UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper
Guéranger

 

 

 LO STESSO GIORNO
9 AGOSTO

VIGILIA DI SAN LORENZO, DIACONO E MARTIRE

 

Un protettore di Roma.

Nel sermone che sarà letto domani al Mattutino, san Leone esclama: "Godiamo, o diletti fratelli, d'un gaudio tutto spirituale; e della beatissima fine di quest'uomo, gloriamoci nel Signore che è mirabile nei suoi santi. In essi egli ci dà un aiuto e un esempio. Ed ha fatto risplendere a tal punto la sua gloria nel mondo intero che, dal sorgere del sole fino al suo tramonto, Roma è stata resa tanto celebre da san Lorenzo quanto Gerusalemme da santo Stefano".

Questo bel periodo, richiamandoci alla memoria la festa dell'Invenzione del Protomartire celebrata otto giorni fa, ci spiega insieme perché Roma ha spesso unito il ricordo dei due diaconi martiri nella sua liturgia e nei suoi monumenti. Il magnifico mosaico della basilica di san Lorenzo fuori le Mura [1], dove sarà solennemente celebrata la Messa di domani, ci rappresenta i due diaconi ai lati di Cristo: san Lorenzo tiene in mano il testo del Salmo 111 che la Chiesa gli applica nell'Introito e nel Graduale della Vigilia: "Dispersit, dedit pauperibus" - "A piene mani ha elargito ai poveri". Questo testo ci ricorda la liberalità e la carità dell'arcidiacono Lorenzo, amministratore dei beni temporali della Chiesa di Roma.

Ma Roma aveva ancora altri motivi di riconoscenza verso il grande martire di cui noi "anticipiamo la festa" (Colletta della Vigilia). La tradizione vuole che Roma si sia definitivamente rivolta verso Cristo a partire dal giorno glorioso in cui, prima di spirare, san Lorenzo pregò per essa. L'Offertorio della Vigilia fa eco alla sublime preghiera che il poeta Prudenzio pone sulle labbra del beato martire e che noi ripeteremo in questo giorno: "O Cristo, Verbo unico, splendore, virtù del Padre, creatore della terra e del cielo, tu la cui mano elevò queste mura. Tu che hai posto lo scettro di Roma al vertice delle cose: tu volesti che il mondo si sottomettesse alla toga, per radunare sotto uniche leggi le genti divise per costumi, usanze, lingua, ingegno e sacrifici. Ecco che tutto il genere umano si è raccolto sotto l'impero di Remo; dissensi e discordie si fondono nella sua unità: ricordati del tuo fine, che fu quello di stringere in uno stesso legame sotto l'impero del tuo nome l'immenso universo. O Cristo, per i tuoi Romani, fa' cristiana la città chiamata da te a ricondurre le altre alla sacra unità. Tutti i suoi membri in tutti i luoghi si uniscono nella tua fede; l'universo domato si fa docile: possa diventarlo anche il suo regale capo! Manda Gabriele, il tuo arcangelo, a guarire l'accecamento dei figli di Iulo, e che essi conoscano quale è il vero Dio. Io vedo venire un principe, un imperatore servo di Dio! Egli non sopporterà più che Roma sia schiava; chiuderà i templi, e li sigillerà con eterne catene".

 


[1] Distrutto insieme con parte della basilica nel bombardamento del 19 luglio 1943 (N.d.T.).

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 956-957

 

 

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