Messe latine antiche nelle
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Dom Prosper Guéranger, L'anno
liturgico >
Tempo pasquale
> Martedì di
Pasqua
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Missale Romanum
59
MARTED Ì
DI PASQUA
Il passaggio del Signore.
L'Agnello è la nostra Pasqua: l'abbiamo
riconosciuto fin da ieri, ma il mistero della Pasqua è ben
lungi da essere esaurito in tutte le sue meraviglie che
reclamano la nostra attenzione. Il libro sacro ci dice: "La
Pasqua è il passaggio del Signore" .
Ed il Signore, con le sue
stesse parole, aggiunge: "In quella notte passerò per il
paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto,
sì d'uomini e
sì d'animali; e di tutti gli dèi
d'Egitto farò giustizia: io, il Signore" (Es. 12, 12).
La Pasqua è dunque il giorno di giustizia,
un giorno terribile per i
nemici del Signore; ma nel
medesimo tempo e per lo stesso motivo il giorno della
libertà per Israele. L'Agnello è stato appena immolato; ma
la sua immolazione è il preludio della liberazione del
popolo eletto.
La cattività degli Ebrei.
Israele è sottomesso alla più orribile
cattività sotto il Faraone. Una odiosa schiavitù pesa su di
esso; i suoi figli maschi sono destinati alla morte; la
razza di Abramo, sulla quale riposano le promesse della
salvezza universale, sembra perduta. È
ora che il Signore
intervenga e che si mostri quale leone della tribù di Giuda,
a cui nulla saprà resistere.
La schiavitù del genere umano.
Qui Israele rappresenta un popolo più
numeroso di se stesso: è tutto il genere umano che geme,
perchè schiavo della tirannia di Satana, più crudele dei
Faraoni. L'oppressione è arrivata al colmo; piegato sotto le
più abominevoli superstizioni, esso prodiga alla materia
ignobili atti di adorazione. Dio è cacciato dalla terra,
dove tutto è divenuto un dio, eccetto Dio stesso: l'abisso
spalancato dell'Inferno inghiotte generazioni, quasi
complete. Dio avrebbe dunque operato contro se stesso,
creando il genere umano? No certo, ma è ora che il Signore
passi e faccia sentire la forza del suo braccio.
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La cattività di Cristo.
Il vero Israele, il vero Uomo disceso dal
cielo è prigioniero a sua volta. I suoi nemici hanno
prevalso contro di lui; e le sue spoglie sanguinanti e
inanimate sono state chiuse in una tomba. Gli uccisori del
giusto sono arrivati fino a porre i sigilli sulla pietra del
sepolcro ed a farlo sorvegliare da guardie. Non
e ora che
il Signore passi
e confonda i suoi nemici con la
rapidità vittoriosa del suo passaggio?
La liberazione degli Ebrei.
Ma prima, dimorando ancora in seno
all'Egitto, ogni famiglia israelita aveva mangiato e
immolato l'Agnello pasquale. A metà della notte il Signore,
secondo la sua promessa, passò come un vendicatore
formidabile attraverso la nazione dal cuore indurito.
L'Angelo sterminatore lo seguiva, colpendo con la sua spada
tutti i primogeniti del vasto impero "dal primogenito del
Faraone che era assiso sul trono, fino al primogenito della
prigioniera che era in carcere, ad ai primogeniti di tutti
gli animali".
Un grido di dolore risuonò da ogni parte; ma
il Signore è giusto e il suo popolo fu liberato.
La Risurrezione di Cristo.
Il medesimo trionfo si è rinnovato in questi
giorni, quando, all'ora in cui le tenebre lottavano con i
primi raggi del sole, il Signore è
passato attraverso la
pietra sigillata della tomba, davanti alle guardie, colpendo
a morte il popolo primogenito che non aveva voluto
riconoscere "il tempo della sua visita" (Lc.
19, 44).
La Sinagoga aveva ereditato una parte della
durezza di cuore del Faraone; essa voleva tener prigioniero
colui del quale il profeta aveva detto che sarebbe "libero
tra i morti" (Sal. 87,
6).
A questo colpo, le grida di una rabbia
impotente si erano fatte sentire nei consigli tenuti a
Gerusalemme; ma il Signore è
giusto, e Gesù si
è liberato
da se medesimo.
La liberazione del genere umano.
Il passaggio
del Signore è stato oltremodo
benefico per il genere umano, che Satana calpestava! Il
generoso trionfatore non ha voluto uscir da solo dalla sua
prigione: egli ci aveva adottati tutti come
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fratelli e tutti ci ha ricondotti alla luce
assieme con lui. I primogeniti di Satana sono abbattuti di
un sol colpo, tutta la forza dell'inferno è spezzata. Ancora
qualche tempo e gli altari dei falsi dèi saranno rovesciati
in ogni luogo; ancora un po' di tempo e l'uomo, rigenerato
dalla predicazione evangelica, riconoscerà il suo Creatore e
abiurerà ai suoi idoli; poichè "oggi è Pasqua, ossia il
passaggio del Signore ".
Il sangue dell' Agnello.
Ma osservate il raffronto che riunisce in
una medesima Pasqua il mistero dell'Agnello e quello del
Passaggio. Il Signore passa e comanda all'Angelo
sterminatore di colpire i primogeniti di tutte quelle case
le cui soglie non portano il segno del sangue dell' Agnello.
È
quel sangue protettore che allontana la spada; è per suo
merito che la divina giustizia passa vicina a noi senza
colpirci. Il Faraone e il suo popolo non sono protetti dal
sangue dell'Agnello; nondimeno essi hanno veduto avvenimenti
rari e meravigliosi, hanno avuto dei castighi inauditi;
hanno potuto costatare che il Dio d'Israele non è senza
forza come gli dèi. Ma il loro cuore è più duro della pietra;
né le opere compiute da Mosè, né la sua parola sono riuscite
a renderlo più sensibile. Allora il Signore li colpisce e
libera il suo popolo.
A sua volta, però, l'ingrato Israele si
ostina; e, aderendo fanaticamente a ciò che costituisce una
mera ombra grossolana, non vuole altro Agnello che quello
materiale. Invano i suoi profeti gli avevano annunziato che
un "Agnello, re del mondo, verrà dal deserto, alla montagna
di Sion" (Is. 16,
1)
[1]
. Israele non consente a riconoscere il suo Messia in
quell'Agnello; lo immola furiosamente per odio e seguita a
mettere tutta la sua fiducia nel sangue di una vittima,
ormai impotente a proteggerlo. Come sarà terribile il
passaggio del Signore a Gerusalemme, quando la spada romana
verrà dopo di lui a sterminare a destra e a sinistra tutto
quel popolo!
E gli spiriti maligni, che avevano voluto
prendersi gioco dell'Agnello, che l'avevano disprezzato per
la sua dolcezza e la sua umiltà, che avevano ruggito di
gioia infernale, vedendolo versare il suo sangue sulla croce
sino all'ultima stilla, subiscono ora una tremenda delusione
nel loro orgoglio, vedendo quest'Agnello discendere sino
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all'inferno, con tutta la maestà del Leone,
strapparne i prigionieri giusti e poi, sulla terra, chiamare
tutte le creature viventi alla "libertà dei figli di Dio!"
(Rom. 8, 21).
O Cristo! quanto il
tuo passaggio è duro per i tuoi nemici! Ma quanto è salutare
per i tuoi fedeli! L'Israele dei primi tempi non ebbe a
temerlo, poiché le porte delle sue dimore erano distinte dal
segno di quel sangue che era una figura dell'altro. Ma la
nostra sorte è più bella: il nostro Agnello è l'Agnello
dello stesso Dio. E non sono le nostre porte ad essere
marcate col suo sangue, ma le anime nostre che ne sono
completamente impregnate. Il nostro Profeta, spiegando più
chiaramente il mistero, annunciò, in seguito, che sarebbero
stati risparmiati coloro che, nel giorno della giusta
vendetta su Gerusalemme, avrebbero avuto sulla fronte "il
segno del Tau" (Ez. 9, 6). Israele non ha voluto capire. Il
segno del Tau è quello della tua croce; quello che ci
ricopre, che ci protegge e ci riempie di gioia in questa
pasqua del tuo passaggio in cui tutti i castighi sono per i
nostri nemici e per noi tutte le tue benedizioni.
La Stazione.
A Roma, oggi, la Stazione è alla Basilica di
San Paolo. La Chiesa si affretta a condurre ai piedi del
dottore dei Gentili il suo candido esercito di neofiti.
Compagno di lavoro di Pietro, associato al suo martirio,
Paolo non è base della Chiesa, ma ne è il predicatore del
suo Vangelo a tutte le nazioni. Egli ha sentito i dolori e
le gioie della sua nascita, ed i suoi figli sono divenuti
innumerevoli. Dal profondo della tomba le sue ossa
trasaliscono di allegrezza all'avvicinarsi dei nuovi figli,
avidi di ascoltare la sua parola nelle immortali Epistole,
per mezzo delle quali egli parla ancora, e parlerà sino alla
fine dei secoli.
MESSA
EPISTOLA (Atti 13, 26-33). - In quei
giorni: Paolo, alzatosi e fatto cenno con la mano,
disse: "Fratelli miei, figli della stirpe di Abramo, e
voi tutti che temete Dio, questa parola di salvezza è
stata mandata a voi. Infatti gli abitanti di Gerusalemme
ed i loro capi, non avendo conosciuto Gesù né le parole
dei Profeti, che si leggono ogni sabato, condannandolo
le adempirono; e sebbene in lui non avessero trovato
alcun motivo di morte, chiesero a Pilato di farlo
morire. E dopo ch'ebbero compiute tutte le cose che
erano scritte di lui, depostolo dalla Croce lo posero
nel sepolcro. Ma Dio lo risuscitò
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dai morti il terzo giorno e fu visto
per molti giorni da coloro che erano andati insieme con
lui dalla Galilea a Gerusalemme e che ora sono suoi
testimoni presso il popolo. E noi vi annunziamo che la
promessa fatta ai vostri padri Dio 1'adempì per i nostri
figli, risuscitando Gesù Cristo, Nostro Signore".
La fede nella Risurrezione.
Questo discorso che il grande Apostolo
pronunciò ad Antiochia di Pisidia, nella sinagoga degli
Ebrei, ci dimostra che il dottore dei Gentili seguiva lo
stesso metodo usato dal Principe degli Apostoli, per il suo
insegnamento. Il punto capitale della loro predicazione era
la risurrezione di Gesù Cristo: verità fondamentale,
avvenimento supremo che garantisce tutta la missione del
Figlio di Dio sulla terra. Non basta credere in Gesù Cristo
crocifisso, se non si crede in Gesù Cristo Risuscitato; è in
quest'ultimo dogma che è contenuta tutta la forza del
cristianesimo. Su quest' avvenimento che è il più
incontestato, riposa tutta la certezza della nostra fede. Ed
in realtà nessun fatto di quaggiù gli è paragonabile per
l'impressione che ha prodotto.
Voi vedete che in questi giorni tutto il
mondo ne è scosso: la Pasqua riunisce milioni e milioni di
uomini di ogni razza e di ogni clima. Ecco già diciannove
secoli da che Paolo riposa sulla via Ostiense: quante cose
si sono cancellate dalla memoria degli uomini; cose che,
nondimeno, a suo tempo fecero gran chiasso mentre
avvenivano, dopo che quella tomba, per la prima volta,
racchiuse le spoglie dell'Apostolo. L'ondata di persecuzione
sommerse la Roma Cristiana durante un periodo di oltre
duecento anni; fu anche necessario, nel III secolo,
spostarne le ossa per qualche tempo, nascondendole nelle
Catacombe.
In seguito venne Costantino che innalzò una
Basilica erigendovi quell'arco di trionfo presso l'altare
sotto il quale riposa il corpo dell'Apostolo.
Ma, a partire da quell'epoca, quanti
cambiamenti, quanti rovesci, dinastie, forme di governo, si
sono succedute nel nostro mondo civilizzato ed al di là di
esso! Niente è rimasto immobile, salvo la Chiesa eterna.
Ogni anno, durante più di mille e novecento, ella è andata a
leggere nella Basilica di San Paolo, presso la sua tomba,
questo medesimo discorso in cui l'Apostolo annuncia agli
Ebrei la Risurrezione di Cristo. Di fronte ad una tale
continuità, ad una tale inamovibile fedeltà fino nei
dettagli più secondari, diciamo anche noi: Cristo è
veramente risuscitato; egli è il Figlio di Dio,
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poiché nessuno tra gli uomini ha mai
lasciato un'orma così profonda della sua mano sulle cose del
mondo visibile.
VANGELO (Le. 24, 36-47). - In quel tempo:
Gesù apparve in mezzo ai suoi discepoli e disse loro : "La
pace sia con voi: sono io, non temete". Ma essi rimasero
turbati e atterriti e credevano di vedere uno spirito. E
disse loro: "Perché siete turbati e dei dubbi sorgono nel
vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: san
proprio io; palpatemi e guardate, perché uno spirito non ha
carne ed ossa come vedete aver io". E detto ciò mostrò loro
le mani e i piedi. Ma siccome ancora non credevano ed erano
stupiti per la gioia, disse loro: "Avete qui nulla da
mangiare?" E gli offrirono un pezzo di pesce arrostito e un
favo di miele. E dopo aver mangiato davanti ad essi, prese
gli avanzi e li diede loro. Poi disse loro: "Questi sono i
ragionamenti che vi ho fatto quando ero ancora con voi; che
cioè bisognava fosse adempito quanto sta scritto di me nella
legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la
mente per intendere le Scritture e disse loro: "Così sta
scritto: che il Cristo doveva patire e risorgere da morte il
terzo giorno; e che doveva predicarsi in nome di lui la
penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti".
La pace.
Gesù appare ai Discepoli riuniti, nella
stessa sera della sua Risurrezione; e per prima cosa augura
loro la pace. È lo stesso augurio che rivolge anche a noi
per la Pasqua.
In questi giorni ovunque si ristabilisce la
pace; la pace tra l'uomo e Dio; la pace della coscienza per
il peccatore riconciliato; la pace fraterna tra gli uomini
col perdono e l'oblio delle ingiurie. Riceviamo questo
augurio dal nostro divin Risorto e custodiamo gelosamente
questa pace che egli stesso si degna di portarci. Al momento
della sua nascita a Betlemme, gli Angeli annunziarono la
pace agli uomini di buona volontà; oggi, Gesù medesimo,
avendo compiuto la sua opera di pacificazione, viene in
persona a portarcene la conclusione.
La Pace: è la prima parola a quegli uomini
che rappresentavano tutti noi. Accettiamo con amore questa
parola felice e d'ora in avanti dimostriamoci in tutte le
cose i figli della pace.
Imperfezione della fede.
In questo grande avvenimento la nostra
attenzione deve essere anche attirata dal comportamento
degli Apostoli. Essi sanno della risurrezione del loro
Maestro; si sono affrettati ad annunciarla all'arrivo dei
due discepoli di Emmaus; eppure quanto è ancora de-
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bole la loro fede! La presenza improvvisa di
Gesù li turba; se egli si degna di far toccare le sue membra
per meglio convincerli, sono emozionati e pieni di gioia; ma
resta ancora in loro un certo senso di incredulità. Bisogna
che il Salvatore spinga la sua bontà fino a mangiare avanti
ad essi per persuaderli che è proprio lui e non un fantasma.
Eppure quegli uomini, prima dell'apparizione di Gesù
credevano e confessavano già la sua Risurrezione! Quale
lezione ci dà questo fatto del Vangelo! Vi sono dunque
persone che credono, ma in una maniera così debole che basta
un minimo urto per renderle titubanti: che sono persuase di
avere una gran fede, mentre l'hanno appena sfiorata. Ma
senza di essa, senza quella fede viva e vigorosa, cosa
potremo far noi in mezzo alle battaglie che dobbiamo
sostenere continuamente contro il demonio, contro il mondo e
contro noi stessi? Per lottare, la prima condizione è quella
di essere su un terreno resistente: l'atleta, i cui piedi
poggiano sulle sabbie mobili, non tarderà ad essere
travolto.
Niente di più comune ai giorni nostri che
quella fede vacillante, che crede finché non arriva una
prova; di quella fede costantemente minata alla base da un
sottile naturalismo, così difficile a non respirare, più o
meno, nella malsana atmosfera che ci circonda.
Domandiamo continuamente la fede; una fede
invincibile, soprannaturale, che divenga la grande forza di
tutta la nostra vita; che mai ceda, che sempre trionfi
nell'intimo di noi stessi, come esteriormente; affinché ci
sia possibile di appropriarci con tutta sincerità di questa
parola dell'Apostolo san Giovanni: "La vittoria che vince il
mondo è la nostra fede" (Gv. 5, 4).
__________________________
[1]
Le recenti interpretazioni di questo passo sono del tutto diverse
dall'applicazione del Guéranger. Cfr. il primo volume sull'Avvento, là
ove è riportato l'intero brano di questa lezione (N.d.Tr.).
da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico.
- II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI,
P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 59-65.
LINK UTILI
Dom
Guéranger, L'Année Liturgiques (Abbaye Saint Benoît de Port-Valais)
Dom Guéranger, L'eresia antiliturgica
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