Messe latine antiche nelle
Venezie
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È stata officiata ieri pomeriggio in suffragio del Papa da don Antonio Lotti
Messa in latino all'Immacolata
Tra le cerimonie e le veglie per Giovanni Paolo II, è stata celebrata anche una messa di suffragio in latino. A officiarla è stato don Antonio Lotti, nella chiesa dell'Immacolata.
Ma quella che per i più è una novità, è una consuetudine per la cinquantina di fedeli che frequentano l'edificio religioso di via Garibaldi. Ogni sabato da più di vent'anni il sacerdote segue infatti il rito romano antico, diverso rispetto a quello a cui siamo abituati, e non solo per la lingua.
Una celebrazione suggestiva, sia per l'ambiente contenuto in cui è stata ospitata, sia per il fatto che si è trattato di una messa accompagnata da canti in latino. "È dalla metà degli anni 80 che don Lotti celebra secondo il rito romano antico in questa chiesa. Normalmente le panche sono piene, ci sono una cinquantina di fedeli" spiega Fabio Marino, responsabile dell'associazione 'Una voce della Venezia'. E aggiunge: "Intervengono anche alcuni coristi, che cantano dei brani in latino. Per il resto il rito ha delle differenze rispetto a quello abituale, visto che si segue il messale precedente alla riforma che è stata introdotta da Papa Paolo VI. Una celebrazione che è stata fortemente rivalutata da Giovanni Paolo II".
Don Lotti è stato direttore della sezione nazionale della Gebetsliga, la lega di preghiera nata a sostegno della beatificazione di Carlo D'Asburgo e della pace tra le nazioni. Proprio all'ultimo imperatore di Austria e Ungheria il sacerdote deve il suo più recente incontro con Papa Wojtyla: "Ho avuto modo di vedere il Santo Padre per l'ultima volta lo scorso 3 ottobre. Ero a Roma, in occasione della cerimonia che si è svolta in Vaticano per la beatificazione di Carlo D'Asburgo. Un atto che si aggiunge alle ragioni per cui è doveroso ricordare e ringraziare Giovanni Paolo II".
Il sacerdote è anche convinto che sulla scelta del papa abbia influito il padre: "Credo che il pontefice abbia voluto beatificare Carlo D'Asburgo anche grazie ai ricordi della sua infanzia. Il padre era stato ufficiale dell'esercito asburgico, quindi aveva servito sotto il comando dell'imperatore. Deve quindi aver spiegato al figlio l'operato di Carlo a favore della pace, oltre alla grande spiritualità con cui ha sempre agito. Inoltre, penso che il Papa abbia anche considerato la grande modernità che ha dimostrato, sia come marito che padre. Non bisogna dimenticare che l'imperatore era ricolmo di amore, pur essendo vissuto in un'epoca in cui i ruoli famigliari prevedevano ben poca affettività".
Innegabile è anche l'importanza che Giovanni Paolo II ha attribuito al rito romano antico: "Non a caso abbiamo voluto celebrare una messa in latino di suffragio, dato che il Santo Padre ha avuto il merito di aver rivalutato il rito antico. Nello stesso tempo pregheremo per l'ultimo imperatore di quel mondo la cui cultura ha certamente influito sulla formazione del Papa". (f.s.)
da "Messaggero Veneto". Gorizia, 9 aprile 2005
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