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Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico > Proprio dei Santi > Sant'Evaristo, papa e martire

 

 

 

L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

SANT' EVARISTO

 

Maternità della B. V.

Sant'Edoardo

San Callisto

Santa Teresa

Santa Edvige

Santa Margherita Maria

San Luca

San Pietro d'Alcantara

San Giovanni da Kenty

Sant'Ilarione

Sant'Orsola

San Raffaele

Cristo Re

Santi Crisante e Daria

Sant'Evaristo

Santi Simone e Giuda

Ognissanti

Morti

San Carlo Borromeo

SS. Vitale e Agricola

Sante Reliquie

I quattro santi coronati

Dedicazione della chiesa

Dedicazione del Ss.mo Salvatore

San Teodoro

Sant'Andrea Avellino

San Martino

San Menna

San Martino I

 

 

LINK  UTILI

L'eresia antiliturgica

Spiegazione della santa messa

Dom Guéranger (Abbaye Saint Benoît de Port-Valais)

Abbaye de Solesmes

 

Missale Romanum

 

1218

26  OTTOBRE

SANT' EVARISTO, PAPA  E  MARTIRE

 

 

Sua Santità il Papa Pio XII, assegnando ai santi Papi una Messa propria e attribuendole il Prefazio degli Apostoli, intese ricordare ai fedeli la divozione speciale che essi devono nutrire per coloro che Dio volle scegliere a guida della Chiesa.

Noi accogliemmo con entusiasmo, nell'anno 1954, la santificazione di Pio X del quale fummo i contemporanei, del quale la vita e le azioni ci sono così bene note e le fotografie e le reliquie sono diffuse a migliaia e ci sono familiari e preziose. Molti di noi Pio X l'hanno veduto a Roma e tutti abbiamo accolto il suo insegnamento dottrinale con filiale sottomissione e la sua morte, all'inizio della guerra mondiale, fu da tutti sentita come un lutto personale.

Non dobbiamo però dimenticare la riconoscenza che si deve ai lontani predecessori, a tutti i Sommi Pontefici e soprattutto a quelli che la Chiesa onora con un culto speciale, perché santi e, qualche volta, perché martiri.

È per un uomo onore eccezionale vedersi elevato alla Cattedra di san Pietro, ma è più ancora un onore schiacciante accettare il governo di tutte le Chiese del mondo, con l'enorme responsabilità di condurre a Dio le anime di tutti gli uomini che vivono sulla terra. Vi fu un tempo in cui questo equivaleva ad accettare, quasi infallibilmente in anticipo, il martirio, ed equivale ancora ad accettare la sofferenza, il sacrificio e, nonostante la dignità altissima, a "farsi servo dei servi di Dio".

Se dobbiamo festeggiare ed amare tutti i santi, sappiamo avere una attenzione e una devozione speciale ai Papi Santi che la Chiesa propone al nostro culto. Sappiamo dunque, specialmente oggi, avere un culto per colui che regnò sulla Chiesa nell'epoca in cui morì l'ultimo degli Apostoli e, se si può dire così, la dispose a cominciare il lungo pellegrinaggio, che avrà fine soltanto alla fine del mondo. La fede e la fiducia di Evaristo meritarono alla Chiesa le grazie delle quali aveva bisogno e che, nel corso della sua storia, non le vennero mai a mancare.

 

VITA. - Nato in Grecia da padre giudeo, Evaristo divenne Papa sotto il consolato di Valente, nel 96 e morì nel 108. Il Liber Pontificalis non ci dice che egli abbia versato il sangue per Cristo, ma soltanto che egli fu sepolto

1219

presso San Pietro in Vaticano. È tuttavia onorato come martire, come tutti i primi Papi. Egli per primo divise i titoli della città fra i sacerdoti romani e dispose che sette diaconi fossero attorno al Papa quando predicava "per la sua trascendente dignità". Ordinò inoltre che il matrimonio fosse celebrato pubblicamente e benedetto da un sacerdote.

 

Preghiera.

Tu sei il primo Pontefice cui fu affidata la Chiesa, quando sparirono gli ultimi fra quelli che avevano visto il Signore. Il mondo allora poteva dire: Se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ormai non lo conosciamo più in questa maniera (II Cor. 5, 16). L'esilio diventava per la Sposa più completo e, in quell'ora di pericoli e di angosce, lo Sposo ti incaricava di insegnarle a proseguire da sola il cammino di fede, di speranza e di amore. Hai saputo corrispondere alla fiducia dell'Uomo-Dio. Veglia sempre su Roma e sulla Chiesa, fa' capire a noi che è necessario saper digiunare quaggiù, rassegnarsi all'assenza dello Sposo (Mt. 9, 15), quando si nasconde, e servirlo con la stessa fedeltà, amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze, con tutto il nostro spirito (Lc. 10, 27), finché dura il mondo e finché a lui piace lasciarci nel mondo.

 

da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1218-1219.

 
                                                                  

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