'infanzia. I turiboli che
spargono incenso, i rituali salmodiati, le donne con il velo sulla
testa. Ed è curioso come questi elementi rituali siano
straordinariamente vicini ad alcuni altri della religione islamica,
dalle nenie dei muezzin ai chador delle donne. Un paragone che per i
tradizionalisti, lo sappiamo, è come un bestemmia.
Il
celebrante, Vilmar Pavesi, come è del vecchio rito, nel cuore della
messa ha un rapporto diretto con Dio cui i fedeli possono solo
assistere, senza udirne le parole in latino. Si volta solo per le
letture, dispensare la comunione, spostandosi da un lato all'altro della
ringhiera dove sono inginocchiati i fedeli, e per l'omelia.
Una
predica molto diversa da quelle cui siamo abituati dopo il Concilio.
Pavesi parte invitando i fedeli a immaginare che un discendente del
beato Carlo d'Asburgo riceva in visione da Dio il mandato di restaurare
l'antico Sacro Impero. Il sogno continua con il predestinato che va a
Roma da papa Benedetto XVI, lo convince della sua santità e della
necessità della sua missione e ne viene "consacrato imperatore di tutto
il mondo, di tutti i paesi, di tutte le nazioni affinché possa iniziare
la restaurazione del cristianesimo". Dopo di che il nuovo imperatore si
reca a Montecassino, "la culla dell'Europa cattolica", e comincia a "chiamare
tutti nobili d'Europa per fare un mese di esercizi spirituali", al
termine del quale saranno "disponibili al martirio". Essi chiameranno i
fedeli "a combattere per la riconquista dell'Europa cattolica che
purtroppo è in mano al relativismo e all'islamismo".
"Pensate",
continua Pavesi, "che prima la città santa di Roma venga restituita al
santo padre, poi rinasca lo Stato Pontificio e a catena risorgano il
Regno delle Due Sicilie, la Serenissima Repubblica di San Marco...". E
poi la crociata deve continuare perché anche la Cina e l'Africa devono
diventare cattolica e si deve "restaurare la cristianità, tradita in
Europa da ecclesiastici come Lutero dall'iniqua rivoluzione francese e
dai sui falsi princìpi, e dall'empia dottrina del comunismo". Da Santa
Toscana, "chiesa dei crociati", continua, deve partire la conquista a
Nostro Signore Gesù Cristo di tutti i regni e tutte le persone, perché
l'istinto dei cattolici è lo spirito dei crociati". I credenti devono
essere "militanti, militanti, militanti, militanti!" anche a Verona. E
anche il bimbo che nel giorno di Cristo Re ha fatto la sua prima
comunione è "un nuovo crociato, capace da solo di sconfiggere tutti i
nemici di Nostro Signore Gesù Cristo". Amen.
(g.b.)
da "L'Arena", 30 ottobre 2006
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